WRC | Il campionato ha ancora senso con sei, sette round? I pareri di Evans e Neuville
E Matton assicura sull'assegnazione
Il Belgio è entrato ufficialmente in lockdown, seguendo ormai lo spartito che si sta ripetendo di nuovo in molti Paesi d’Europa – e forse anche da noi prossimamente, anche se si tratta di una misura al momento esclusa. L’Ypres Rally, che avrebbe portato il Regno belga per la prima volta nel campionato WRC il prossimo 19-22 novembre, ha fatto comprensibilmente le spese di questa ulteriore stretta, lasciando il Mondiale con sei round già disputati più uno, l’ACI Rally Monza, in programma come chiusura di stagione ai primi di dicembre. Sempre che il Covid ci dia un po’ di pace.
Se i piloti hanno accettato con pragmatismo e coscienza della realtà attuale questo annullamento, una piccola cesura si registra sulla questione della validità dei titoli. Sei-sette round bastano per dichiarare i campioni del WRC 2020? Ci sarebbe la stessa dignità rispetto ad annate che normalmente vanno sui tredici-quattordici appuntamenti? Si tratta di una questione già dibattuta tra i team e promoter nel periodo di lockdown, quando ancora non si capiva se e quando sarebbe ripartito il Mondiale Rally. Oliver Cielsa, fino a questa estate amministratore delegato del WRC Promoter, aveva ammesso lo scorso giugno che un numero tra quattro e sei gare per tutto il 2020 sarebbe stato di per sé un ottimo risultato.
Il titolo nel WRC verrebbe assegnato comunque, dicono dalla FIA
Cosa di cui è effettivamente persuaso anche Elfyn Evans, attuale leader del campionato e quindi automaticamente trionfatore della stagione se saltasse pure Monza. Di recente ha infatti spiegato ai microfoni di DirtFish: «Il campionato è stato disputato sino a questo punto e chi è in cima in quel particolare momento è il campione. Non sono circostanze normali, ma tutti hanno avuto la stessa opportunità». Tradotto: se si chiudesse adesso il campione il proprio titolo se lo sarebbe meritato, perché c’è stata vera competizione per quel poco che si è corso. Anche ai piani alti della FIA, tramite il Direttore del settore Rally Yves Matton, sono dello stesso avviso: l’ex team principal di Citroen ha assicurato che in caso di ulteriori cancellazioni il titolo, comunque vada, verrebbe assegnato sulla base degli eventi effettivamente disputati.
Neuville: “Abbiamo rinunciato ai sogni di vittoria”
Chi dissente su tutta la linea è invece Thierry Neuville. Se il suo team principal in Hyundai Motorsport aveva sentenziato a giugno che otto gare sarebbero state sufficienti per nominare i vincitori, sulla scorta del precedente del WRC 1995 (con, appunto, solo otto round che incoronarono campione Colin McRae, e nessuno ha mai messo in dubbio la validità del suo trionfo), il suo pilota belga è persuaso che sotto questa soglia non avrebbe senso decretare i vincitori. Per Neuville sei-sette round sono davvero troppo pochi, insomma: e tra l’altro le sue chance di successo, caduto Ypres, sono davvero risicate.
«Abbiamo rinunciato ai sogni di campionato. Le nostre possibilità sono minime dopo la cancellazione dell’Ypres Rally», ha spiegato alla RTBF, Radio Télévision Belge Francophone. «Abbiamo gareggiato soltanto in sei eventi del WRC quest’anno, e anche se ci fossero state altre due gare in programma, il campionato non avrebbe avuto lo stesso sapore. Ovviamente avremmo cercato di ottenere il titolo. Comprendiamo tutti questa situazione e per noi non è la fine del mondo». La sua tesi è che ormai non ha più senso per nessuno pensare al titolo mondiale, a sua avviso inassegnabile, perché ormai questa stagione è andata così e bisogna pensare direttamente al 2021.
“Non saremo incoronati campioni”, sentenzia Neuville
Non sappiamo se Neuville abbia detto questo cose per convinzione o per pura tattica, ma senza psicanalizzare troppo il suo ragionamento ha una logica, andando oltre il discorso sulle chance davvero minime di trionfo e se assumiamo il suo punto di vista: il belga ha rincorso per diverse stagioni il titolo, sfiorandolo per cinque volte, di cui quattro negli ultimi anni. Conquistarlo magari a Monza, in un anno con meno della metà dei round che di solito sono canonici, nella sua mente potrebbe essere vissuta come una sorta di deminutio, un ridimensionamento della sua caratura di campione rispetto ai suoi rivali (tra quelli in attività, il compagno di squadra Ott Tanak e Sébastien Ogier) incoronati dopo stagioni da più di dieci round. Quasi una beffa per Neuville, che tra l’altro è attualmente è terzo nella classifica e potrebbe laurearsi vincitore del WRC 2020 se vincesse a Monza, magari conquistando anche i cinque punti extra della Power Stage, ma con Evans possibilmente costretto al ritiro e Ogier giù dal podio. E non abbiamo considerato l’incognita Tanak, attuale quarto e con qualche margine, sebbene ancor più stretto, per trionfare nel WRC per il secondo anno di fila, e i punti bonus disponibili nella Power Stage che potrebbero garantire ulteriori cambi di fronte. «Non saremo incoronati campioni», taglia corto Neuville.
Crediti Immagine di Copertina: Toyota Gazoo Racing
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