Dakar | Nani Roma assicura: “L’edizione 2019 sarà tra le più dure di sempre” [INTERVISTA]
Intervista al pilota Monster Energy
Si avvicina a passi sempre più corti il momento in cui la stagione dei motori sportivi 2019 ripartirà dal Sudamerica, in occasione della quarantunesima edizione della Dakar, al via il prossimo 7 gennaio. Tra gli equipaggi al via del leggendario rally raid che quest’anno sarà ambientato unicamente in Perù molti veterani, tra cui Nani Roma.
Classe 1972, il catalano in forze alla Monster Energy nel giro di dieci anni ha portato a casa il trionfo nella Dakar sia con le moto (a bordo di una KTM nel 2004), che nelle auto (2014, con X-Raid Mini), e si prepara per la sua ventitreesima partecipazione. Un bel record per un pilota di esperienza che non si è lasciato scalfire dall’incidente avvenuto quest’anno in occasione della terza tappa, che gli è costato un trauma cervicale e cranico. Tuttavia, al di là della brutta botta e dello spavento, Nani Roma si è rimesso in piedi, ed è pronto a ritornare sulle sabbie latinoamericane come se nulla fosse: ancora una volta il catalano correrà con il team X-Raid e a bordo delle Mini John Cooper Works Rally, con a fianco nell’abitacolo il copilota Alex Haro. Condividerà la spedizione con il dream team impegnato sui Buggy della Mini, tra cui il connazionale Carlos Sainz.
Dopo averlo intervistato qualche mese fa, quando ormai si era ripreso del tutto dall’incidente, abbiamo nuovamente sentito Nani Roma per farci dare le sue sensazioni alla vigilia dell’ennesima avventura alla Dakar della sua notevole carriera.
Nani Roma: “Toyota e Peugeot gli avversari più temibili”
La 41esima edizione della Dakar si svolgerà interamente in Perù, e pare sarà molto impegnativa. Ben il 70% del percorso sarà costituito da sabbia e dune, più di quanto si è visto quest’anno: quanto sarà tosta ed imprevedibile la sfida del 2019?
«La Dakar 2019 sarà una delle edizioni più dure di sempre. Il fatto che la percentuale di presenza delle dune sia così alto la renderà molto stressante sino all’ultimo minuto, perché le dune creano un contesto imprevedibile dove basta un solo piccolo errore per pagare conseguenze enormi, pagando così un prezzo molto alto».
L’edizione 2019 comporterà anche una riduzione del chilometraggio totale, con “soltanto” 10 tappe. Il direttore di gara Etienne Lavigne ha sostenuto che una competizione più corta garantirà comunque una sfida di ottimo livello, e probabilmente la lotta tra i team più attesi scatterà sin da subito. È ciò a cui assisteremo?
«La grande lotta e competizione tra gli iscritti rimarrà la stessa, ma le differenze cronometriche tra uno e l’altro non saranno minime. Un piccolo errore durante la gara potrà avere un grande impatto nei tempi, giacché i partecipanti potrebbero perdere parecchi minuti preziosi per sbagli minimi. Ciò significa che i risultati cambieranno sino alla fine: nulla sarà certo e si preannuncia come una Dakar molto intensa».
L’incidente del 2018 alla fine della terza tappa non ti ha fatto desistere. Ogni pilota affronta grossi rischi e pericoli alla Dakar, ma questo non scalfisce la loro volontà di correre. Hai mai pensato, almeno per un istante, che questa competizione assicuri più rischi di quanto possa valerne la pena? O l’ambizione di conquistare il tuo terzo titolo è stata più forte di ogni dubbio o paura?
«La Dakar, così come in generale il mondo delle corse, offre molti rischi, ma la vita stessa è un rischio giornaliero se ci pensi. Perciò la mia partecipazione al rally raid mi infonde più sensazioni positive che negative. Il giorno in cui avrò paura, o il giorno in cui correre alla Dakar non mi regalerà più un feeling positivo, allora smetterò».
Nella prossima Dakar i piloti che si ritirano nella prima metà della competizioni potranno ritornare in gara dopo il giorno di riposo, sebbene correranno per una classifica a parte e non potranno partire nei primi 25 ad ogni tappa. Questa gara parallela è più una seconda chance o una eventualità da evitare?
«Penso sia una opportunità ovviamente da evitare il più possibile se considero i miei obiettivi. Ma d’altro canto è certamente una grande chance per i piloti privati che hanno avuto molte difficoltà nel preparare la Dakar: in questo modo potranno continuare la loro esperienza competitiva anche se riscontreranno problemi lungo le tappe».
La 41 edizione sarà più una gara e una rally marathon che una avventura o un viaggio. Tappe come la Marathon nel deserto Tanaka e la sfida di orientamento tra le dune nella prima parte del programma saranno i momenti chiave della Dakar 2019?
«Personalmente non vedo alcuna tappa chiave nella prossima Dakar. Credo che tutte le tappe avranno lo stesso peso ed importanza perché in ciascuna di loro, come dissi, potrebbe bastare un piccolissimo errore tra la sabbia e le dune per giocarsi l’intera gara».
X-Raid ancora una volta è il team con i favori del pronostico, ma Toyota potrebbe essere un cliente difficile: hai corso con le Hilux nell’edizione del 2017, perciò data questa tua precedente esperienza con la casa giapponese pensi che potrebbero diventare degli avversari temibili?
«Senz’altro. Toyota con Nasser [Al Attiyah, ndr] e Peugeot con Loeb sono i rivali più pericolosi. E non c’è dubbio che la Toyota abbia una grande vettura e che Nasser sia un pilota di esperienza tra le dune, il che vuol dire che si dimostrerà un rivale difficile da battere».
Il 2019 sarà il tuo settimo anno con Mini. Rispetto all’edizione precedente, sono stati fatti degli aggiornamenti alla tua vettura? E a che livello è il tuo feeling con la Mini John Cooper Works Rally?
«Quest’anno abbiamo lavorato duramente per preparare la vettura, e permettimi di dire che è pronta e si comporta al meglio. Abbiamo vinto tre gare su quattro partecipazioni, cosa che ci infonde un ottimo feeling».
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