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La trasformazione di Chris Ingram: “Ero depresso e dimenticato, ora sono più forte che mai”

C’è stato un periodo per Chris Ingram, tra la straordinaria vittoria dell’ERC 2019 e il nuovo capitolo della carriera nel WRC2, in cui tutto sembrava finito per il giovane campione britannico. In diverse occasioni il diretto interessato ha accennato alla durezza del periodo vissuto in particolare nell’anno 2020, segnato dalla pandemia e da quella che sembrava la fine delle aspirazioni e dei sogni di colui che ha raccolto il testimone di Vic Elford nell’albo d’oro dei piloti campioni della serie europea provenienti dalla Gran Bretagna.

Ingram dalla caduta alla rinascita

I problemi di budget che gli resero la vita già difficile ai tempi di quell’ERC 2019 (la madre addirittura lanciò una campagna di raccolta fondi online per consentire al figlio e al suo navigatore di completare la stagione con gli ultimi due appuntamenti) si erano ripresentati in tutta la loro gravità l’anno dopo, in cui Ingram si ritrovò per la quasi totalità della stagione completamente fermo. 

Poi nel 2021 iniziò a muoversi qualcosa: prima l’ingresso nel WRC3 con il team SXM Competition, ed in seguito nel corso dello stesso anno il ritorno di fiamma con Toksport WRT, squadra al suo fianco nella trionfale campagna europeo del 2019 e che lo ha fatto entrare nel novero del WRC2. Poche gare, ma con la prospettiva di una stagione completa nel Mondiale cadetto nel 2022: e così è stato, con Ingram che nel frattempo ha cambiato il navigatore passando da Ross Whittock a Craig Drew, e che dopo il debutto stagionale al Rallye di Monte Carlo con la fidata Skoda Fabia Rally2 Evo (settimo nel WRC2) si appresta ad affrontare il 21-24 aprile il Rally di Croazia, terzo appuntamento del WRC 2022 e secondo del suo programma.

La salute mentale, il tabù infranto da Ingram

Insomma, Ingram è letteralmente rinato. Non solo dal punto di vista della sua carriera, però, ma anche da quello psicofisico. «C’è sempre stata la sensazione che noi sportivi non possiamo permetterci di essere in alcun modo aperti su come ci sentiamo, per via di quello che la gente potrebbe pensare – o lo sponsor oppure il team – e questo non è giusto, davvero. Tutti nascondono qualcosa e penso che sia un modo di essere forti dimostrare di essere dei libri aperti, senza nulla da celare: lasciare che sia la mia guida a parlare, e magari aiutare chi soffre in silenzio», dichiarò lo scorso anno il britannico, che supporta l’ente non profit HUMEN, che supporta gli uomini che affrontano problemi psicologici. 

Un argomento, quello della salute mentale, su cui pesa un certo stigma ed una certa omertà che Ingram ha voluto abbattere, parlando in maniera diretta del periodo buio che anch’esso ha vissuto in quel 2020, che lo aveva fiaccato non solo dal punto di vista del morale ma anche da quello fisico. Tutto documentato da un post affidato ai suoi social, in cui il pilota di Toskport racconta della sua depressione, del deperimento fisico e poi della rinascita, riprendendo peso, massa e serenità.

“Mi sentivo dimenticato, pensavo che il mio sogno fosse finito”

«Poco più di un anno fa ero gravemente depresso», esordisce così Ingram nel suo sincero afflato, corredato dalla foto che dimostra com’era prima, e com’è diventato dopo. «Avevo affrontato alcune lotte personali che erano diventate estremamente difficili da fronteggiare e sentivo di non avere nessuno con cui parlare. Mi trovavo anche in una situazione davvero difficile con la mia carriera e pensavo che il mio sogno potesse essere finito. Il lato economico del motorsport è estremamente difficile e, nonostante fossi diventato Campione Europeo di Rally, ero inattivo dalle gare ed improvvisamente ero diventato un uomo dimenticato».

La trasformazione di Ingram, nel corpo e nella mente

Poi Ingram prosegue: «Nonostante tutto ciò, ho continuato e ho deciso che, sebbene non fossi in competizione, avrei intrapreso un grande viaggio mentale, nel corpo e nello spirito e sarei tornato più forte che mai. Quando ho avuto l’opportunità di ricominciare la mia carriera l’anno scorso senza aver guidato affatto per oltre un anno, mi è sembrato di ricominciare da zero ed è stata dura. Poco più di 12 mesi dopo sono tornato e guido meglio come mai prima d’ora, disputando il WRC2 con un nuovo fantastico copilota. Per me e tutta la mia squadra il viaggio è solo all’inizio. Questa trasformazione è iniziata dentro di me e nella mia mente. Non in palestra o in cucina», conclude il pilota, che ringrazia tra gli altri gli sponsor, la famiglia «per il loro supporto finora nell’aiutarmi a diventare non solo l’atleta e il pilota, ma l’uomo che voglio essere» e associazioni come Men Should Talk, che offrono terapia psicologica agli uomini. Il Rally Warrior non si è arreso, ed è diventato un esempio (lodato anche da molti suoi colleghi che hanno commentato il post, come Nil Solans, Rachele Somaschini o Jean-Baptiste Franceschi, consci anche loro delle difficoltà di essere un rallista, soprattutto quando si parla di sostegno economico).

Crediti Immagini di Copertina: James Ward / Facebook Chris Ingram

Luca Santoro:
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