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Speciale Simulatore Trident – Parte 1: la tecnica

«Un simulatore è qualcosa di essenziale al giorno d’oggi per un team come il nostro!» – esordisce così Luca Zerbini, Managing Director di Trident, Team che da anni partecipa ai campionati di GP2 e GP3.

Situata nei pressi di Novara, la base operativa di questo team tutto italiano comprende una grande officina adibita alla messa a punto delle monoposto, gli uffici di tutto il personale della squadra (arredati con quadri, trofei, modellini di monoposto e gigantografie delle vittorie del team), e le due sale forse più affascinanti dell’intero stabile, quelle per cui abbiamo deciso di fare tanta strada:  le sale del simulatore di guida.

La prima sala non è molto grande, ospita una lunga scrivania con numerosi computer ed un armadio contenente vari libri di aerodinamica applicata alle auto da corsa. Questo è il posto di lavoro dell’Ing. Eduardo Gimenez, spagnolo e responsabile del reparto simulazione per il Gruppo Trident, colui che si occupa di rendere il simulatore in questione il più somigliante possibile alla realtà, per permettere ai piloti di avere una buona palestra di allenamento in vista della gara.

E’ lui quindi il nostro referente durante questa visita e ci mostra nel dettaglio il simulatore di “casa Trident”:

«Abbiamo quattro piedi che toccano terra e fungono da base del simulatore. A questi 4 piedi sono collegati rispettivamente quattro attuatori, con dei motori elettrici, sincronizzati con il nostro software, che permettono il movimento a tutta la struttura per ricreare la frenata e leggere spinte laterali in fase di curva. La scocca è quella di una vecchia vettura GP2, quindi completamente in fibra di carbonio, anche se questa caratteristica è fondamentale in pista per la sicurezza e non in questa stanza! Tutto lo strumento è stato studiato in ogni minimo particolare in modo da avvicinarsi il più possibile alla realtà.


All’interno dell’abitacolo di guida abbiamo montato una reale pedaliera con pompa idraulica ed un reale volante di GP2 azionato da motore elettrico così da permettergli di avere le stesse sensazioni che si provano in pista ed applicare le stesse forze».

L’Ing. Gimenez continua spiegandoci che il simulatore sviluppato in Trident è stato realizzato con un grande investimento per un Team che partecipa a categorie di supporto alla F1, ma tale investimento risulta ormai indispensabile dato che permette a tutti i piloti del Team di prepararsi al meglio prima di ogni gara, migliorando le proprie prestazioni e ottimizzando tempo e denaro. Inoltre, il vantaggio di avere un simulatore nella propria officina è proprio quello di poter utilizzare tutti i dati ottenuti dalla pista, cosa che invece si tende ad evitare nel momento in cui si mandano i propri piloti ad allenarsi in una struttura di simulazione esterna.

«All’epoca in cui abbiamo deciso di investire in questo progetto, ovvero due anni fa, mi sono informato approfonditamente – continua l’Ing. Gimenez – ed abbiamo deciso di evitare un simulatore che facesse grosse escursioni per simulare l’accelerazione e la frenata, poiché, il brevissimo lasso di tempo che passa tra l’impulso dato dal piede del pilota e la simulazione di frenata, dà fastidio al pilota e a molti fa venire una sensazione di mal di mare. A questo proposito abbiamo installato gli attuatori che vi ho fatto vedere prima i quali rilasciano solo delle piccole sollecitazioni che non danno alcun fastidio».

Ma per gli amanti delle equazioni, come funzione più precisamente un simulatore?

«Noi abbiamo un modello matematico che elabora i dati reali raccolti in pista ed influenza il comportamento virtuale della monoposto del simulatore.  Questo modello ci restituisce delle indicazioni che risultano sensibili alle modifiche di assetto. Il nostro lavoro però inizia con un calcolo del miglior carico e delle rapportature del cambio e, mettendo questi due fattori in relazione, otteniamo due o tre risultati che poi proviamo con il pilota. In questi due anni abbiamo lavorato soprattutto sul modello della macchina riuscendo a renderla molto realistica sia in frenata che in curva e soprattutto il tempo sul giro risulta il medesimo di quello ottenuto in pista.

Per quanto riguarda il rendering delle piste utilizziamo una buona base, quale quella di rFactor, che sviluppiamo e miglioriamo grazie ai dati ottenuti in pista. Ci sarebbero anche rendering di piste già pronte e perfette, ma con costi decisamente più alti.»

Continuare a sviluppare questo macchinario significa senz’altro essere sempre un passo avanti alla concorrenza sprovvista di queste tecnologie e Trident aggiorna costantemente il proprio simulatore, ad esempio spiega l’Ing Gimenez: «Stiamo studiando un sistema che ci permetta di visualizzare sullo schermo il punto in cui il pilota rivolge lo sguardo durante la guida; è provato che chi guarda più avanti è in grado di anticipare i propri movimenti quindi, per un pilota di auto da corsa, di migliorare decisamente i propri risultati. Con questo nuovissimo sistema saremo in grado di dare indicazioni preziose ai nostri piloti. »


Matteo Bramati, Andrea Villa.

Matteo Bramati:

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