Ostberg in Ungheria con i colori arcobaleno per i diritti LGBTQ+: non è politica, ma civiltà

Il supporto di Ostberg ed Eriksen

Mads Ostberg e il copilota Eriksen durante l'ultimo appuntamento del campionato ungherese rally hanno espresso il proprio supporto alla causa omobitransessuale contro la controversa legge di Orban: il nostro parere
Ostberg in Ungheria con i colori arcobaleno per i diritti LGBTQ+: non è politica, ma civiltà

Mai come prima d’ora una coscienza civile sta scuotendo lo sport ad alti livelli, coinvolgendo atleti e campionati di livello internazionale. Kylian Mbappé, attualmente impegnato con la Francia nell’Europeo di calcio più intriso di politica della storia, ha recentemente dichiarato che «un grand sportif se doit d’être engagé», cioè un grande sportivo oggi deve impegnato, in prima linea nelle lotte del nostro tempo.

Il motorsport non è immune, come abbiamo visto in maniera eclatante negli ultimi tempi in Formula 1, con Lewis Hamilton che ha portato le istanze del movimento Black Lives Matter in pista, coinvolgendo anche i colleghi (chi più chi meno) e portando avanti battaglie come quella per chiedere giustizia per l’omicidio di Breonna Taylor. Sport e politica dovrebbero essere come l’acqua e l’olio, come dimostrano certi casi limite di qualche curva nei campionati di calcio, non importa il colore del partito di riferimento o dell’ideologia, ma ci sono questioni e battaglie che invece non attengono precisamente alla politica come qualcuno vuole grossolanamente liquidare (vero Uefa?), ma che richiamano invece la nostra coscienza civile, per tornare al nostro incipit, e alla vita e alla libertà degli individui.

L’Ungheria e la legge sulla “propaganda gay”

Mads Ostberg questo fine settimana è impegnato al Mecsek Rallye, quarto appuntamento del campionato nazionale ungherese rally che rappresenta uno dei fronti competitivi del norvegese assieme al navigatore Torstein Eriksen (l’altro, più importante, è la difesa del titolo nel WRC2), a bordo della Citroen C3 Rally2 preparata dal Tagai Racing Technology WRT. Caso vuole che proprio l’Ungheria di questi tempi è balzata alle cronache di tutto il mondo per la controversa legge approvata dalla maggioranza che esprime e sostiene il premier Viktor Orban, il quale detiene un’ampia maggioranza in Parlamento, e che vieta la cosiddetta propaganda gay: viene istituita una stretta nei confronti delle rappresentazioni di “deviazioni dell’identità di genere (sic!), il cambiamento di genere e l’omosessualità” in contesti in cui ci sono minori di diciotto anni. Insomma, divieto assoluto di parlare di omosessualità nelle scuole o anche nei media o nelle campagne pubblicitarie, che possono essere fruibili dai più giovani.

Una legge che ha scatenato un coro di critiche e condanne, dai vertici dell’UE alle associazioni in prima linea per i diritti umani: proteste arrivate anche all’Europeo, con l’Allianz Arena di Monaco che si è illuminata dei colori arcobaleno, scatenando la riprovazione dell’Uefa preoccupata di non turbare la sensibilità dell’Ungheria; per non parlare poi di una partita della fase a gironi come Germania-Ungheria, il cui gol decisivo del 2-2 che ha salvato i tedeschi lo ha segnato Leon Goretzka, che ha festeggiato facendo un cuore con le mani come risposta ai cori omofobi della curva magiara. Per non parlare poi del portiere Neuer, che ultimamente è sceso in campo con la fascetta arcobaleno.

Ostberg ed Eriksen a favore del movimento LGBTQ+

Torniamo quindi ad Ostberg ed Eriksen, che in attesa di disputare a luglio il Rally Estonia per il WRC stanno affrontando il Mecsek Rallye, sugli asfalti di Pécs. Essi si sono presentati al via sfoggiando l’arcobaleno del movimento LGBTQ+ sui loro elmetti ed anche accanto ai loro nomi sulle fiancate della C3 Rally2, a sostituzione della bandiera della loro nazionalità norvegese. «So di avere molta attenzione e gli occhi di molte persone su di me qui in Ungheria», ha dichiarato il campione WRC2 2020 al telefono con il sito VG-sporten. «Perciò è bello inviare un messaggio del genere. Desidero sostenere l’orgoglio gay e i diritti umani. Non è consentito avere la bandiera rainbow durante la gara stessa – puntualizza Ostberg – , ma è stato bello percorrere la rampa di partenza con la bandiera del Pride sul lato della vettura. Ovviamente lo facciamo per dimostrare il nostro sostegno ai diritti umani. Ho assistito a ciò che è accaduto in Ungheria ultimamente, ed è qualcosa che decisamente non condivido».

Reduce dallo scivolone del Rally Italia Sardegna con la raffica di imprecazioni lanciata a favor di telecamera dopo una foratura, per le quali poi si è scusato (ma la cosa ce lo ha reso più simpatico ed umano, non solo a noi visto che i fan hanno lanciato una campagna di raccolta fondi per pagargli la multa un po’ ipocrita inflitta dalla FIA), Ostberg dimostra che uno sportivo di alto livello può anche non limitarsi a fare il proprio compito in gara, ma contribuire anche a svegliare le coscienze ed essere un esempio, fatta salva la libertà di ognuno. Ed esempio non lo si è evitando di dire qualche parolaccia in diretta perché la sfortuna (e l’usura delle gomme) si è accanita contro di te, ma dando prova di essere cittadino del mondo e figlio del proprio tempo. Perché i diritti del mondo omobitransessuale non sono politica come qualcuno vuol fare credere per buttarla in cagnara, ma riguardano la natura umana e la nostra libertà. Anche quella di chi fa sport ad alto livello.

Crediti Immagine di Copertina: Instagram Mads Ostberg

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