Il trofeo promozionale Peugeot Competition, come sappiamo, taglia quest’anno il traguardo dei quarant’anni: ma da dove si è partiti per arrivare a scrivere una storia così longeva? Claudio Berro, una vita nel motorsport (con esperienze anche nel TCR con Leopard Racing ed in F1 con Ferrari, in veste di team manager negli anni Novanta) ed un passato a capo della divisione sportiva di Peugeot Italia, ripercorre gli inizi del trofeo.
Nata come Peugeot Rally, la competizione nasce per creare un ponte tra le persone ed il «mondo dello sport automobilistico, sia nei rally sia in pista», sostiene Berro, e mosse i primi passi basandosi su vetture «quasi di serie», ovvero le versioni Rallye della 205 alla fine degli anni Ottanta e della 106 nei primi anni Novanta. Il manager spiega che queste auto furono concepite per la favorire l’approccio alle competizioni, «grazie a costi molto bassi e una meccanica molto robusta, ma con prestazioni importanti»: a suo dire il segreto del successo del Peugeot Competition risiede nella somma di questi fattori.
Alle origini del trofeo: la Peugeot 205 Rallye e la 106 Rallye
Nel 1988 debuttò la Peugeot 205 Rallye, figlia della compatta di serie nata nel 1983: la versione sportiva delle GTI presentava un motore che sviluppava meno potenza (103 cavalli e 1,3 litri di cilindrata, con alimentazione a carburatori) ma con un peso non eccessivo, 790 kg dopo che alla vettura era stato tolto tutto ciò che non era necessario (anche i vetri elettrici e le bocchette di ventilazione centrali dentro l’abitacolo!). Leggera e perciò prestante, la 205 Rallye era la vettura ideale per iniziare a mettersi alla prova con la guida sportiva, essendo maneggevole e divertente da guidare. Fu così molto popolare tra i giovani e i neopatentati ed utilizzata nelle competizioni all’interno dei gruppi N ed A, come base di partenza.
Poi venne il tempo della Peugeot 106 Rallye: era il 1993 e la vettura rappresentava una derivazione della 205 della quale riprendeva il minimalismo degli allestimenti e la leggerezza – in questo caso, 816 kg di peso. Parliamo di un’altra compatta dalle prestazioni non eccessive (ovvero un motore che liberava 98 cv, ma senza i carburatori della 205, sostituiti dall’iniezione Magneti Marelli che comportava appunto un piccolo deficit di potenza), molto spartana ma anch’essa divertente da guidare ed adatta ai principianti, come quelli che muovevano i primi passi nel trofeo monomarca Peugeot.
Il successo nel tempo del trofeo Peugeot Competition
Non a caso la competizione nel 1989 toccò la quota di circa 600 iscritti, come ricorda Berro, tanto da far strabuzzare gli occhi al quartier generale francese di Peugeot. Sono mutate, rispetto ad allora, le situazioni storiche, ma in ogni caso anche quest’anno il trofeo che oggi si chiama Competition può fregiarsi di un buon numero di iscritti, oltre 100. Per la casa del Leone sono risultati molto importanti, perché significa che le proprie vetture vengono ancora viste come punto di riferimento per imparare a correre nei rally.
Racconta ancora Berro, soffermandosi sui vantaggi che può offrire il partecipare al trofeo monomarca: «Oltre al supporto interno c’era anche quello degli sponsor che consentiva di aumentare i premi importanti distribuiti ai vincitori. Lo stesso Andrea Aghini vinceva di continuo e con l’assegno ricevuto poteva acquistare pneumatici e benzina per la gara successiva, riducendo drasticamente i costi della stagione. I premi erano studiati per consentire ai più talentuosi di andare avanti, come fatto tutt’oggi dalla filiale italiana del Leone con il Peugeot Competition attuale. Tra l’altro, oltre allo sconto sull’acquisto della vettura, con il supporto di sponsor tecnici all’epoca c’era a disposizione un kit comprendente tuta, protezioni, roll-bar, mentre oggi le vetture pronto gara possono esser acquistate direttamente da Peugeot Sport».
Crediti Immagine di Copertina: Automobiles Peugeot