Dopo i primi due appuntamenti del WRC in scenari tipicamente invernali, tra neve e ghiaccio, è arrivato il momento di uscire dal vecchio continente per approdare in America, dove questo weekend si disputerà il Rally del Messico 2019, dal 7 al 10 marzo per la precisione.
Il terzo appuntamento del Mondiale Rally non rappresenterà soltanto un cambio geografico, culturale e climatico rispetto al Monte Carlo e alla Svezia, ma si differenzierà anche a livello competitivo, visto che parliamo di una prova a suo modo unica nel calendario WRC per le condizioni in cui si gareggerà.
Breve storia del Rally del Messico
Le prime tracce di una competizione rally in quel del Messico vengono fatte risalire al 1979, periodo in cui la gara si chiamava Rally America. La sua storia proseguirà sino agli anni Ottanta, per conoscere una delle tante interruzioni che la prova ha subito per poi ritornare con qualche novità, spostandosi da una zona all’altra del Paese. Alla fine nel 1998 l’appuntamento trova il suo quartier generale che resiste ancora oggi, ovvero la città di León, nello stato di Guanajuato, al centro del Messico.
Nasce così il Corona Rally Messico che punta ad entrare nel WRC, cosa che avverrà alla fine nel 2004, grazie al lavoro degli organizzatori culminato nell’edizione di successo dell’anno prima. La prova diventa così la terza della stagione, ed in breve anche la prima interamente su sterrato dell’anno.
Nel 2007 il chilometraggio totale toccò il valore più basso che potesse esserci nel Mondiale Rally, ovvero 850 km, mentre l’appuntamento si spostò al quarto posto del calendario: fu anche teatro della prima vittoria di Sébastien Loeb sulla nuova Citroen C4 WRC. Tra l’altro, l’alsaziano dal 2006 al 2012 ha sempre vinto in Messico, fatta eccezione per il 2009 in cui il round non comparve nel calendario mondiale per essere spostato nel programma del Rally Internazionale delle Nazioni, di cui ospitò la prima edizione.
A Loeb seguì il suo erede in fatto di vittorie, ovvero Sébastien Ogier, trionfatore dal 2013 al 2015; nel 2016, quando venne inserita una delle prove speciali più lunghe mai concepite (la PS20 di Guanajuato da ben 80 km), vinse Jari-Matti Latvala, nel 2017 Kris Meeke ed infine lo scorso anno è tornato al successo Ogier. Ogni edizione ha un motivo per essere ricordata, in particolare quella del 2015 in cui Ott Tanak perse il controllo della propria Ford Fiesta WRC e finì fuori strada. scivolando da un crinale dentro un piccolo lago, fortunatamente senza conseguenze per l’equipaggio (ma la vettura affondò completamente). Oppure passò alla storia (beh, più o meno) la birra dello sponsor del Rally utilizzata da Thierry Neuville per la sua Hundai i20 Coupé WRC in luogo del liquido del radiatore, poiché quest’ultimo aveva iniziato a dare problemi proprio nel momento topico in cui l’equipaggio stava difendendo la propria posizione per il podio finale.
Dal 2010 (anno del centenario della Rivoluzione Messicana e del bicentenario dell’indipendenza del Paese) la prova ha assunto l’attuale nome di Rally Guanajuato Mexico.
Le caratteristiche uniche del Rally del Messico
Quindi, il Rally del Messico sarà il primo dei nove appuntamenti di quest’anno su sterrato, ma rappresenterà un evento a sé stante per le condizioni in cui correranno gli equipaggi: non parliamo semplicemente del clima, che nella zona del quartier generale di Léon, nel centralissimo stato di Guanajuato, potranno salire in questa stagione secca anche sopra i trenta gradi, ma dell’altitudine. La prova infatti si svolgerà nella zona montuosa della Sierra de Lobos e della Sierra Guanajuato, territori incontaminati e ricchi di biodiversità ma con livelli altimetrici che arrivando ad un massimo di ben 2.737 metri, raggiungibili quest’anno nella PS di Ortega nella prima tappa.
Perciò sterrati, alte temperature ed aria rarefatta rappresenteranno il combinato disposto che metterà a dura prova le vetture che correranno al Rally del Messico: qui si capirà quali team hanno preparato al meglio le proprie auto e quali di esse saranno le più affidabili. Il caldo infatti potrebbe mettere sotto stress i motori e le trasmissioni, mentre i primi potrebbero perdere ben il 20% della loro potenza, e vi spieghiamo il perché.
Sappiamo che più si sale e più l’aria è rarefatta e meno densa, e diminuisce anche la pressione: ora, almeno sino a quando non si passerà al sistema misto con l’ibrido, le vetture WRC e R5 sono dotate di motori termici, basati quindi sulla combustione, che per avvenire necessita di ossigeno: minore sarà quest’ultimo, minore sarà la loro capacità di bruciare carburante nell’unità di tempo. Da qui la conseguente minore potenza, sebbene i motori turbocompressi (che sono dotati di compressori particolari che innalzano la densità dell’aria) soffrano meno l’altitudine e la mancanza di ossigeno. In genere salendo di quota un pilota tiene d’occhio la miscela, vale a dire quanto carburante immettere in rapporto all’aria presente (nel caso in questione, serve una minore quantità del primo per evitare di sprecarlo).
Quindi, con una minore potenza i rischi di riprendere velocità dopo un errore si alzano notevolmente. Le vetture, dal canto loro, dovranno anche dotarsi di un set-up per lo sterrato su strade non proprio aspre come in altri appuntamenti ma che possono fratturarsi e sgretolarsi nei passaggi successivi al primo: serviranno quindi gomme sia soft che hard, con l’ultimo tipo che generalmente viene utilizzato nei giri pomeridiani, quando la canicola si fa sentire di più e le strade sono più usurate.
Rally del Messico 2019: percorso, programma ed orari
Il programma del Rally del Messico 2019 prevede, dopo lo shakedown della mattina (ora locale), la prima prova speciale nella giornata di giovedì 7 con la Street Stage da 1,14 km per rompere il ghiaccio, mentre il venerdì si corre nei dintorni del fulcro dell’evento, ovvero la città di León dove sarà posizionato anche il parco assistenza; non mancherà una prova da togliere il fiato (letteralmente, visto che siamo ad oltre 2.600 metri di altitudine) quale è El Chocolate: con i suoi 31,57 km si tratta della seconda PS più lunga dell’appuntamento e promette spettacolo tra salite e scollinamenti, tornanti e strade strette, oltre a tanta velocità. Chiusura della tappa con la speciale dell’Autodromo di León, dove le vetture correranno nel circuito cittadino su un fondo misto, asfalto e sterrato, da replicare poi sabato.
Anche sabato si correrà tra i percorsi cittadini già visti il giorno prima e nelle ascese sulle montagne a nord e ad est di León; infine domenica sarà una sintesi di quanto visto sino ad allora, con il gran finale della Power Stage di Las Minas.
In totale avremo 21 prove speciali per un distanza competitiva di 313,87 km. Questo il programma del weekend (con gli orari convertiti al nostro fuso locale):
-Giovedì 7 Marzo:
17:00-21:00 – Shakedown (Llano Grande), 5,31 km
03:08 – SS 1 Street Stage GTO, 1,14km
-Venerdì 8 Marzo:
16:00 – Service A (León – Rally Campus)
17:18 – SS 2 El Chocolate 1, 31,57 km
18:16 – SS 3 Ortega 1, 17,28km
19:59 – SS 4 Street Stage León 1, 1,11 km
20:34 – Service B (León – Rally Campus)
22:17 – SS 5 El Chocolate 2, 31,57 km
23:15 – SS 6 Ortega 2, 17,28 km
00:18 – SS 7 Las Minas 1, 10,72 km
01:58 – SSS 8 Autódromo de León 1, 2,33 km
02:03 – SSS 9 Autódromo de León 2, 2,33 km
03:03 – Service C (León – Rally Campus)
Distanza totale percorsa: 114,19 km (36% del percorso)
-Sabato 9 Marzo:
14:15 – Service D (León – Rally Campus)
15:23 – SS 10 Guanajuatito 1, 25,90 km
17:11 – SS 11 Otates 1, 32,27 km
18:08 – SS 12 El Brinco 1, 8,13 km
19:53 – Service E (León – Rally Campus)
21:31 – SS 13 Guanajuatito 2, 25,90 km
23:29 – SS 14 Otates 2, 32,27 km
00:38 – SS 15 El Brinco 2, 8,13 km
02:03 – SSS 16 Autódromo de León 3, 2,33 km
02:08 – SSS 17 Autódromo de León, 4 2,33 km
02:51 – SS 18 Street Stage León 2, 1,11 km
03:21 – Service F (León – Rally Campus)
Distanza totale percorsa: 138,37 km (44%)
-Domenica 10 Marzo:
15:00 – Service G (León – Rally Campus)
16:03 – SS 19 Alfaro, 24,38 km
17:11 – SS 20 Mesa Cuata, 25,07 km
19:18 – SS 21 Las Minas 2 [Power Stage], 10,72 km
20:53 – Service H (León – Rally Campus)
Distanza totale percorsa: 60,17 km (19%)
Rally del Messico 2019: come vederlo in tv e streaming
Il Rally del Messico 2019, così come gli altri appuntamenti del WRC di quest’anno, sarà visibile (per quanto riguarda le prove speciali live inclusa la Power Stage, il resto saranno highlights) a pagamento sulla piattaforma in streaming DAZN, disponibile per i dispositivi compatibili e per gli abbonati Sky (dotati del decorder SkyQ) e Mediaset Premium.
In alternativa ricordiamo i servizi sempre in streaming Red Bull TV e il canale ufficiale a pagamento del campionato WRC + All Live.
Il punto sul campionato e gli iscritti al Rally del Messico 2019
Per il terzo appuntamento del WRC gli occhi di tutti saranno rivolti in particolare al nuovo leader del Mondiale (almeno al momento), ovvero Ott Tanak. La vittoria nel precedente Rally di Svezia ha reso ufficiale l’ingresso dell’estone della quota piloti in lotta per il titolo quest’anno; considerato poi il fatto che nella stagione scorse ha dimostrato di essere competitivo in ogni tipo di fondo, sterrato incluso, il portacolori di Toyota Gazoo Racing vorrà sicuramente migliorare il quattordicesimo posto colto l’anno scorso al Rally del Messico (sebbene dovrà partire per primo questo weekend, con le difficoltà annesse).
In verità la prova in Centroamerica per il team di Tommi Mäkinen ha riservato qualche spiacevole sorpresa in passato. A partire dalla stagione 2017, in cui Toyota ritornò nel Mondiale Rally, il Messico ha significato per le Yaris WRC problemi al motore dovuti alla tipologia di condizioni locali: in quell’anno Jari-Matti Latvala si giocò la leadership del campionato proprio per un surriscaldamento al motore e ai freni, con i conseguenti danni. I problemi continuarono nel 2018, nonostante gli sforzi di Toyota per venirne a capo; ma quest’anno Mäkinen assicura dei fondamentali passi avanti nel sistema di raffreddamento, come hanno potuto constatare nei test svolti in Spagna la scorsa settimana. In gioco non c’è solo il primato di Tanak tra i piloti, ma anche quello nei costruttori, per il quale serviranno gli sforzi del team per centrare la zona punti. Le speranze si rivolgono anche allo stesso Latvala, che vinse in Messico nel 2016, e Kris Meeke, autore del successo l’anno dopo.
A contendere la vittoria gli altri team, a partire da Citroen alla ricerca del terzo podio stagionale con Sébastien Ogier (vincitore nel primo appuntamento al Monte Carlo, con il trionfo numero 100 per il team nel WRC, ma autore della propria disfatta in Svezia, con il ritiro a condizionarne la gara) ed Esapekka Lappi, secondo classificato nella prova scandinava. Il francese in Messico ha vinto altre quattro volte, tra cui lo scorso anno, e tra l’altro proprio nel Paese americano debuttò nel WRC nel lontano 2008: per lui la chiamata alle armi per riportarsi in vetta alla classifica piloti, dove è attualmente terzo a 16 punti di distanza da Tanak, mentre per Lappi l’occasione di dimostrarsi competitivo con la C3 WRC anche su sterrato e non essere semplicemente lo scudiero di Ogier. Per entrambi, comunque, si tratterà del debutto con la vettura su questo tipo di fondo, con tutte le incognite che ne derivano.
Chi non debutta con la propria auto invece è la formazione Hyundai Motorsport, che in questo giro schiererà Thierry Neuville, Andreas Mikkelsen e Dani Sordo, al debutto di stagione e in sostituzione provvisoria di Sébastien Loeb. Per il team di Andrea Adamo urge riconquistare almeno la vetta tra i costruttori, scalzati come sono per un solo punto di differenza da Toyota, mentre per Neuville, a sette punti da Tanak in classifica, ci sarà da migliorare i tre terzi posti ottenuti in Messico gli anni scorsi (parlando di migliori risultati in questa prova), mentre spicca il secondo posto ottenuto da Sordo nel 2018.
Anche per Hyundai il Messico sarà un banco di prova fondamentale per testare l’affidabilità della i20 Coupé WRC; stesso dicasi per M-Sport Ford, che dopo il disastro del Monte Carlo e le prove di riscatto in Svezia sarà chiamata all’impresa, magari come quella che stava firmando Teemu Suninen prima del ritiro proprio nel Paese Scandinavo, dove si è trovato per la prima volta in carriera sulla vetta della classifica assoluta di un rally, almeno nella prima tappa. Il finlandese ha assicurato che il team ha lavorato duramente per rendere la Ford Fiesta WRC performante (anche per la squadra c’è stata una sessione di test preparatoria in Spagna), e spera di poter replicare la vittoria che a suo tempo siglò nel WRC2 al Rally del Messico 2016. A differenza degli altri due appuntamenti di quest’anno, però, M-Sport schiererà due vetture e non tre: ovviamente l’altra vedrà al volante Elfyn Evans, reduce dal buon quinto posto in Svezia.
La start list del Rally del Messico, a dire il vero, è un po’ ristretta, visto che parliamo di un totale di 23 vetture al via, di cui dieci WRC Plus e sei per le R5. Per capirci, nel WRC2 Pro dedicato ai costruttori e team ufficiali ci sarà al via soltanto Łukasz Pieniążek per M-Sport Ford, al suo secondo appuntamento stagionale, mentre nel WRC2 correranno in tutto quattro piloti, tutti di nazionalità sudamericana (Benito Guerra e Marco Wilkinson Bulacia su Skoda Fabia R5, e Pedro ed Alberto Heller sulle Ford Fiesta R5). Il resto della start list si compone di equipaggi nelle categorie NR4 e RC4.