Per la prima volta in diciannove anni il WRC ritorna in Africa, dove nel fine settimana del 24-27 giugno si disputerà il sesto appuntamento del Mondiale 2021, ovvero il Safari Rally in Kenya. Siamo al giro di boa del campionato, al terzo appuntamento di fila su sterrato e al primo sconfinamento fuori Europa della stagione: insomma, una gara che rappresenta uno dei momenti centrali di quest’anno, in tutti i sensi.
Storia del Safari Rally
L’ultima apparizione del Safari nel WRC è quindi databile al 2002, con la vittoria nientemeno che di Colin McRae e Nicky Grist sulla Ford Focus RS WRC 02; successivamente l’evento è andato comunque avanti, mantenendo solamente la validità nazionale. Ma le origini dell’iconico round africano risalgono alla fondazione avvenuta nel 1953, con la prima edizione che si svolse non solo in Kenya ma anche tra Uganda e Tanganyika, per celebrare l’incoronazione della Regina Elisabetta II: non a caso il nome della gara inizialmente era East African Coronation Safari. Furono 57 gli equipaggi iscritti, 15 a terminare la gara, vinta dall’equipaggio formato da Alan Dix e Johnny Larsen su Volkswagen Beetle (allora si correva su normali vetture stradali).
I primi passi furono all’insegna dell’amatorialità, senza quindi piloti professionisti o in un contesto di gara come lo conosciamo oggi (niente parchi assistenza o team preparatori delle vetture, per dire): nel 1957 però il Safari incominciò ad aprirsi al mondo, ma solo nel 1972 ci fu il primo equipaggio non africano a conquistare la vittoria, ovvero Hannu Mikola e Gunnar Palm, a bordo della Ford Escort RS1600. Nel 1974 l’evento venne rinominato in Kenya Safari Rally dopo l’estromissione della Tanzania per motivi di turbolenze politiche con il Kenya; nel frattempo gli europei decisero di rompere gli indugi e proseguirono così la loro sporadica striscia di vittorie in questo appuntamento, come fu il caso di Björn Waldegård (quattro volte trionfatore del Safari nella sua carriera) ed Hans Thorszelius, primi su Ford Escort RS1800 nel 1977, Ari Vatanen su Opel Ascona 400 nel 1983, Juha Kankkunen con la Toyota Celica TCT nel 1985 ed il nostro Miki Biasion che ha riportato il successo due volte di fila tra il 1988 ed il 1989, assieme a Tiziano Siviero su Lancia Delta HF Integrale.
Dal 1982 il rally acquisisce un title sponsor importante come Marlboro, a riprova della sua ascesa a livello internazionale nel motorsport, e che manterrà sino al 1992. Nel 1994 ci fu l’ultimo equipaggio kenyano a vincere l’evento, ovvero Ian Duncan ed Ian Muroe su Toyota Celica GT4 Turbo, mentre nel 1996 viene introdotto il format delle prove speciali, distinguendosi per essere uno dei più duri del WRC con il migliaio di PS cronometrate (!) in programma. Nel 2002 l’ultima edizione inserita nel Mondiale Rally, tra l’altro senza avere alcun kenyano a terminare la gara. Le basi per il ritorno nel WRC furono gettate nel 2017 con il Governo nazionale che diede il via alla candidatura del Safari per il WRC 2020: l’appuntamento ottenne poi il via libera dal WRC Promoter nel 2018, con la FIA che approvò l’anno dopo l’ingresso della gara per la stagione successiva. Tuttavia, il tanto atteso ritorno fu rinviato al 2021 a causa della pandemia, che cancellò di fatto l’evento.
A svettare infine nell’albo d’oro del Safari Rally con cinque vittorie tra il 1973 e il 1982 è il pilota di casa Shekhar Mehta, seguito dalle quattro ottenute tra il 2004 e il 2012 da Carl Tundo.
Le caratteristiche del Safari Rally
Noto per essere uno degli eventi rally più duri al mondo (ma alla fine, quale non lo è?), il Safari presenta sterrati immersi in paesaggi sconfinati della savana africana, con un fondo delle strade che può essere qualcosa di diverso dagli altri eventi su terra europei. Pare che la superficie possa essere in alcuni tratti disseminata da ghiaia e sassi, imponendo quindi una certa cautela da parte degli equipaggi, che adotteranno un set-up rialzato per le loro vetture e avranno a disposizione le Pirelli Scorpion hard e soft, sperando non ci siano imprevisti e grattacapi come avvenuto sporadicamente nei precedenti round su terra dove queste gomme hanno debuttato.
Sterrati perciò non certamente veloci bensì più lenti, tecnici ed insidiosi, ma c’è un’altra incognita da soppesare quando si corre in Kenya, ovvero il rischio precipitazioni che può stravolgere la lettura della gara. L’evento si svolge nella zona temperata del Paese a cavallo dell’Equatore, con le temperatura che diventano più calde e torride spostandosi ad est; in questo periodo inoltre il clima è più fresco, con un vento umido ma non caldo chiamato in lingua locale Kuzi, praticamente un monsone che arriva dal quadrante sud-est, provenienza Oceano Indiano. Siamo fuori dalla stagione delle piogge intense, ma le precipitazioni possono essere comunque abbondanti.
Al di là del clima, l’altra difficoltà saranno le note, da redigere con molta attenzione e da zero giacché parliamo di un evento praticamente inedito per tutti gli iscritti al Safari Rally 2021. Al tal proposito, è curioso notare come in gara quest’anno ci saranno anche due figli di, i cui padri furono tra gli ultimi europei a prender parte al Safari nel WRC, ovvero Kalle Rovanpera, figlio di Harri che nel 2002 terminò secondo dietro McRae, ed Oliver Solberg, diretto discendente di Petter.
Il percorso del Safari Rally 2021
La gara si svolgerà non molto lontano dalla capitale Nairobi, con il parco assistenza a Naivasha, sul lago omonimo e all’interno del Kenya Wildlife Training Institute. Si parte mercoledì 23 giugno con lo shakedown di Loldia, a pochi passi dal Lago Naivasha, mentre giovedì 24, subito dopo la Cerimonia di Partenza, si disputerà di primo pomeriggio la super speciale di Kasarani, vicino Nairobi, che aprirà il programma di competizione. Si passa quindi a venerdì 25 con altre sei PS sulla riva sud del lago: nell’ordine la Chui Lodge, a cui seguirà la Kedong da oltre 32 km e la Oserian, da ripetere nel pomeriggio ed inserite nella zona dell’Oserengoni Wildlife Conservancy Estate (a parte la Kedong).
Sabato 26 si va a nord, con un altro giro da tre prove – Elementaita, Soysambu e Sleeping Warrior, così chiamata per la collina lì situata che richiama la forma di un Masai sdraiato – che rivedremo nel pomeriggio, ed infine domenica 27 giugno si chiude con le ultime cinque PS, con il ritorno della Loldia, da fare due volte, così come la Hell’s Gate che sarà poi valida come Power Stage finale. Nel mezzo, la breve Malewa. In tutto quindi 18 prove speciali per 320,19 km cronometrati.
Safari Rally 2021, percorso ed orari italiani
-Mercoledì 23 Giugno
12:01 – Shakedown Naivasha 5,40 km
-Giovedì 24 Giugno
11:46 -Cerimonia di Partenza (Kenyatta – International Conference Centre)
13:08 – SS1 Super Special Kasarani, 4,84 km
-Venerdì 25 Giugno
07:09 – SS2 Chui Lodge 1 13,34 km
08:05 – SS3 Kedong 1 32,68 km
09:18 – SS4 Oserian 1 18,87 km
12:46 – SS5 Chui Lodge 2 13,34 km
13:42 – SS6 Kedong 2 32,68 km
14:55 – SS7 Oserian 2 18,87 km
-Sabato 26 Giugno
07:08 – SS8 Elementaita 1 14,67 km
08:08 – SS9 Soysambu 1 20,33 km
09:22 – SS10 Sleeping Warrior 1 31,04 km
13:05 – SS11 Elementaita 2 14,67 km
14:08 – SS12 Soysambu 2 20,33 km
15:22 – SS13 Sleeping Warrior 2 31,04 km
-Domenica 27 Giugno
06:26 – SS14 Loldia 1 11,33 km
07:38 – SS15 Hells Gate 1 10,56 km
09:45 – SS16 Malewa 9,71 km
10:25 – SS17 Loldia 2 11,33 km
12:18 – SS18 Hells Gate 2 [Power Stage] 10,56 km
Safari Rally 2021, gli iscritti
Qui la lista iscritti del Safari Rally 2021, che negli ultimi giorni ha però visto una serie di defezioni.
Come vedere il Safari Rally 2021
Il Safari Rally potrà essere seguito sul canale a pagamento ufficiale del campionato, WRC + All Live, che in streaming offre le dirette delle prove speciali, gli approfondimenti, le interviste, le cameracar ed altri contenuti esclusivi. In via invece del tutto gratuita, il sito e la app di Red Bull TV proporranno invece nel fine settimana della gara dei resoconti giornalieri, con questo palinsesto: giovedì 24 giugno il preview show alle 18, mentre venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 appuntamento con le sintesi di fine tappa, sempre dalle ore 21:00.