Faccia a Faccia: Michela Cerruti
In occasione dell’appuntamento dell’AutoGp a Monza abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Michela Cerruti, un giovane talento italiano, che a breve intraprenderà un’avventura molto interessante: la Formula E.
Raccontaci come hai iniziato a correre? Quale è stato il tuo primo mezzo da gara? Qualcuno ti ha trasmesso questa passione?
«La passione per i motori è sempre stata nel Dna della nostra famiglia: mio padre è stato un grande pilota da corsa negli anni ’70 e mi ha trasmesso tale sentimento non solo con le parole, seppur io allora non fossi nata e da piccola non seguissi molto le competizioni come la Formula Uno. Una volta presa la patente mi sono trovata a mio agio dentro l’abitacolo e per stare con il cuore più leggero mio padre ha preferito iscrivermi ad una scuola di guida sicura con Mario Ferraris (figlio del celebre preparatore d’auto milanese, ndr.), il quale si accorse delle mie abilità al volante e convinse mio padre a farmi entrare nel mondo delle corse. Cominciato il tutto come un “gioco” sono poi arrivati i primi risultati in maniera del tutto inattesa, così nel corso del 2010 ho preso parte al mio primo vero anno da Pilota dopo aver conseguito la laurea, permettendomi così di dedicarmi con tutte le mie forze al mondo delle corse, facendone una ragione di vita.»
Chi ha influito maggiormente su di te nei primi anni della tua carriera?
«Sicuramente mio padre ha avuto un ruolo fondamentale già dalle prime fasi, dove mi apprestavo a compiere i miei primi passi nel mondo delle quattro ruote. Poi è arrivata la famiglia Ferraris con Romeo e Mario: con loro ho corso a bordo di una Alfa Romeo 147 Cup nel Campionato Italiano Turismo Endurance agli esordi.»
Cosa ricordi del tuo esordio nel mondo delle corse?
«Cominciai proprio qui a Monza, pista a cui ero e sono tuttora molto affezionata. Ero davvero molto emozionata poiché entravo in un mondo a me sconosciuto: tutto era nuovo ed anche se potevo vederlo come un semplice inizio, senza troppe pretese, il mio spirito era quello di dare il meglio durante la competizione; sono sempre stata così, molto competitiva sin dalle prime fasi. A causa di ciò la prima emozione “forte” che mi assalì fu il nervosismo, volevo vincere assolutamente anche se ero solo una rookie. Allora fu la scoperta di un nuovo mondo che mi affascinò e mi coinvolge ancora oggi a trecentosessanta gradi.»
Cosa provi ogni volta che sali a bordo della tua monoposto?
«L’Auto GP è una monoposto che dà tanta adrenalina, ti fa rimanere sempre “in apprensione” nel senso che non è mai possibile concedersi un secondo di relax quando si è a bordo di essa, neanche lungo i rettilinei poiché le velocità che raggiunge sono elevate. È sicuramente quella che fino ad ora mi ha colpito maggiormente e provarla qui, nel Tempio della Velocità, è un’emozione ancora più grande non solo per i lunghi rettilinei ma anche per le elevate percorrenze in curve come la Parabolica, dove la velocità d’uscita è tutto. È veramente molto bella.»
In quale campionato finora disputato ti sei divertita di più e perché?
«Direi il BlancPain Endurance GT. Gli ultimi due anni ho corso in questo campionato e ricordo gare come quella di Spa – Francorchamps dove sullo schieramento vi erano 70 monoposto: si guida con il sole e con la luna, c’è il cambio pilota e molte altre cose, piccole o grandi, che rendono il tutto affascinante ed al contempo uno spettacolo per gli occhi di chi ci guarda correre. Anche per chi corre (e non è la sua prima volta) e per i Team stessi una 24 Ore è un appuntamento unico ed irripetibile ogni volta.»
Lo scorso anno Auto GP, quest’anno Auto GP ormai hai superato la fase di rodaggio. Come ti trovi in questo campionato?
«L’anno scorso possiamo considerarlo quasi un caos essere finiti qui, e che bel caso! Ero in un momento dove mi ponevo mille domande sul mio futuro e trovare un Team che mi ha appoggiato (Super Nova International Racing) mi ha dato l’occasione di dare una dimostrazione a tutti che potevo dire la mia anche a bordo di una monoposto a ruote scoperte. Da lì la decisione di investire i miei sforzi in modo concreto a partire da questa stagione, dove stanno arrivando i primi risultati anche se aspiro sempre al top.»
Come trovi il format dell’Auto GP?
«A mio parere è molto buono poiché è un campionato interessante sotto molti punti di vista: le monoposto sono tra loro equilibrate e vanno molto forte, il divertimento non manca per il pubblico perché riusciamo a battagliare, le gare hanno una durata che non annoia e comprendono il pit stop, mescolando ulteriormente le carte in gioco, le gomme sono piuttosto performanti e si può scegliere fra diverse mescole. Il tutto è una buona palestra per i piloti che un giorno potrebbero affrontare altre serie.»
Pensi sia in qualche modo ricollegabile al mondo della Formula Uno?
«Sì, probabilmente il 2014 è l’anno in cui l’Auto GP vi si avvicina maggiormente poiché entrambe le monoposto non presentano un’aerodinamica estrema, sono più lente in curva e nervose da gestire con il nuovo sistema di trazione che deve gestire una coppia molto alta. Per assurdo sembra che la Formula Uno si sia allontanata dalle categorie minori della Gp2 e della Gp3, avvicinandosi al contempo al nostro format, dove le auto sono più scorbutiche e necessitano di maggiore attenzione per essere tenute in pista.»
Sempre collegato al tema della Formula Uno, quest’anno c’è Susie Wolff come terzo pilota della Scuderia Williams. Ti piacerebbe aspirare ad un ruolo come il suo o punteresti dritta al correre una stagione intera?
«Ovviamente opterei per la seconda opzione! (ride). Si è visto come per alcuni essere stati terzo pilota di una scuderia sia stato l’anticamera per poi occupare un sedile per tutta la stagione, in altri casi – meno fortunati – il ruolo è stato di “terzo incomodo” e non è valso nemmeno una sessione di prove libere il venerdì di un Gran Premio. Bisognerà attendere per vedere che ruolo effettivamente avrà Susie Wolff in Formula Uno e non nascondo che mi piacerebbe vedere una donna che abbia la sua chance di correre, sia che sia Simona de Silvestro che io stessa. È chiaramente difficile per tutti arrivare a ciò.»
Il campionato di Auto Gp comprende appuntamenti in tutto il mondo: com’è la tua vita da pilota?
«Io vivo con la valigia in mano, ormai sono abituata a spostarmi in continuazione e questo non mi crea nessun problema. Forse solamente il primo anno di corse, che è stato il più movimentato ha comportato il “cambiamento”. Poi mi sono adattata, al punto che adesso se sto ferma per più di quattro giorni mi viene l’ansia. Girando così riesci a vedere tanti posti e tante culture quindi a livello mentale ti apre tanto questa esperienza.»
Nelle trasferte al di fuori dell’Italia ti limiti a stare in circuito o vai a visitare le città prima e dopo il weekend?
«Non c’è mai tantissimo tempo, e sicuramente mi piacerebbe averne di più. Però ogni tanto se riesco ad attaccare un giorno all’inizio o alla fine del weekend sono contenta. Ho avuto occasione di visitare Budapest, Barcellona, Marrakech, ho corso anche in Nuova Zelanda. Sono andata un po’ dappertutto, ed è ovvio che cerco di ritagliarmi un pochino di tempo per visitare le città, che siano anche solo due o tre ore, ma è chiaro che non è mai facile.»
Possiamo considerare Monza come la tua gara di casa: quali sono le emozioni che provi girando su questo splendido circuito guardando anche ai risultati ottenuti nelle annate precedenti?
«Io sono molto legata a Monza, primo perché è casa mia, e secondo perché è la pista su cui ho disputato la mia prima gara, in cui ho ottenuto la mia prima grande vittoria. Qui sento veramente tanto affetto da parte dei tifosi e anche dei commissari che mi salutano quando passo in pista: sono cose di cui vado molto fiera e mi danno tante soddisfazioni. Inoltre sento una pressione particolare quando gareggio qui, poiché è ovvio che vorrei ottenere un buon risultato che non sarebbe solamente mio, ma di tutte le persone che vengono qui a supportarmi. Monza è una tra le piste più belle al mondo, con alle spalle una storia ricca di episodi famosissimi. È sempre una grande emozione correre qui.»
Una domanda ci attanaglia: ma al giorno d’oggi esiste ancora il cosiddetto “sesso debole”, sia nel mondo di ogni giorno che in pista?
«Esiste più che altro un sesso diverso. Esiste l’uomo ed esiste la donna. Non credo che la donna sia il sesso debole, perché gli uomini sono molto più deboli di noi in tantissime cose. Se mi chiedi di “sesso debole” ti dico di no, ma che ci siano delle differenze a cui nessuno può far fronte è un dato di fatto. Per fortuna donne e uomini sono diversi: ci completiamo. Credo che in ogni aspetto della vita, in ogni lavoro, l’uomo possa dire la sua così come la donna. Gli sport estremi favoriscono la mentalità dell’uomo, poiché è sempre più propensa al pericolo e alla rottura delle regole, mentre la donna è un po’ più ponderata, ma le nostre qualità possono essere estremamente valide nel mondo del motor sport. Quando poi impariamo ad essere un po’ più fuori di testa come siete voi uomini penso che possa essere un mix perfetto.»
Quanto pensi che conti la preparazione fisica e quella psicologica per un pilota? Tu a quale delle due dai priorità?
«La Preparazione fisica conta tantissimo, poiché in macchina siamo sottoposti a delle sollecitazioni estreme e a degli sforzi molto intensi. Noi usiamo tutte le parti del corpo: dalla testa al collo, addominali, braccia, gambe. È uno sport estremamente faticoso a tutti i livelli. Nelle macchine GT per esempio siamo sottoposti a temperature altissime, in macchine come l’AutoGp non abbiamo il servosterzo, quindi è chiaro che l’allenamento è fondamentale e senza di esso perdiamo dei decimi curva per curva che sono totalmente inutili. Io ho cambiato totalmente vita da quando ho cominciato a correre ad alti livelli specialmente negli ultimi due anni, perché mi sono resa conto che o ero al 100% mente e corpo, altrimenti perdevo decimi che nelle classifiche erano fondamentali.»
Hai una persona in particolare da cui trai ispirazione nella vita di tutti i giorni e/o quando corri?
«Ogni volta che mi fanno questa domanda non so bene cosa rispondere. Così di primo impatto ti direi di no. Ci sono stati dei piloti che mi sono piaciuti in determinate fasi della carriera, e più che ad altissimo livello, li trovo negli ambienti delle formule minori, nel DTM ad esempio Farfuss, Spengler, anche Capello è un pilota che ha fatto tantissimo nel mondo del GT, se no in Formula 1 direi Ricciardo, perché sembra quello più umano tra tutti, se no Hamilton è sempre stata la mia passione, per l’atteggiamento e per il modo di fare.»
Hai dei riti scaramantici che “applichi” durante il weekend?
«Non particolarmente anche se ho delle cose che faccio sempre. Generalmente scherzo molto, divento molto scema. Faccio le battute sulle grid girl, butto tutto sul leggero, anche se in realtà sono molto tesa, il ché probabilmente è un modo mio per avere una tregua dalla concentrazione.»
Usi molto i social network e sei una delle più seguite su Facebook e Twitter. In questo modo i tuoi fan possono incoraggiarti tutti i giorni e sentirti un po’ più vicina?
«Si tantissimo, mi arrivano molti messaggi e io cerco sempre di rispondere a tutti, perché poi la gente si arrabbia se non gli rispondi e hanno ragione, perché loro ci scrivono come se noi fossimo chissà chi, quando in realtà io penso di essere talmente normale che non ci sia nulla di così faticoso nello stare lì e spendere del tempo per rispondere a delle persone che ti stanno chiedendo una mano o semplicemente ti stanno facendo un complimento, e stanno usando del loro tempo per te. Quindi cerco sempre di rispondere anche se a volte con ritardi folli, ma ogni tanto mi metto e leggo tutti i messaggi. È chiaro che i social network per me sono un veicolo di comunicazione importantissimo, poiché si viene a creare una rete di rapporti che diventano alla fine una vera e propria comunità. E questo ti permette di avere persone che ti seguono da tutto il mondo: io quando ero in Nuova Zelanda avevo persone che mi guardavano correre di notte tramite internet.»
Lancia un saluto a tutti i tuoi fan!
«Posso solo dire di continuare a seguirmi come fanno perché per me sono importantissimi e lo dico sul serio, non per tenermeli buoni, me perché mi danno un sacco di carica. Quindi ciao a tutti e continuate così.»
Matteo Bramati, Andrea Villa.
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