Viva il WTCR, dove l’Italia s’è desta (a metà)

L'editoriale di Aprile 2019

Il WTCR regala gioie e dolori. Ecco qualche riflessione sul nostro movimento in questo Campionato dall'ampia portata.
Viva il WTCR, dove l’Italia s’è desta (a metà)

Correva all’incirca l’anno 2015 ed un nuovo Campionato s’affacciò nel Motorsport a quattro ruote con il nome di TCR. La formula era ed è semplice: vetture turismo con una potenza di circa 350 CV e costi contenuti, piste internazionali di varia fama e tanti nomi tra i piloti, sia vecchi che nuovi. L’idea di Marcello Lotti è vincente, anche perché all’inizio le corse vengono trasmesse in diretta anche su varie piattaforme social, come Facebook. Alla fine del 2017 il WTCC è nettamente surclassato dal TCR e la FIA opta per fondere assieme le serie, nasce così il WTCR.

La prima stagione si conclude con la vittoria del nostro Gabriele Tarquini, che con la Hyundai i30N TCR è divenuto il primo Campione del neonato Campionato, nonché il più anziano all’interno delle competizioni FIA a vincere un titolo mondiale, superando il record di Juan Manuel Fangio. E nella seconda gara del primo appuntamento 2019, disputatosi in Marocco, ‘Cinghio’ è nuovamente lì alla soglia dei 57 anni ad alzare la coppa del primo classificato. Alla guida della squadra sud-coreana vi è poi un altro italiano, Andrea Adamo, che presto i nostri lettori potranno meglio conoscere in quanto ospite di una delle nostra puntate di “Zona 0-100”, il nostro nuovo format che coinvolge i protagonisti del nostro Motorsport. 

Chi investe, e chi no

Se dunque il WTCR è un Campionato che richiede (per il momento) investimenti modesti ed un grande ritorno in termini d’immagine, ai più attenti non sfuggirà che tra nuovissime vetture – come la cinese Lynk & Co. – a “conquistare” il titolo di più arzilla è l’Alfa Romeo Giulietta. Un progetto che ha ormai dieci anni, se si guarda al debutto della segmento C sul mercato, e che in questa serie ha trovato le amorevoli cure di Romeo Ferraris, celebre preparatore milanese che ha colto il primo successo iridato con Kevin Ceccon a Suzuka. Stagione dopo stagione le avversarie si sono innovate: nuove piattaforme, materiali, tecnologia. La vettura del brand FCA invece è sempre la stessa. Tanti rumors si sono succeduti anche sulle nostre pagine, ed al Salone di Ginevra dello scorso Marzo ci si sarebbe aspettato quantomeno il lancio un prototipo che a breve avrebbe potuto dare vita ad una nuova Giulietta. Il futuro a quanto pare sarà nei SUV

Ma se le grandi case di tutto il Mondo continuano ad investire in questo segmento, perché i vertici del Biscione non ne sono interessati? In sostanza l’Italia s’è desta – citando Mameli – grazie all’accortezza di interessi altrui, ma non in casa propria. Del resto nemo propheta in patria

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