WRC | Neuville e le sue proposte per rilanciare il campionato. E assicura che proseguirà la carriera nel Mondiale Rally
Per Neuville urge in futuro abbassare i costi
Thierry Neuville è uno di quei piloti che se ha qualcosa da dire, non se la tiene per sé e in un modo o nell’altro fa capire il proprio punto di vista. Con la sua consueta chiarezza, il belga di Hyundai Motorsport ha parlato ai microfoni di Rallye Sport dei due argomenti più caldi del WRC, ovvero il proseguimento della stagione attuale e i cambiamenti che ci saranno nell’era ibrida che si aprirà dal 2022.
Neuville: “Ci vuole più varietà nel WRC”
Partendo dal primo argomento, il vincitore del Rallye di Monte Carlo 2020 ha discusso delle ipotesi che si fanno strada per salvare il campionato, come ad esempio weekend più brevi per contenere i costi o una seconda parte di stagione con meno eventi rispetto a quelli prestabiliti. Per Neuville si parte dal «vantaggio di aver già disputato tre gare a differenza di altre serie». «Bisogna assolutamente rilanciare il campionato», spiega. «Questa ripartenza è importante, ai fan manca [il WRC], lo sento. Dobbiamo essere flessibili. Lo sport assume poca importanza se confrontato alla salute, e dovremo accontentarci di ciò che potremo fare».
Per quanto riguarda i format, ammette di non «sapere che pensare», ma che amerebbe «delle variazioni tra le prove». «Oggi, tutte le gare si somigliano con prove speciali sprint ed altre già conosciute. Servirebbe cose più da endurance, come ad esempio un rally su quattro giornate che parte la mattina presto e finisce la notte». Un punto di vista che poi si sposa con quello di colleghi ed avversari come Sébastien Ogier, giacché secondo il pilota di Hyundai si potrebbero organizzare degli eventi con un chilometraggio ridotto sebbene distribuiti lungo quattro giornate, ed altri invece con più distanza da percorrere in modo da garantire una certa varietà . «Servirebbero delle manche con dei dettagli peculiari per creare delle storie – spiega ancora Neuville – come prove speciali quali la Ouninpuhja, il Turini o ancora Colin’s Crest», iconiche PS appartenenti rispettivamente ai programmi del Rally di Finlandia, Monte Carlo e Svezia. «Ci guadagnerebbero tutti, in particolare i media con nuove storie da raccontare. E allora perché non fare 450 km maxi nei rally keniani come si faceva un tempo? O altri rally da 250 km per dei veri sprint come in Svezia ad inizio stagione?»
“Bisogna ridurre i costi del WRC per trovare nuovi costruttori”
L’altro argomento di discussione riguarda i regolamenti tecnici del 2022, instradati sui giusti binari (come ha riconosciuto il team principal di Neuville, Andrea Adamo) dopo qualche limatura. Il belga aveva criticato in maniera netta un eventuale ridimensionamento tecnico-prestazionale delle attuali World Rally Car Plus verso qualcosa di simile alle R5, una eventualità poi rientrata (con buona pace di chi avrebbe voluto invece così, come Craig Breen). «Prima del Covid-19 dissi che se la FIA avesse trovato nuovi costruttori, avrei fatto loro i miei complimenti. Ma ora con questa crisi, sarà ancora più difficile trovarne. Se non riduciamo i costi, non sarà possibile». Continua a mantenere qualche dubbio sulle vetture in gara dal 2022, pur avendo avuto delle rassicurazioni dalle ultime novità tecniche: «Dal punto di vista meccanico, mi spiace molto della rimozione del differenziale centrale e del ritorno della leva del cambio. Fortunatamente però, il motore non verrà modificato. Ho esaminato attentamente l’evoluzione di questi regolamenti per sapere se fossi interessato a continuare ancora per diversi anni nella WRC. Questo sarà il caso, perché l’auto rimarrà divertente da guidare. Non volevo davvero diventassero delle R5».
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