WRC | Si allarga il fronte dei team per l’annullamento del Safari Rally
La gara WRC in Africa sempre più a rischio
Questa gara non s’ha da fare, almeno per quest’anno: pare essere questa la linea che stanno tenendo i team in gara nel WRC nei confronti del Safari Rally, da cui dovrebbe ripartire il Mondiale il prossimo 16-19 luglio dopo lo stop di Argentina, Portogallo ed Italia causa coronavirus.
I problemi del Safari Rally
Il primo ad esporsi in maniera netta è stato qualche giorno fa Tommi Mäkinen, team principal di Toyota Gazoo Racing, pronunciandosi praticamente anche a nome degli altri: troppo alti i rischi legati al COVID-19, che si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Africa (qui avevamo ricostruito la delicata situazione che sta vivendo il continente ed in particolare il Kenya, sede del Safari), senza contare poi altri imprevisti come l’invasione delle locuste nel Corno d’Africa e le minacce terroristiche del gruppo al Shabaab. Nonostante la bellezza di una prova che torna nel programma del WRC dopo diciotto anni di assenza, ce n’è abbastanza per temere di correre in quella zona.
Secondo il direttore generale del Safari Rally Phineas Kimathi l’unico rischio concreto per l’evento è l’arrivo di persone che lavorano per il WRC dall’Europa in Kenya, che potrebbero importare il virus (e scusa se è poco), ma in ogni caso una decisione definitiva, che dovrà vedere d’accordo organizzatori, autorità locali, WRC Promoter e FIA, verrà presa entro il 17 aprile. Ma i team non aspettano ed hanno già emesso il loro verdetto: col cavolo che gareggiamo.
“Si decida subito l’annullamento del Safari rally”
Una fonte interna da un team intercettata da DirtFish esprime l’intenzione che pervade le squadre impegnate nel WRC: «Anche se il Promoter dicesse che il Safari si farà , non ci andremmo», anche perché, spiega l’anonimo, le compagnie assicurative ritengono sia una follia recarsi in Kenya in questo periodo. Tom Fowler, direttore tecnico di Toyota Gazoo Racing, è altrettanto diretto: «Non capisco perché non abbiamo già messo in chiaro che non è il caso di gareggiare. Al momento stiamo pianificando la preparazione per le auto [per il Safari]. È il Safari, è molto tosto e diverso da qualsiasi cosa abbiamo fatto prima e non siamo i soli nella pianificazione di alcune parti specifiche per le auto. Al momento, stiamo producendo quelle parti e stiamo pianificando la costruzione delle vetture: è tempo e denaro. Ed è lo sforzo delle persone che cercano di rispettare le normative dei loro Paesi nel lavorare da casa e solo su compiti essenziali. In effetti, a mio avviso, stiamo lavorando su auto che non verranno mai utilizzate», è il punto centrato da Fowler.
“Non voglio mettere in pericolo le persone che lavorano per Hyundai Motorsport”
A proposito di schiettezza, anche Andrea Adamo di Hyundai Motorsport ha detto la sua: «Non so esattamente come sia la situazione lì. Non voglio essere frainteso, e so che lo sarò dopo la frase che mi appresto a dire, con qualcuno creerà una polemica, ma dobbiamo essere realisti e devo prendermi cura della mia gente: siamo sicuri che in luglio possiamo stare tranquilli nel mandare 90 persone in Kenya a fare una gara? In questo momento io non lo sono. È un momento difficile e abbiamo abbastanza momenti difficili qui. Mi piacerebbe essere lì, è qualcosa che è nel calendario ed è qualcosa che dobbiamo difendere, ma non a tutti i costi. […] Il mio compito è prendere decisioni e per prenderle ho bisogno di un quadro chiaro. Se le cose non sono chiare, non metto in pericolo la mia gente».
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