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Rally Jameel, il primo rally raid esclusivamente al femminile. In Arabia Saudita

Lo sport potrebbe far compiere all’Arabia Saudita il salto di qualità in termini di diritti civili? Non possiamo dare ovviamente una risposta precisa a questa domanda, ma di una cosa siamo certi: sport e ragioni di business ad esso legato stanno contribuendo a spingere il Paese verso dei timidi passi avanti. Va detto che il principe ereditario Mohammed bin Salman, figura controversa a capo della monarchia saudita, sta portando avanti l’ambizioso progetto Vision 2030, con l’obiettivo di introdurre delle riforme economiche e magari anche sociali (più le prime, ma le cose alla fine vanno di pari passo).

L’Arabia Saudita ed i grandi eventi del motorsport mondiale

Questa introduzione per capire le mosse dell’Arabia Saudita anche nel mondo dello sport, più precisamente nel motorsport (pur non dimenticando l’acquisizione del Newcastle da parte del fondo saudita Pif): questo è il terzo anno di fila che il regno ospita la Dakar, per non parlare poi della Formula E con l’ePrix di Diriyah e l’Extreme E che si è aperto nella sua prima stagione proprio nel territorio saudita, e che concederà il bis quest’anno nel futuribile sito di Neom (altro avveniristico ed ambizioso progetto di bin Salman).

Rally Jameel, il primo rally raid dedicato alle pilote

Ma la notizia di oggi spinge ancora in là l’asticella, e non solo dal punto di vista motorsportivo. Questa volta si intrecciano anche le questioni dei diritti civili, visto che il prossimo 17-19 Marzo l’Arabia Saudita ospiterà il Rally Jameel, ovvero il primo rally raid aperto solo a pilote donne. Una iniziativa appoggiata dalla Federazione Automotoristica nazionale (SAMF) e sostenuta anche dal programma della FIA Women in Motorsport.

Da quanto riporta DirtFish, il percorso scatterà da Ha’il (già sede della tappa di Coppa del Mondo Cross Country FIA, oggi Mondiale) e terminerà dopo tre giorni a Riad. In gara veicoli 4×4 senza roll-bar obbligatori (non conterà tanto la velocità quanto la navigazione), con due pilote a bordo. Come nella Dakar, i roadbook saranno consegnati ogni mattina, a pochi istanti dal via della tappa.

I passi avanti dell’Arabia Saudita

Un annuncio straniante, reso ancora più tale dal fatto che ulteriori dettagli verranno dati l’8 marzo, data in cui si celebrano globalmente le donne. Queste ultime fino a qualche anno fa rischiavano il carcere in Arabia Saudita se beccate alla guida di un veicolo sulle strade pubbliche, reato tolto nel 2017. Ma non solo: sempre più donne si stanno inserendo nel mondo del lavoro, in un Paese dove non secoli, ma anni fa erano considerate semplice complemento degli uomini che potevano disporre di loro. Repubblica riporta l’avanzata del mondo femminile anche nei ruoli dirigenziali, ma a fronte di maggiori libertà e concessioni elargite negli ultimi tempi da bin Salman l’Arabia Saudita resta comunque un regime autoritario, che mal tollera ogni forma di dissenso. Certo, va detto che l’apertura economica e la crescita aiutano a far progredire realtà dispotiche, e la temuta polizia religiosa sembra un retaggio del passato: il motorsport (con i suoi flussi di denaro) non è detto che possa dare una ulteriore spallata al regime oppressivo di un tempo, ma come dicevano i latini gutta cavat lapidem. Ed infatti ci ritroviamo con il primo rally raid aperto solo a pilote donne, in Arabia Saudita (per quanto chi scrive è favorevole piuttosto ad una inclusione in senso ampio, con gare aperte a tutti a prescindere dal genere sessuale, anziché fare delle riserve indiane). Se è solo una operazione simpatia o qualcosa che andrà più in profondità, lo vedremo con il tempo. 

Luca Santoro:
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