WRC | “I primi round del Mondiale 2021 in Europa si faranno, con o senza pubblico”
La rassicurazione dal WRC Promoter
In tempi ancora estremamente delicati a causa della pandemia, il WRC rischierebbe di finire di nuovo sotto la scure di cancellazioni a raffica come avvenuto nel 2020? In realtà le cose sono un po’ diverse, nonostante il coronavirus non voglia mollare la presa su gran parte del pianeta, nel mentre attendiamo che i vaccini possano coprire la quasi totalità della popolazione.
Il WRC si organizza per coprire eventuali cancellazioni di gare
Questo è il senso dei ragionamenti che filtrano dai responsabili e promotori del Mondiale, che ha fatto tesoro assieme alla FIA di un 2020 in cui il Covid ci ha preso tutti alla sprovvista e perciò non rimaneva che gestire l’emergenza. Emergenza che resta, ma con strumenti diversi per poterla fronteggiare. Non a caso il calendario del WRC 2021 contempla degli eventi di riserva, pronti eventualmente a subentrare in caso di cancellazioni, ed anche quando essi non sono stati previsti si è trovato il modo per metterci una pezza: abbiamo visto, per parlarci chiaro, cosa è successo con l’unico round invernale di quest’anno, il Rally di Svezia, saltato senza un effettivo sostituto con lo stesso clima innevato, sinché non si è guardato un po’ a nord e all’Arctic Rally, che nello stesso periodo ha dimostrato di essere un degno rimpiazzo, premiando il lavoro di organizzatori e promoter.
Dalla FIA assicurano che gli appuntamenti del 2021, in un modo o nell’altro, resteranno i dodici fissati sulla carta; rassicurazioni che sono arrivate queste settimana anche da Peter Thul, direttore sportivo per il WRC Promoter, che ha fatto il punto della situazione nell’evento online Autosport International Connect promosso da Motorsport Network, e le cui parole sono state riportate dal sito di AutoSport.
Il problema delle porte chiuse nel WRC
Thul è partito commentando le difficoltà esplose nel 2020, in uno sport che – a differenza della pista – difficilmente può essere al 100% a porte chiuse: abbiamo visto infatti nei vari eventi rallistici che si sono tenuti in piena pandemia qualche spettatore nelle prove speciali, per quante chiusure e controlli si possano fare. «Per noi la sfida fin dal primo giorno era rappresentata dal fatto che eravamo l’unico sport all’aria aperta […]. Abbiamo delle prove speciali all’esterno, non come la Formula 1 che è all’interno di un paddock e di un circuito protetto da recinzioni e cancelli, ma siamo aperti. Quindi dobbiamo garantire che non causeremo problemi al paese che stiamo visitando». Lo scorso anno si è portato avanti l’esperimento dell’ACI Rally Monza, all’interno dell’Autodromo, ma che comunque aveva nel programma anche delle prove speciali nelle strade non molto lontane.
“Abbiamo messo sottosopra il calendario”
Thul prosegue, mettendo l’accento sull’introduzione dell’Appendice S del Regolamento Sportivo Internazionale, che introduce infatti tutte le misure di sicurezza sanitaria, ed anche sul contributo di tutti affinché il campionato andasse in porto: «Si trattava di confrontarsi, imparare le esigenze degli organizzatori, insieme alla FIA e ai costruttori. Abbiamo messo sottosopra il calendario, è stato stravolto, per vedere dove potevamo andare e in quali condizioni potessimo correre. Abbiamo anche un’offerta speciale per i fan che non possono presentarsi nelle PS, ovvero il canale WRC + All Live, così si può vedere tutto dalla mattina alla sera, l’intero rally con le informazioni di base. Se qualcuno mi avesse detto un anno fa che il Rallye Monte Carlo sarebbe stato vietato agli spettatori e che tutti sarebbero dovuti rimanere a casa, mai avrei pensato che sarebbe stato possibile, ma è successo. Questo ci rende orgogliosi della collaborazione tra la FIA, i promotori, gli organizzatori dell’evento e i fan».
“I primi cinque round del WRC sono confermati”
L’altra mossa intelligente da parte di FIA e WRC è stata quella di riuscire comunque a far disputare nei primi due mesi dell’anno i due appuntamenti invernali, cioè Monte Carlo e poi Svezia / Finlandia, come tradizionalmente avviene, ma di concedere poi al Mondiale una lunga pausa prima di riprendere a fine aprile con il terzo round in Croazia, in modo da confidare in un rallentamento della pandemia. Ed anche per questo motivo e per non farsi condizionare dalle restrizioni internazionali di viaggio la prima parte del calendario, sino a fine giugno quando sarà previsto il Safari Rally in Kenya, si svolgerà interamente in Europa, eventualmente continuando a sigillare le porte al pubblico come avvenuto in precedenza e senza inficiare sullo spettacolo. «Il Rally di Croazia è in arrivo ad aprile e ci sono due punti all’ordine del giorno: si può fare senza spettatori ma [gli organizzatori] confidano nella presenza di pubblico. Ma accadrà, con o senza spettatori. Anche il Rally del Portogallo si impegna [per avere luogo, dopo la cancellazione dello scorso anno, ndr], vogliono farlo con gli spettatori ma sono pronti anche per le porte chiuse. Poi abbiamo l’Italia, che lo ha già fatto l’anno scorso, quindi dico che i primi cinque round del WRC si faranno e funzioneranno assolutamente. Poi abbiamo il Safari Rally Kenya, che al momento sembra abbastanza al sicuro, ma non si sa mai cosa succederà in questo momento perché nessuno ha una sfera di cristallo; in ogni caso si sono impegnati a far rinascere questo leggendario rally. Lo faremo se tutto sarà sicuro e a posto».
Insomma, in tempi di pandemia la sicurezza totale non c’è, ma almeno i primi appuntamenti europei dovrebbero tenersi, male che vada senza spettatori seguendo le procedure ormai collaudate per gli eventi sportivi FIA. Ma in caso di cancellazioni, conclude Thul, il piano B è già pronto, con alcuni appuntamenti «desiderosi di essere della partita» nel WRC.
Crediti Immagine di Copertina: Toyota Gazoo Racing
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