Michela Cerruti: “I talenti femminili ci sono, mancano i giusti investimenti” [INTERVISTA]
Intervista di fine stagione a Michela Cerruti
Michela Cerruti è una ragazza che vive di Motorsport, inutile negarlo. Ed anche in una stagione dove si è ritrovata – con le cuffie ed il microfono – a co-dirigere il Team di Romeo Ferraris nel WTCR, ha impiegato tutta la propria esperienza nel portare al top le Alfa Romeo Giulietta. Risultati giunti verso il termine di un’annata costellata di alti e bassi, incluso il TCR Italy. Abbiamo dunque voluta intervistarla per fare il punto sul suo 2018, sulla presenza sempre più costante delle donne nel Motorsport e del futuro che verrà. Ecco cosa ci ha risposto.
In questo 2018 con Romeo Ferraris hai ricoperto un nuovo ruolo, che potremmo definire più lontano dall’essere al volante. È così?
«Non guido più, per cui di certo sì, sono più lontana dal volante. Ho dovuto forzatamente abbandonarlo per diverse ragioni, ma ho deciso di rendermi utile dal punto di vista gestionale, e la mia esperienza di ormai una decina d’anni all’interno dell’ambiente del Motorsport mi è di certo stata molto utile. Oggi mi dedico a diverse cose, che riguardano sia l’organizzazione e gestione del reparto stradale, sia del reparto corse. Mi occupo delle relazioni esterne con i clienti e con chiunque abbia a che fare con la nostra attività, delle fasi decisionali che riguardano la stagione sportiva (e non) dell’azienda. Mi tocca tutto ciò che non è specificatamente tecnico, da quel punto di vista Mario Ferraris ha la completa direzione. Cerchiamo di portare avanti insieme la Romeo Ferraris al meglio delle nostre possibilità, i nostri ruoli sono complementari».
L’Alfa Romeo Giulietta quest’anno ha partecipato sia nel WTCR che nel TCR Italy. Come giudichi i risultati ottenuti a Campionato concluso?
«Per quanto riguarda il TCR Italy, resta il rammarico di non aver vinto il campionato, decisamente alla portata, ma abbiamo comunque dimostrato che la Giulietta fosse la vettura più competitiva del lotto, per cui non possiamo che essere soddisfatti. Nel Mondiale abbiamo sofferto la prima metà della stagione. La Slovacchia è stato il momento di svolta: sia per l’aggiornamento tecnico della sospensione anteriore, sia per l’arrivo di Kevin, pilota che è riuscito gara dopo gara a tirare fuori il 100% del potenziale della vettura, espresso completamente nel dominio di Suzuka. Si sarebbe potuto far meglio fin dall’inizio, ma l’importante è stato rialzarsi sconfitta dopo ogni sconfitta e crederci fino in fondo. Abbiamo sempre conosciuto il potenziale della vettura e sapevamo di poter far bene anche ai massimi livelli, serviva solo che ogni componente lavorasse in armonia con l’altra, sia dal punto di vista tecnico, che prettamente umano.
Su eredi della Giulietta non abbiamo notizie diverse da quelle che ha il grande pubblico. In attesa di averne qualcuna, continueremo a tirare fuori il meglio dalla vettura attuale, che comunque ci sta dando grandi soddisfazioni e si comporta alla grande, nonostante parecchi anni in più sulle spalle rispetto alle concorrenti».
Abbiamo sentito diverse donne del Motorsport sull’argomento del confronto con i colleghi maschi. Cosa ne pensi?
«È normale che la differenza uomo-donna scateni comportamenti diversi in tutti i contesti lavorativi, non solo nel Motorsport. Le donne sono spesso ossessionate dal voler dimostrare di poter fare tutto, gli uomini tendono a non accettare la supremazia femminile in nessun caso. È la natura delle cose, è inutile diventare matti per eliminare ciò che è fisiologico che esista, bisogna conviverci e cercare sempre di dare il meglio. Alcune donne hanno dimostrato e stanno dimostrando di poter battagliare ad armi pari con gli uomini nelle corse automobilistiche, altre no.
Vale lo stesso per gli uomini, solo che statisticamente esistono meno donne che si avvicinano al mondo del Motorsport ed è quindi più difficile trovarne una che sia al top per quanto riguarda talento, personalità, contatti e disponibilità di budget. Di nuovo, fisiologicamente, la percezione del pericolo che noi donne abbiamo è diversa da quella maschile, ecco perché loro amano maggiormente gli sport estremi e tendenzialmente noi evitiamo le situazioni di potenziale pericolo. Esistono sì le eccezioni (io sono una di quelle) ma non abbastanza per raggiungere numericamente la presenza maschile nel mondo delle corse, questo non avverrà mai».
La Commissione FIA Women In Motorsport, capeggiata da Michèle Mouton, è attiva dal 2009 per promuovere l’ingresso delle donne in tutti gli aspetti sportivi. Hai avuto modo di verificarne l’operato?
«Conosco la commissione e ne ho fatto parte fino al 2017 compreso. La cosa buona è che si prodighino per aumentare la comunicazione nei confronti delle donne che vogliono avvicinarsi al mondo del Motorsport, non solo come piloti, ma anche con ruoli gestionali e/o tecnici. Tante ragazze non sanno di poter avere accesso e successo anche in questo mondo, quindi impegnarsi e creare iniziative per farlo loro sapere è importante. Se i fondi lo permettessero, l’apice dell’operato sarebbe poter selezionare piloti femminili davvero forti e poter dare loro del supporto economico sostanzioso per farsi strada fra campionati importanti con budget proibitivi per molti, cosa che ad oggi per forza di cose ancora non avviene».
Dall’anno prossimo partirà anche la W Series. La trovi un’idea interessante?
«È un’idea interessante sì, perché dà la possibilità alle ragazze di correre a costo zero con una macchina competitiva, componente da non sottovalutare. D’altra parte non la trovo una serie formativa, perché non rappresenta la realtà che, al di fuori della W Series, i piloti si trovano ad affrontare. La pressione dell’essere una donna che compete contro 30 uomini nello stesso momento, che una lo ammetta o meno, è una componente che esiste sempre. Alcune la sentono di più, altre la sanno gestire bene (e sono quelle che vanno più forte), ma bisogna esserne consapevoli e lavorarci per sostenerla, non far finta che non esista.
Tutto sommato, io non parteciperei.
Ammiro molto quello che sta facendo Susie Wolff con Dare to be Different, fare una cosa del genere in Italia sarebbe bello, ma servono contatti giusti e soprattutto, ahimè, finanziamenti per creare progetti e possibilità concrete. Non nego di averci provato in tempi relativamente recenti, quando avevo il sentore che la mia carriera da pilota stesse giungendo al termine, ma purtroppo non sono riuscita a realizzare ciò che avevo in mente. Magari chissà, ci riproverò in futuro».
Per concludere, puoi già dirci qualcosa sui tuoi progetti per il 2019 con Romeo Ferraris?
«Di sicuro continueremo il progetto WTCR, per concretizzare i grandi progressi fatti nel 2018. Allo stesso tempo incrementerà anche la nostra attività come costruttori, con una presenza più importante della nostra vettura in ambito internazionale. Oggi siamo presenti in Italia, Cina e USA, ma abbiamo ottime possibilità di crescita anche in Giappone e Australia».
Crediti Immagine Copertina: Michela Cerruti Pagina Facebook
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