Dakar | Carlos Sainz per il terzo titolo: “Ma quest’anno sarà una edizione imprevedibile”
Le parole di Carlos Sainz prima della Dakar 2019
A poco meno di due settimane dalla Dakar 2019 i protagonisti si preparano per il rally raid in terra sudamericana, che per alcuni di loro rappresenta il ritorno ad una competizione che ha dato molto in termini di soddisfazioni. È il caso di Carlos Sainz, leggenda del WRC con due titoli mondiali in bacheca nei primi anni Novanta ed una nuova giovinezza proprio alla Dakar, vinta nel 2010 e quest’anno. L’arzillo 56enne si è raccontato in una intervista all’edizione online del quotidiano spagnolo ABC, in cui ha analizzato la prossima Dakar che affronterà assieme alla sua squadra, X-Raid Mini, che schiererà un vero e proprio dream team, sia sui buggy che nelle vetture da rally.
Carlos Sainz: “Toyota e la Peugeot di Loeb i favoriti”
L’intervista non può non partire dallo status di favorito che Sainz ricopre da campione uscente: una sensazione che, anche se non si è più alle prime armi come lo spagnolo, può sempre giocare un ruolo che l’esperienza può mitigare. Il padre di Carlos Junior, pilota F1 che vedremo da prossimo anno in McLaren, ostenta tranquillità e ritiene normale che sia l’osservato speciale nell’edizione numero 41 al via il prossimo 6 gennaio. Ma avverte che ci saranno molti favoriti («I miei compagni in Mini, come Roma, Peterhansel e Despres, e la Toyota di Nasser Al-Attiyah e De Villiers, oltre alla Peugeot di Loeb. Nasser è il più esperto sulla sabbia») e l’essere i trionfatori uscenti, assicura, non garantisce alcun vantaggio. «Il primo giorno aprirò la strada, ma sarà soltanto per ottanta chilometri, ed è possibile che possa perdere qualcosa. Dalla seconda tappa invece ci saranno da affrontare più di trecento chilometri, sarà un altro paio di maniche e da lì proveremo ad allungare le distanze dagli altri», ha analizzato al microfono di Tomás González-Martín, giornalista ABC. Per la precisione saranno 342 i chilometri della Pisco – San Juan de Marcona dell’8 gennaio, tappa che si distingue per il fatto che ad aprire il percorso, come ha detto Sainz, saranno proprio le auto, con un bel lavoro che attende soprattutto i navigatori.
A proposito del percorso, che quest’anno sarà composto principalmente dalle dune e dalla sabbia del deserto meridionale del Perù, teatro unico della Dakar 2019, Sainz ha espresso nell’intervista lo stesso concetto che il suo compagno di squadra Nani Roma ci ha rivelato, ovvero che sarà una edizione compressa ed imprevedibile sino alla fine: «Posso assicurare che in questo rally un pilota non potrà sapere se ha vinto o perso sino a quando non raggiunge l’ultimo chilometro, perché la sabbia e le dune, il pericolo maggiore, ci accompagneranno sino alla fine».
L’importanza di un buon riposo alla Dakar secondo Carlos Sainz e il rapporto con Nani Roma
Nell’intervista Sainz ammette, tra il serio e il faceto, la necessità di portarsi il cuscino da casa (sua abitudine in questa gara) perchè «alla Dakar è fondamentale dormire bene» e rivela di essere appagato dopo tutti questi anni nel motorsport ed aver avverato così i suoi sogni da bambino. Ma, aggiunge, i traguardi «si possono raggiungere a 20 anni, a 30 e anche a 56. Sono certo che continuerò ad avverare i miei sogni anche a 60. Saranno diversi, ma il mio propellente è sempre lì, lo porto dentro».
Sainz si sofferma inoltre sul rapporto con Roma, collega di team anche se quest’ultimo guida una 4×4 mentre il bicampione WRC e Dakar una vettura due ruote motrici. I due sono divisi da diversi natali che, soprattutto in questo periodo storico, significa stare e militare su due fronti opposti: Sainz è di Madrid e tiene ovviamente per il Real, per il quale tentò anche la candidatura per la presidenza nel 2006 («valeva la pena provarci», ricorda nell’intervista); Roma è di Barcellona e il suo cuore è blaugrana. Tuttavia la loro rivalità è soltanto «sportiva», afferma Carlos Sainz, e con il collega parla tranquillamente di tutto, politica compresa. Piuttosto, il pilota più anziano a vincere la Dakar riconosce che è bello avere in squadra un altro iberico, mentre per quanto riguarda il suo futuro ha un altro anno di contratto con Mini, ma deciderà in un secondo momento se continuare a correre: «Per adesso penso a gareggiare e vincere quest’anno» e ribadisce che aver già conquistato la Dakar non assicura alcun vantaggio: «Sono concentrato sul rally che sta per iniziare, sull’immediato e sulla sfida per diventare nuovamente campione, non penso alle due vittorie precedenti. La storia non ti consegna certo una nuova Dakar».
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