X

FIA WEC | Alonso e l’ambizione della Triple Crown: obiettivo (forse) possibile

Ci voleva il Campionato Mondiale Endurance per riportare Fernando Alonso su un podio dopo l’ultima volta al GP di Formula 1 di Ungheria nel 2014, dove concluse secondo. Un digiuno molto lungo in cui il pilota spagnolo sembrava uno di quei divi sul viale del tramonto, che si ostina a stare sotto i riflettori pur avendo perso lo smalto dei tempi migliori per strada (vuoi le motivazioni, vuoi non avere una vettura che potesse risaltare le sue potenzialità che covavano sotto la cenere, vuoi entrambe le cose). Ieri nella prima prova dell SuperStagione 2018/2019 del WEC, la 6 Ore di Spa-Francorchamps, la Toyota TSO50 Hybrid dove era seduto anche Alonso (assieme a Kazuki Nakajima e Sébastien Buemi: qui i dettagli) ha vinto la prima gara del lunghissimo calendario endurance.

Non male per il pilota McLaren che debuttava in una delle sue ultimamente frequenti incursioni (per non dire fughe) fuori dal circus della F1. Già l’anno scorso si mise alla prova nella 500 Miglia di Indianapolis, il cui andamento è stato una sintesi della carriera degli ultimi anni dello spagnolo: l’illusione del trionfo grazie a delle prestazioni da fuoriclasse quale lui è poi vanificate da un triste, solitario y final ritiro per la rottura del motore Honda della sua vettura (curiosamente, lo stesso problema che lo affliggeva in F1 quando la McLaren veniva fornita con i propulsori della casa giapponese). Il già due volte iridato mondiale nella massima serie delle monoposto comunque ammise di aver vissuto una bella esperienza divertente (parole sue): d’altronde non fosse stato per la disdetta a 20 giri dalla fine il suo finale di gara poteva essere soddisfacente, visto che conduceva nelle prime posizioni.
Ma la 500 Miglia non è stata una escursione turistica in un’altra categoria del motorsport: Alonso è un leone in gabbia che trova probabilmente angusta la dimensione di una F1 in probabile trasformazione e che non rispecchia più le sue ambizioni. Meglio puntare a qualcosa che è molto più di una vittoria che ti regala la storia: è il tuo nome vergato a caratteri cubitali nel registro delle imprese che ti aprono le porte della leggenda.
Alonso si è quindi trovato al posto giusto, ovvero in quella Toyota che, anche complice il forfait dell’eterna nemesi Porsche nella categoria LMP1, entra nella SuperStagione 2018/2019 da favoritissima, come d’altronde ha dimostrato nel weekend della 6 Ore di Spa. Considerando le vacche magre in F1 anche con la nuova motorizzazione Renault (ma il calendario è ancora lungo) l’ex ferrarista ha rotto gli indugi e ha dato la propria disponibilità per gareggiare in tutte le gare del Mondiale Endurance che si concluderà il prossimo giugno (e la FIA, fiutando l’affare di avere nelle fila di un campionato, un po’ in minore quest’anno, un pilota così popolare ha persino posticipato la gara in Giappone – che si svolgerà ad ottobre – di una settimana). Ma c’è un obiettivo in particolare a cui punta Alonso, ovvero la vittoria alla 24 Ore di Le Mans, parte di un ideale trittico che compone la Triple Crown, titolo riservato ai piloti che conquistano la prova di durata, il GP di Monaco in F1 (che lo spagnolo ha già vinto in due anni consecutivi, nel 2006 e 2007) e la 500 Miglia di Indianapolis. Solo un driver è riuscito ad ottenere quest’onore, ovvero Graham Hill: non certo un parvenu, ma un pilastro del motorsport ed emblema dell’era eroica di questa disciplina, in cui i piloti saltavano disinvoltamente da una vettura all’altra e da una serie all’altra – e i motivi pecuniari centravano fino ad un certo punto rispetto ad oggi. Chi ci ha provato, senza però ambizioni particolari, è stato Nico Hulkenberg, che nella sua carriera in Formula non ha mai vinto a Montecarlo (tutt’al più al momento il miglior risultato è stato un quinto posto nel 2014, a bordo della monoposto della Force India) ma ha conquistato il primo posto alla 24 Ore di Le Mans nel 2015: aiuterà ad Alonso sapere che il collega tedesco era alla sua prima prova nella leggendaria gara endurance.

Il pilota della Toyota ha rivelato che sentiva la mancanza della sensazione del podio provata ieri, spingendosi pure nell’affermare che avrebbe dormito su quei gradini. Per sua stessa ammissione Spa-Francorchamps è stato un test, con dei punti in palio ma pur sempre una prova generale in vista del primo dei due round previsti in stagione della Le Mans, in programma il prossimo giugno. Sia lui che la McLaren tengono a precisare che la F1 resta la priorità, ma al netto dei piccoli passi avanti fatti dalla scuderia di Woking in questa stagione e conoscendo il personaggio, è chiaro che una Tripla Corona riscatterebbe con tutti gli interessi quasi dieci anni ai margini del motorsport, se consideriamo le vittorie mancate. Alonso ha la vettura giusta per provarci almeno nel WEC e, viste le premesse di ieri, la strada verso la leggenda sembra un po’ meno in salita.

Luca Santoro:
Articoli Correlati