Faccia a Faccia: Michele La Rosa

Faccia a Faccia: Michele La Rosa

Durante il weekend in cui si è disputata l’Auto GP a Monza abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei protagonisti di questo campionato: Michele La Rosa.  Veterano di questa serie, Michele ha fondato un team tutto suo (MLR71) e da quest’anno ha intrapreso una collaborazione con Euronova Racing. Tra meccanici al lavoro sulla sua vettura ed ingegneri che analizzavano i dati di pista con lui presente, ha trovato un po’ di tempo anche per noi. Ecco cosa ci ha raccontato.

Raccontaci come hai cominciato a correre. Qualcuno ti ha trasmesso la passione per i motori?

«La passione per i motori è qualcosa che risale a quando ero ancora molto giovane. Devo tutto a mio nonno, quando un bel giorno decise di portarmi a fare un giro su di un kart a noleggio: fu amore a prima vista. Poi però per problemi di risorse non ho mai potuto competere a certi livelli sino all’età di 26 anni, quando sono tornato sui kart, ed a 31 ho cominciato con le monoposto. Mi ritrovo in un mondo circondato da professionisti che da tanti anni corrono ed anche se dal canto mio non posseggo il loro bagaglio esperienziale è sempre bello poter dire la mia in pista.»

Quale è stato il tuo primo mezzo utilizzato in gara?

«A parte le stagioni coi kart c’è solo l’Auto GP. È vero che ho fatto un salto notevole se si confrontano queste due categorie, di fatto le prime due stagioni sono state di apprendistato: ho preso molte “bastonate” dai colleghi più esperti e le gare dove potevo fare bene purtroppo non sono riuscito a finirle per inconvenienti vari. Quest’anno invece sto raccogliendo il frutto dei miei sforzi, è soltanto questione d’esperienza in fin dei conti e non tanto d’abilità pura. Dico ciò perché con la monoposto mi trovo a mio agio, mi piace molto.»

Cosa ricordi del tuo esordio in pista?

«Fatica, rinunce, batoste. Era bello essere lì, in pista a guidare, ma una volta tornati a box i dati parlavano chiaro ed una sola cosa risuonava nella mia testa: migliorare. Devo dire che l’inizio non è una delle cose più belle che ricordo della mia carriera, mentre adesso sì che l’avventura comincia a farsi interessante. Ho al mio fianco un team altamente qualificato, la vettura ha sempre un gran bilanciamento grazie a loro ed inoltre ho un budget appropriato – soprattutto d’esperienza – che porterà ad ottenere risultati importanti. Dopo tre anni che corro in questa categoria sicuramente non sarò ancora al top, però so cosa bisogna fare per mettere quantomeno in difficoltà i rivali più esperti durante la gara. È come una roulette dove vince chi sbaglia meno, alle volte è un fatto di “semplicemente” saper portare la vettura al traguardo con i propri ritmi, sfruttando le occasioni perse da altri.»

Come hai trovato sin ad ora il format dell’Auto GP?

«Sono entrato in questo campionato grazie al lavoro che faccio. Detengo una buona fetta di un’azienda che produce pezzi di ricambio per monoposto dalla Gp2 in poi e quando sentii parlare per la prima volta di questa nuova categoria ne fui subito interessato, anzitutto per l’ottimo rapporto qualità – budget. A livello prestazionale non ha nulla da invidiare ad altri campionati e già in partenza il livello aerodinamico è eccellente, dura da guidare perché ha pochissimi aiuti elettronici ma è una buona scuola per imparare in fretta divertendosi al contempo. Mancano solo i piloti, cioè sarebbe bello vedere più vetture schierate in griglia, ma purtroppo in questi anni il motorsport sta soffrendo. Personalmente ritengo questa serie vincente perché diverte e fa divertire sia piloti che pubblico, non richiedendo capitali stellari, tutt’altro.»


Potrà quindi l’Auto GP aprirsi un varco e farsi conoscere maggiormente al grande pubblico in tempi brevi?

«Sicuramente! Un campionato che non richiede budget esosi, ti porta in giro per il mondo a correre su tracciati bellissimi e pieni di storia, monoposto sempre divertenti da guidare e che danno la possibilità a noi piloti di darcele di santa ragione in pista per la gioia degli spettatori: tutti fattori che giocano a favore e sinceramente non vedo dei contra. L’anno prossimo? Ancora qua, assolutamente.»

Ci troviamo a Monza, Tempio della Velocità. Quali le emozioni che provi ad essere qui?

«Probabilmente ciò che sto per dire sarà un po’ controcorrente. La trovo una pista che sul dritto, pur andando veloci, regala poche emozioni. Per me è molto più eccitante fare delle curve cieche in quarta-quinta marcia ad oltre 240 chilometri l’ora. È pur vero che sai cosa stai facendo ma al contempo non lo vedi, non sai cosa ti aspetta oltre. Qua è tutto talmente ampio che i dritti risultano essere pause in cui poterci quasi rilassare, prendere fiato e schiarire la mente. Curve chi mi divertono qui sono la Ascari e la Parabolica, perché si entra come dei “pazzi”, letteralmente. Quando abbiamo fatto il briefing a piedi giovedì abbiamo visto il punto di stacco, ma salendo in vettura e percorrendo quel tratto giro dopo giro viene da staccare sempre più in fondo. Giusto per fare un esempio con la Formula Uno, la differenza di frenata è di 20-30 metri più in là per loro. Queste sono emozioni: vedere la sabbia avvicinarsi ma stare comunque sull’asfalto. Il resto del tracciato è bello, ma queste due parti sanno regalare emozioni veramente forti e correre sul circuito di casa è sempre bello.»

Parlaci del tuo Team.

«Prima la squadra era interamente gestita da me, a partire dal compagno di squadra, il quale doveva necessariamente portare degli sponsor ma che col tempo ho capito essere inutile alla mia formazione in quanto pilota e manager al contempo. Alla fine dell’anno scorso abbiamo intrapreso una partnership – rivelatasi poi perfetta –  con Euronova Racing ed i risultati stanno pian piano arrivando. Io penso a correre, i ragazzi del team sono spettacolari in quel che fanno e vorrei continuare così, chiudendo la stagione in crescita arrivando l’anno prossimo con le carte in regola per puntare in alto.»

Il campionato di Auto Gp comprende appuntamenti in tutto il mondo: com’è la tua vita da pilota?

«Un modo per staccare dal lavoro, staccare, partire, è un modo per interrompere la routine quotidiana del lavoro che faccio, e prepararci per l’evento. È bello ad ogni modo. Con il mio lavoro non ho tante ferie o altro, quindi i weekend di gara li vivo come delle mini vacanze e non è assolutamente un peso, anzi, è bello poter guidare su così tante piste. È una gran bella esperienza.»

Nelle trasferte al di fuori dell’Italia ti limiti a stare in circuito o vai a visitare le città prima e dopo il weekend?

«Purtroppo non riesco mai a visitare le città dove vado a correre. Anche perché finite le libere o le qualifiche io vado in albergo a dormire. Ma questo sono puramente io, e ci sono altri che stanno alzati fino alle 4 di notte, però poi con i risultati non so quanto possano andare avanti. Io credo che con un minimo di metodo e costanza e piccole rinunce si possa post porre il fatto di andare a vedere la città ad ottobre o novembre quando tra l’altro i prezzi scendono anche a meno della metà.»

Cosa provi ogni volta che sali a bordo della tua monoposto? 

«Pace dei sensi e voglia di andare più forte degli altri. Quando sono in vettura mi sento a casa mia, quando sono fuori la realtà è più noiosa. Anche se le prendi, e se ti danno delle ruotate e tutto, in quel momento lotti, e lottare è bello perché comunque con la macchina non è facile. Essere in mezzo agli altri dà una bella soddisfazione, è che dura troppo poco.»


Quanto pensi che conti la preparazione fisica e quella psicologica per un pilota? Tu a quale delle due dai priorità?

«Tanto, conta tanto ed è la differenza rispetto all’anno scorso. Mi sono preparato meglio fisicamente e anche “ho fatto i compiti a casa” per quanto riguarda gli errori che vedi dalla telemetria. E mettere a posto tutti i tasselli della preparazione che sono saper guidare, essere allenato, mangiare bene, non fare le 4 di notte tutti i giorni; se si mettono tutte queste cose insieme dovresti essere uno di quelli in lista per combattere per essere là davanti. Poi alla fine parla quello che fai il sabato e la domenica, però se non c’è questo, sicuramente non sei là davanti.»

Qual è il tuo rapporto con i colleghi nei paddock? Ed in pista?

«Non è cattivo, non è buono, semplicemente io rimango qua dentro, concentrato con la mia squadra su tutto quello che devo fare. Comunque non ce l’ho con nessuno e spero che tra tutti quanti ci sia rispetto. Però non faccio né l’amicone né l’esatto contrario, non è quello che mi interessa: il rispetto reciproco è fondamentale, certo, ma non più di quello.»

Hai dei riti scaramantici che “applichi” durante il weekend? 
«Salgo semplicemente sempre da sinistra per comodità.»

Lancia un saluto a tutti i tuoi fan ed agli appassionati di corse!

«Sui fan è un po’ dura perché sono pochi perché la categoria non è ancora molto conosciuta. Spero che qualcuno di quelli che hanno le risorse la fuori possa credere in un progetto molto più grosso di quello che sto facendo adesso. Magari un progetto a stelle e strisce.»

Andrea Villa, Matteo Bramati

Foto: Courtesy of AutoGP official site.

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