Faccia a Faccia: Stefano Coletti

Ridare il vero Motorsport agli appassionati è la priorità

Faccia a Faccia: Stefano Coletti

Nel weekend che ha visto scendere sul tracciato di Monza  le vetture del campionato GP2 lo scorso settembre, abbiamo avuto modo di intervistare uno dei protagonisti di questa serie, Stefano Coletti. Nato il 6 aprile 1989 a La Colle, nel Principato di Monaco, ha dimostrato sin da giovanissimo grandi abilità di guida coi kart, passando poi nel 2005 alle monoposto nel campionato Formula BMW. Dal 2009 partecipa alle GP2 Series e quest’anno è alla guida della monoposto del Team Racing Engeneering.

Stefano, come ci si sente ad essere un po’ un veterano di questo campionato?

«Diciamo che la mia prima stagione, quella del 2009, è stata piuttosto breve in quanto sono andato a muro sulla pista di Spa – Francorchamps uscendone piuttosto malconcio. Una cosa che ho imparato è che con queste GP2 non conta solo essere bravi di natura ma occorre anche molta esperienza per riuscire a portarle al limite, ciò negli anni mi ha aiutato molto a migliorare.»

Raccontaci un po’ quali sono stati i cambiamenti in questi anni, sia del format della GP2 sia nel tuo modo di affrontare le gare.

«A livello di regolamenti dal 2011 ad oggi poco è cambiato, la vettura è sempre la stessa e forse anche nel 2015 non dovrebbero esserci trasformazioni riguardanti essa, ma dipende sempre da cosa decidano di fare ai vertici. Sono cambiate le gomme, quello sì, ce ne siamo accorti in quanto c’è voluto più tempo per noi piloti ad adattarci. Di conseguenza set-up e stile di guida ne hanno risentito e sono stati conseguentemente rivisti.»

In questi anni purtroppo hai fatto il pieno di brutti infortuni. Quanto influisce un brutto incidente sul successivo approccio al mezzo da corsa?

«Sapete, alla fine si cerca di non pensarci, sai quello che fai e sai che questo è uno sport pericoloso, può succedere qualsiasi cosa in ogni momento. Così quando risali a bordo della monoposto dopo un infortunio non hai il pensiero fisso di quanto ti è accaduto, anche perché se hai paura non continui. Nel mio caso non mi sono mai posto questa domanda e forse è sempre stato meglio così, quindi nonostante quello che ho passato non sono cambiato per niente.»

Quest’anno sei riuscito a vincere in Germania. Come giudichi la tua stagione fino ad ora?

«Molti alti e bassi. Siamo sempre riusciti ad essere lì davanti, dove conta, ma ho avuto davvero tanta sfortuna: mi hanno “centrato” a Barcellona quando ero in testa, poi ho bucato, a Monaco sono uscito quando occupavo la seconda posizione, a Budapest dove ero arrivato secondo mi hanno squalificato per un contatto. Insomma, bei risultati e tanti sforzi sono stati resi vani e non mi hanno permesso di essere ufficialmente ancora in lizza per il titolo di campione. Ci sono ancora tre weekend da qui alla fine del campionato dove possiamo provare ad ottenere il massimo e salire di posizione in ottica campionato. Daremo il 100% nelle prossime gare quindi e solo dopo il Gran Premio di Abu Dhabi faremo il resoconto.»

Parlaci del tuo Team: come lavorano, gestiscono i piloti ecc.

«Mi trovo molto bene all’interno del Team Racing Engeneering, tutto lo staff è professionale ed il clima in cui si lavora è ideale per lo sviluppo. Dall’inizio dell’anno non ho mai accusato problemi alla monoposto e questo la dice lunga. Parlo per esperienza in quanto ho girato diversi team e gli uffici che hanno loro per i calcoli e la rielaborazione dati non li ha nessuno in questa serie, loro sono ad uno step successivo.»

Sappiamo che per un pilota è fondamentale la preparazione mentale: tu come alleni la tua mente per essere pronto a gareggiare?

«Da dove siamo adesso si può vedere una cameretta all’interno del motorhome, che dispone di due letti: prima di una gara mi sdraio con le cuffie nelle orecchie ed ascolto un po’ di musica, non dialogo con nessuno mentre sono lì poiché ricerco la massima concentrazione.»

Parliamo di Monza: ti piace il tracciato? In che posizione lo metteresti nella tua classifica dei circuiti preferiti?

«È sempre molto bello guidare qui, anche se devo dire che non mi piace la curva della Parabolica dopo gli ultimi lavori di ammodernamento, c’è troppo asfalto come avrete certamente visto. Gli anni precedenti quando si staccava lì si pensava sempre un po’ a quale velocità entrare poiché gli errori non erano ammessi, una volta entrati nella ghiaia si poteva tranquillamente dire addio alla gara; invece adesso gli sbagli sono “perdonati” perché anche andando larghi si può rientrare ed il giro dopo ti regoli. È vero che si è fatto ciò per la sicurezza ma da pilota devo dire che ciò è un peccato. A parte questo in tutto il resto del tracciato occorre avere sempre una buona dose di coraggio: a me in particolare piacciono le Lesmo e la Ascari, mentre la Parabolica ha perso un po’ del suo charme per i motivi detti poco fa. Il tracciato che più preferisco è quello di casa mia, ovvero Montecarlo, per la sua tecnicità. Poi c’è un altro tempio storico della velocità che è Spa – Francorchamps e poi al terzo posto Monza.»

Guardando al tuo futuro cosa puoi dirci a riguardo?

«Sto valutando diverse possibilità e come ben saprete il mondo del motorsport è difficile e costoso, senza soldi purtroppo non si va molto lontani e stiamo cercando di trovare qualcosa di alternativo alla GP2, alla quale dirò addio a fine stagione.»

C’è di fatto anche una crisi a livello mediatico del Circus e si sta tentando di ridargli popolarità. Secondo te cosa si potrebbe fare per risollevare l’attenzione del pubblico verso il mondo dei motori?

«Questa è una domanda che ritengo molto complicata. I problemi partono già dalla massima serie, la Formula Uno, la quale costa troppo e cambiare continuamente regolamenti non aiuta di certo chi segue questo sport poiché capisce sempre di meno e non è una bella cosa. Con i nuovi V6 turbo inoltre è stato tolto uno dei simboli di questa Formula Uno che è il rumore assordante, il quale fa scattare in piedi i tifosi quando sentono arrivare la monoposto. Esiste da poco la Formula E, che punta all’elettrico e guarda all’ecologia, mentre la Formula Uno deve rimanere ciò per cui è nata, ovvero “farsi sentire” ed andare forte. Se si presta più attenzione alle gomme, al consumo di carburante ecc. si vanno a perdere i veri valori di questo sport. E non lo dico io soltanto, ma tantissime persone che di tecnica se ne intendono poco e che una volta guardavano i Gran Premi in TV con passione, mentre adesso non lo fanno più perché non ne sono entusiasmati. Servono degli esperti per cambiare tutto ciò ed al momento la vedo dura, in un mondo che costa troppo ed ha tanti altri problemi. Evidentemente non hanno ancora un risposta, altrimenti avrebbero già risolto questo enigma. Se continuano così, comunque, la vedo buia.»

Siamo arrivati all’ultima domanda, quella che facciamo sempre ai piloti che intervistiamo: hai qualche portafortuna o qualche rito scaramantico che fai prima di salire in vettura?

«Prima di salire in macchina faccio sempre gli stessi movimenti: salgo sempre dallo stesso lato, posiziono il casco sopra la monoposto in un certo modo quando sono in griglia, lo stesso per i guanti ed il sottocasco.»

Matteo Bramati, Andrea Villa

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