Lukyanuk si schiera contro la guerra in Ucraina e fa una scelta non facile
Lukyanuk rinuncia per ora a gareggiare
Nel mondo dei rally non si sono sentite molte prese di posizione su quanto sta avvenendo in Ucraina, bersaglio di una guerra mossa dalla Russia e della quale l’umanità non sentiva certo il bisogno, anzi. Mentre esplodeva il conflitto con il regime di Putin che iniziava le ostilità con una manovra di accerchiamento lungo i confini ucraini, nella penisola scandinava si disputava il Rally di Svezia, dove la cosa è passata praticamente in sordina. A parte l’omaggio finale al popolo ucraino del vincitore Kalle Rovanpera, che ha dimostrato una maturità notevole per i suoi vent’anni rispetto ad altri colleghi più anziani (ah, quanto è mancato Sébastien Ogier: lui sì che avrebbe trovato le parole giuste e si sarebbe schierato), per il resto, silenzio quasi totale.
La scelta non facile di Lukyanuk, che non correrà in tempi di guerra
Eppure questo conflitto ci riguarda, e riguarda anche il mondo dello sport, che come stiamo assistendo sta prendendo posizione contro la Russia, anche con misure coraggiose e non facili da assumere, tutt’altro. Ma dal WRC e dalla sua comunità , non si è sentito molto. Tuttavia, un personaggio importante del mondo rally, il bicampione europeo Alexey Lukyanuk, ha rotto il silenzio sulla sua pagina Facebook, schierandosi contro la guerra ed annunciando la volontà di non gareggiare sinché perdurerà questa situazione di conflitto.
“Ho amici e parenti sia in Russia che in Ucraina: non vogliamo la guerra”
Ecco i motivi, spiegati dallo stesso pilota russo: «Non abbiamo bisogno della guerra. Siamo per lo sport, l’amicizia e la pace. Ho un cognome ucraino, ma vivo in Russia. La moglie del mio copilota [Alexey Arnautov, ndr] è per metà ucraina e ha una famiglia lì. Ci è stato chiesto se avevamo un programma quest’anno. Abbiamo amici e parenti su entrambi i lati del confine. Siamo per la pace. Nel 2015, il mio equipaggio aveva già utilizzato una livrea che celebrava la pace [erano i tempi dell’annessione della Crimea, avvenuta l’anno prima, ndr]. E ora abbiamo bisogno anzitutto di essa, speriamo e crediamo in una rapida soluzione pacifica. Mentre le persone continuano a morire, per noi non ci possono essere gare».
Su DirtFish Lukyanuk ha poi ulteriormente spiegato: «È piuttosto complicato descrivere la nostra situazione e le nostre sensazioni. Tutti quelli che conosco non supportano questo schifo. Una sensazione assolutamente terribile. Non possiamo intrattenere noi stessi e gli altri in questo momento mentre le persone muoiono».
L’esempio di Lukyanuk resterà isolato?
Decisione davvero coraggiosa quella del due volte vincitore dell’ERC, e che spesso ha anche lottato con problemi di budget nella sua carriera. Ergo, una scelta anche controproducente se vogliamo, ma Lukyanuk ha dimostrato di essere non solo un grande campione, ma anche un grande uomo. Ci sarebbe piaciuto sentire le stesse parole o lo stesso coraggio da parte di connazionali come Nikolay Gryazin, che ha corso nel WRC2 in Svezia questo weekend con il solito atteggiamento un po’ guascone, mentre il suo Paese dichiarava guerra ad un altro in spregio del diritto internazionale. Altri suoi connazionali hanno preso posizione contro il conflitto, da lui non abbiamo sentito nulla (se ci fosse sfuggito, pronti a porgere le nostro scuse). Silenzio, almeno ci risulta, anche da Movisport, il team italiano che lo schiera nel WRC2.
Ricordiamo allora le parole di Oriana Fallaci, quanto mai attuali: «Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre».
Crediti Immagine di Copertina: Facebook Alexey Lukyanuk
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