IndyCar | Addio a Bill Simpson, pioniere della sicurezza in America
Inventò le tute ignifughe
Una vera e propria icona ci ha lasciato nella notte di ieri: Bill Simpson, pioniere della sicurezza che ha dato tanto alle corse americane e diffondendo poi le sue intuizioni anche alla Formula 1, si è spento all’età di 79 anni a causa di un grave ictus avuto lo scorso venerdì.
Il paracadute nei dragster
Nato a Hermosa Beach in California, Simpson era di umili origini come testimonia Don “The Snake” Prudhomme, leggenda delle drag racing e suo grande amico: «Non molti lo sapevano, ma Bill era un orfano che non aveva nulla e ha trasformato la sua vita in qualcosa di speciale. Ha fatto così tanto e ha salvato così tante vite con le sue innovazioni». Dopo aver iniziato a gareggiare nelle gare d’accelerazione a fine anni ’50, ebbe un incidente gravissimo che comportò la frattura di entrambe le braccia a 18 anni; ciò gli fece venire in mente di montare un paracadute dietro alla sua auto per rallentarla, divenendo di fatto uno standard per le gare della NHRA. La grande svolta arrivò nel decennio successivo, quando l’astronauta Pete Conrad gli fece conoscere in un materiale ignifugo chiamato Nomex.
La tuta ignifuga Nomex
Con questa altra intuizione, Simpson introdusse le tute ignifughe con questo tipo di materiale nel 1967 e ben 30 piloti su 33 nella 500 Miglia di Indianapolis la indossavano. Per placare anche le polemiche sui suoi prodotti e la relazione delicata con la USAC per il suo atteggiamento combattivo, nel 1970 si diede fuoco indossando la tuta a Indy, ripetendosi poi negli anni ’80 per uno spot commerciale. Si racconta anche che cercò di convincere una donna a tornare a casa con lui dall’Argentina per più di un’ora, tenendo bloccato il volo charter nella pista dell’aeroporto; alla fine quella donna divenne sua moglie. «Non abbiamo mai pensato alla sicurezza e non ho mai inseguito Bill Simpson, ma per fortuna l’ha fatto lui facendoci riflettere» ha detto Bobby Unser. «Nessuno gli prestava attenzione, ma poi abbiamo dovuto considerarlo seriamente perché era molto intelligente».
La morte di Earnhardt non fu colpa sua
Simpson finì nell’occhio del ciclone con la morte di Dale Earnhardt a Daytona nel 2001, suo caro amico. La NASCAR incolpò le cinture di sicurezza, prodotte dall’azienda che portava il suo cognome, e diversi appassionati lo minacciarono di morte dopo aver perso la stella del campionato. «La morte di Earnhardt gli spezzò il cuore», aggiunge Prudhomme, con Simpson che lasciò la propria azienda ma non scoraggiandolo a trovare la verità . Alla fine, dopo una lunga commissione d’inchiesta, si scoprì che non fu colpa del prodotto ma che le cinture non erano indossate correttamente dallo stesso Earnhardt – e la cosa era nota a tutti, oltre alla mancanza del dispositivo HANS che stava comparendo in quegli anni. Alla fine, dopo aver fatto causa alla NASCAR, venne risarcito di nove milioni e fondò poi un’altra azienda, la Impact, che ha acquisito recentemente l’italiana Stilo.
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