Dakar | Esplodono i malumori sui roadbook. Si dividono i piloti: è giusto aggiungere note?
I piloti lamentano roadbook con errori
In attesa che la Tappa 5 della Dakar 2019, in corso di svolgimento in questo momento, ci consegni i vincitori di giornata, vi riportiamo una polemica sotterranea si sta facendo strada come una fiumana carsica tra i piloti, i quali si stanno dividendo se sia giusto o meno apportare informazioni extra nei roadbook, cosa vietata dall’organizzatore. In pratica parliamo del ruolo dei mapmen, cioè quelli che studiano il percorso al posto dei piloti grazie agli strumenti in loro possesso (come Google Maps) e con il loro supporto possono offrire un vantaggio competitivo se scoprissero strade alternative per arrivare più in fretta ai check point ed al traguardo.
In genere, queste figure se le possono permettere i professionisti dei team ufficiali, mentre i privati restano al palo, ed infatti questi ultimi sono i più favorevoli al divieto imposto quest’anno di utilizzare uno stratagemma del genere, anche se gli stessi organizzatori hanno ammesso che non possono controllare cosa fanno tutti gli iscritti e se evitino o meno di infrangere questa regola. L’unica cosa che possono fare, per far rispettare il regolamento, sono i controlli a campione dopo ogni tappa, e fu così che a seguito della seconda frazione si è scoperto che i roadbook scelti per la verifica nelle auto e nelle moto contenevano tutti delle informazioni extra.
I piloti si dividono sui roadbook della Dakar 2019
La polemica, abbiamo visto, ha riguardato il settore delle due e delle quattro ruote, con Carlos Sainz che ha tuonato contro le guide non esattamente precise (galeotto fu un fosso dove lo spagnolo è finito con il suo Buggy Mini nella terza tappa, a suo dire non riportato nella mappa fornita). La fronda contro i roadbook imposti dall’alto, come racconta Motorsport, ha visto protagonisti anche due biker di peso, ovvero Matthias Walkner e Joan Barreda (almeno prima che si ritirasse). Entrambi sono partiti dall’inconveniente che è costato l’ennesima Dakar allo spagnolo, ovvero il burrone non visto tra la nebbia e non segnalato nella guida. Barreda ha parlato di una «lotteria» quotidiana in questa edizione, tuonando contro l’imposizione di non poter aggiungere note extra al roadbook soprattutto in un contesto, a suo dire, di continui errori nelle mappe fornite ai partecipanti.
.@joanbangbang88 : “Following the directions of the roadbook and the GPS I reached a cliff, when I tried to return I saw that Walkner had also arrived, they saw me and stopped and were able to turn around, but from below it was impossible for me to climb back up.” (2/2) pic.twitter.com/GTkowDGcYG
— Monster Energy Honda (@RallyTeamHRC) 10 gennaio 2019
Il dibattito in questione vede poi i neutrali come Ricky Brabec, attuale leader nelle moto, che ritiene non necessario dover aggiungere note sui percorsi almeno se questi ultimi venissero forniti corretti, e chi invece lascerebbe le cose come stanno come Pablo Quintanilla, che parla sì di note un po’ complesse da decifrare, ma comunque corrette. Inoltre ha anche affermato che tutti i piloti dovrebbero avere i medesimi roadbook, alla pari di quanto sostenuto da Oriol Mena, secondo cui bisogna essere tutti sullo stesso piano, senza che ci sia qualcuno con indicazioni particolari e personali che possano fargli guadagnare minuti infilando una scorciatoia.
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui