Non c’è proprio pace per il Mondiale Rally, il campionato che sta vivendo una fase dove certezze e punti fermi traballano. Fuori un costruttore importante anche per la storia recente del WRC come Citroen, ora la massima competizione rallistica al mondo assiste ad un forfait anche nel calendario della prossima stagione.
Se quella recente si è chiusa anzitempo con una gara in meno (il Rally Australia annullato per i roghi nella regione), anche quella 2020 per ora dovrà rinunciare ad un appuntamento, quello del Rally del Cile. Previsto per il prossimo 16-19 aprile per la seconda apparizione della sua storia nel WRC, l’evento promosso quest’anno nella massima serie rallistica sarà costretto a saltare un turno per la grave e delicata situazione politica che sta vivendo il suo Paese.
I motivi politici dietro alla sospensione del Rally Cile
«Nel corso della riunione congiunta nella quale hanno partecipato il Sottosegretario allo Sport, Andrés Otero, il sindaco della regione di Biobío, Sergio Giacaman, il presidente della Federazione Automobilistica Cilena, Mauricio Melo, e l’organizzatore generale del Copec RallyMobil, Felipe Horta, si è deciso di sospendere il Copec Rally Chile, quarto appuntamento del calendario del World Rally Championship 2020, e che aveva Concepción come città ospitante», si legge nel comunicato ufficiale diramato per spiegare la cancellazione.
L’amministrazione della regione del Biobio, dove si sarebbe dovuto tenere ancora una volta il rally, ha perciò richiesto agli organizzatori di sospendere l’evento. Il governo regionale infatti è preoccupato per il fatto che la gara avrebbe combaciato con un importante appuntamento elettorale per il Paese. Nella settimana che precederà infatti dovrà tenersi il plebiscito per far entrare in vigore la nuova Costituzione: saranno settimane delicate dal punto di vista sia politico che sociale, e sia prima del rally che dopo, perciò meglio evitare rischi di ogni genere, considerando anche il fatto che la regione di Concepción è stata teatro recentemente di disordini, tanto da costringere l’applicazione del coprifuoco.
Parliamo delle ripercussioni di una protesta popolare inizialmente nata per il lieve rincaro dei prezzi dei biglietti della metropolitana di Santiago del Cile, il cui costo era salito di 30 pesos, ovvero 0,037 euro. È stata la miccia che ha scatenato l’incendio di un malcontento popolare che covava da tempo, e che mira a mettere in discussione il modello liberista introdotto dalla dittatura di Pinochet e che i manifestanti vedono confermato e rilanciato dal governo di Sebastian Pinera. La cosa è sfuggita di mano, dando adito a saccheggi e violenze da parte dei manifestanti, soprattutto quelli radicalizzati e che gettano benzina sul fuoco delle proteste, e a cui le forze di polizia hanno risposto con determinazione. Un circolo vizioso che si alimenta e che le istituzioni (l’esecutivo Pinera, di centrodestra, gode dell’appoggio di una minoranza nel parlamento) faticano a gestire.
La luna di miele cilena, modello di sviluppo ed esempio per il resto del mondo, si è bruscamente interrotta e le conseguenze delle proteste potrebbero essere ben più spaventose del caro vita, soprattutto se sostenute da una quota della popolazione che si sente esclusa dalla redistribuzione della ricchezza del suo Paese e rimprovera alla sua classe politica anche gli scandali legati alla corruzione.
Anche motivi economici dietro la sospensione del Rally Cile?
Considerato il precipitare degli eventi, il governo Piñeira ha così concesso una revisione della Costituzione frutto della dittatura, con modifiche che dovranno essere ratificate dal voto popolare. E ritorniamo così al Rally del Cile: la situazione che vi abbiamo esposto spiega infatti perché è preferibile annullare l’evento (non a caso prima ancora il Cile aveva rinunciato ad ospitare il Cop25, un importante summit sul clima). Pare però che il motivo di questo forfait sia anche economico, almeno da quanto rivela la testata cilena La Tercera: i fondi inizialmente destinati dal governo regionale per sostenere l’evento, ovvero un miliardo e 200 milioni di pesos (vala e dire un milione e 300 mila euro: come si nota l’inflazione in Cile galoppa) dovranno essere dirottati per il sostegno alle popolazioni e alle attività commerciali colpite dagli effetti delle manifestazioni e dell’escalation delle violenze. Ma questa è una spiegazione ufficiosa.
In ogni caso l’organizzazione spera in tempi migliori ed infatti il Rally del Cile non è cancellato tout court, ma solo rimandato al 2021. «Abbiamo l’interesse, considerato l’impatto per il turismo e per i cittadini visto quest’anno, che l’evento ritorni nel 2021», ha spiegato il sindaco Giacaman. «L’impegno rimane. La democrazia è la cosa più preziosa che ha il Cile. Si tratta di una decisione prudente nel perseguimento della democrazia».
Nei prossimi giorni scopriremo se il WRC 2020 avrà una gara in meno o se il Rally del Cile verrà sostituito da un altro appuntamento (per la gioia di chi è rimasto fuori dal prossimo calendario, sebbene mettere in piedi un evento iridato rally non è cosa che si possa fare in tempi brevissimi come quelli concessi).