Al GTI Meeting 2018 tenutosi, come ormai di consueto, sulle sponde del lago Wörther, capita di fare la conoscenza con piloti del passato, come ci è già successo con l’ex Formula Uno Hans-Joachim Stuck. Ma questa intervista parte da un lungo giro, per la precisione dal prato dell’hotel presso cui siamo ospitati per l’evento. C’è una Volkswagen Golf al centro, come una statua marmorea, con la sola differenza che questa la possiamo toccare – e le portiere sono aperte! Mentre l’ammiriamo veniamo avvicinati da un responsabile che ci informa che il pilota della vettura il giorno seguente sarà disponibile per scambiare due parole.
Questo pilota è Jochi Kleint. Una vita nel Motorsport con il marchio tedesco e l’avventura alla Pikes Peak come indelebile ricordo. Sì, perché la Golf che vi dicevamo non ha nulla a che fare con quella di serie: ha due motori e scatta da 0 a 100 km/h in poco più di 3 secondi. Era stata concepita per un solo obiettivo: coprire i quasi 20 chilometri della salita americana nel minor tempo possibile. Ma per scoprire ulteriori segreti lo chiediamo direttamente a Kleint, che ci ha gentilmente raggiunti e comincia a rispondere alle nostre domande su passato, presente e futuro del Motorsport.
Il modello che abbiamo visto è del 1986, ma poi lei ha corso anche l’anno seguente.
Esattamente. La Golf dell’86 era una bella macchina e qui c’è anche quella del 1987. Si tratta dello stesso modello di Golf, ma con alcune modifiche: più larga e con posizione diversa dei motori, oltreché della scatola del cambio. Ora sono state entrambe restaurate ed appartengono ad un ragazzo che se ne occupa con amorevole cura.
Pensa che ora la Pikes Peak sia più semplice, essendo completamente asfaltata?
È più veloce! Il mio prototipo derivava da un’auto di serie, montava due motori turbo a benzina e così via. Quest’anno Romain Dumas tenterà il record con una vettura completamente elettrica e progettata in ogni specifica per correre sul pendio di quella montagna in Colorado. C’è davvero tanta differenza, ma resta comunque difficile e pericolosa.
Com’era correre la Pikes Peak ai suoi tempi?
Dovevamo andare sempre dritti, anche sulla terra. Inoltre per minimizzare i pesi non potevo portare con me un co-pilota che mi leggesse le note. Così quando percorsi una volta per intero la salita registrai la mia stessa voce. Ebbi un’intera notte per imparami tutte le mie stesse note, prestando attenzione ai punti più cruciali: dove allargare, dove non tagliare, dove c’erano oggetti pericolosi in uscita o entrata di curva. Non potevo certamente mettermi una cuffia per riascoltarle, dentro l’abitacolo c’era troppo frastuono. Il mio passato nei rally mi aveva aiutato in questo caso!
Cosa ne pensa dell’elettrificazione nel Motorsport?
Se penso alla Formula E dico che è “OK”. Hanno bisogno di più potenza e velocità in generale, quindi sarebbe una buona cosa prendere spunto dalla Formula Uno per presentare alcune soluzioni aerodinamiche che ne aumentino il downforce. Il tutto nel rispetto della sicurezza. Nella Pikes Peak è un bel vantaggio invece. Dobbiamo guardare al futuro e tutti ormai parlano delle ‘e-cars’. Volkswagen ha un programma interessante e ne sono rimasto sorpreso.
Dunque le piacerebbe guidare le prossime VW elettriche nel quotidiano?
Certo, perché no? Come ho detto sono il futuro. Non resta che aspettare e vedere!