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Viva il WTCR, dove l’Italia s’è desta (a metà)

Correva all’incirca l’anno 2015 ed un nuovo Campionato s’affacciò nel Motorsport a quattro ruote con il nome di TCR. La formula era ed è semplice: vetture turismo con una potenza di circa 350 CV e costi contenuti, piste internazionali di varia fama e tanti nomi tra i piloti, sia vecchi che nuovi. L’idea di Marcello Lotti è vincente, anche perché all’inizio le corse vengono trasmesse in diretta anche su varie piattaforme social, come Facebook. Alla fine del 2017 il WTCC è nettamente surclassato dal TCR e la FIA opta per fondere assieme le serie, nasce così il WTCR.

La prima stagione si conclude con la vittoria del nostro Gabriele Tarquini, che con la Hyundai i30N TCR è divenuto il primo Campione del neonato Campionato, nonché il più anziano all’interno delle competizioni FIA a vincere un titolo mondiale, superando il record di Juan Manuel Fangio. E nella seconda gara del primo appuntamento 2019, disputatosi in Marocco, ‘Cinghio’ è nuovamente lì alla soglia dei 57 anni ad alzare la coppa del primo classificato. Alla guida della squadra sud-coreana vi è poi un altro italiano, Andrea Adamo, che presto i nostri lettori potranno meglio conoscere in quanto ospite di una delle nostra puntate di “Zona 0-100”, il nostro nuovo format che coinvolge i protagonisti del nostro Motorsport. 

Chi investe, e chi no

Se dunque il WTCR è un Campionato che richiede (per il momento) investimenti modesti ed un grande ritorno in termini d’immagine, ai più attenti non sfuggirà che tra nuovissime vetture – come la cinese Lynk & Co. – a “conquistare” il titolo di più arzilla è l’Alfa Romeo Giulietta. Un progetto che ha ormai dieci anni, se si guarda al debutto della segmento C sul mercato, e che in questa serie ha trovato le amorevoli cure di Romeo Ferraris, celebre preparatore milanese che ha colto il primo successo iridato con Kevin Ceccon a Suzuka. Stagione dopo stagione le avversarie si sono innovate: nuove piattaforme, materiali, tecnologia. La vettura del brand FCA invece è sempre la stessa. Tanti rumors si sono succeduti anche sulle nostre pagine, ed al Salone di Ginevra dello scorso Marzo ci si sarebbe aspettato quantomeno il lancio un prototipo che a breve avrebbe potuto dare vita ad una nuova Giulietta. Il futuro a quanto pare sarà nei SUV

Ma se le grandi case di tutto il Mondo continuano ad investire in questo segmento, perché i vertici del Biscione non ne sono interessati? In sostanza l’Italia s’è desta – citando Mameli – grazie all’accortezza di interessi altrui, ma non in casa propria. Del resto nemo propheta in patria

Andrea Villa:
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