IndyCar e IMSA richiedono il permesso di accesso dei propri piloti stranieri negli Stati Uniti
La lettera del senatore Mike Braun dell'Indiana
La lettera del senatore Mike Braun
Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti aveva firmato un ordine lo scorso giovedì che prevedeva esenzioni nell’attraversamento delle frontiere per diversi campionati sportivi professionali specifici, tra cui il basket, il calcio, il baseball, l’hockey, il golf e il tennis. Fa sorridere che siano state omesse le competizioni automobilistiche e, proprio per questo, Braun si è mosso firmando una lettera di risposta inviata domenica. «Sono d’accordo con gli sforzi dell’Amministrazione di lavorare con le leghe sportive professionistiche per garantire e aiutare, con le dovute precauzioni, i loro atleti a tornare negli Stati Uniti. Tuttavia, vorrei sottolineare rispettosamente l’unica evidente omissione nel suo recente ordine: il motorsport» ha scritto il senatore dell’Indiana, dove ovviamente ha sede l’Indianapolis Motor Speedway e l’associazione della IndyCar.
Il motorsport completamente ignorato
Dopo la ripresa della NASCAR di due settimane fa – che però non conta piloti stranieri –, l’IMSA e l’IndyCar puntano a ritornare presto in pista ma contano diversi team e piloti che vengono dall’esterno dei confini statunitensi. Queste due serie «hanno una significativa partecipazione internazionale ma hanno lo stesso impatto sull’interesse nazionale citato nell’ordine, come altri sport “con il bastone e la palla”. L’IndyCar è pronta a correre la prima gara in Texas il 6 giugno, l’IMSA il secondo round a Daytona il 4 luglio.
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