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WRC | M-Sport suggerisce cambiamenti per il Safari Rally: “Le auto devono arrivare sino in fondo”

Si continua a parlare di Safari Rally, con M-Sport che per bocca del proprio team principal Richard Millener ha voluto precisare qualcosa a mente fredda e, come direbbero dalle parti della squadra britannica, dopo che si è posata la polvere.

Il problema del fesh fesh al Safari Rally

Ed a proposito di polvere ed elementi volatili, il motivo che ha spinto a ritornare la formazione sull’argomento è proprio il fesh fesh, una specie di sabbia dalla consistenza fine ed appiccicosa, nota soprattutto in competizioni come la Dakar quando si è disputata in Africa, appunto, e in Sudamerica. Ed in effetti il Safari quest’anno era molto simile alla massacrante corsa rally raid, per la lunghezza e la durezza del percorso, ed appunto questo malnato fesh fesh che ha messo in croce più di un equipaggio ritrovatosi con questa sabbia sin dentro l’abitacolo e dentro il motore, causandone anche il depotenziamento.

M-Sport è uscita dalla gara in Kenya con le ossa rotte, con un miglior risultato finale ottenuto da Craig Breen che si è piazzato al sesto posto. Ma l’irlandese, così come tutti i suoi compagni di squadra (da Adrien Fourmaux a Gus Greensmith, passando per Sébastien Loeb) ha dovuto affrontare ogni genere di imprevisto, con le Ford Puma Rally1 che hanno dimostrato certamente delle fallacie in termini di affidabilità, ma che hanno fatto i conti anche con l’implacabile percorso, fesh fesh incluso.

“Ci vogliono decine di migliaia di sterline solo per portare le vetture in Africa”

«Prima di tutto, voglio essere chiaro che quello che sto per dire non ha nulla a che fare con il nostro risultato: siamo stati battuti in modo equo da Toyota, tanto di cappello», ha esordito Millener su DirtFish, per poi argomentare: «Ma il livello di fesh-fesh era preoccupante quest’anno. Lo scorso anno pagò Kalle Rovanperä su questa superficie e quest’anno due vetture Rally2 hanno inglobato un carico di sabbia volatile e si sono guastati i motori. Non dimentichiamo che servono decine di migliaia di sterline solo per mettere l’auto su un aereo per portarla qui. Spingeremo i clienti privati per fare questo grande rally se sanno che hanno solo poche possibilità di finire? Non credo». Anche se Jourdain Serderidis, primo pilota privato a correre con una Rally1, e proprio la Puma di M-Sport, ha concluso la gara terminando settimo.

“Un rally dovrebbe decidersi sino all’ultimo, senza grandi distacchi”

Millener comunque rincara: «Dobbiamo trovare un equilibrio con le strade e alcune di esse erano un po’ eccessive. Non vogliamo davvero che le auto si presentino nella Power Stage finale separate da grandi divari: vogliamo che il rally sia deciso nell’ultima Power Stage e questo può avvenire solo su strade decenti». Il Safari si è distinto infatti per distacchi finali superiori al minuto, cosa che non si vede così spesso soprattutto nel rallismo contemporaneo.

Per il resto Millener ha comunque apprezzato e lodato l’atmosfera e il tifo dei locali, oltre alla componente da cartolina dei paesaggi africani. «Non c’è dubbio che abbiamo bisogno del Safari Rally, ma dobbiamo assicurarci che si possa arrivare sino in fondo con le attuali vetture», senza dover investire altri soldi nello sviluppo di componenti specifiche per questa gara, come un paraurti diverso. «Il Safari ha fornito alcuni dei momenti migliori e più coinvolgenti della stagione, ma rendiamo le cose un po’ più semplici per poter avere una competizione più ravvicinata ed interessante», ha concluso quindi Millener.

Luca Santoro:
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