Faccia a Faccia: Luca Ghiotto
Il giovane pilota di Trident si racconta
Luca Ghiotto, classe 1995, ha iniziato a correre nel 2008 con i kart, per poi passare nel 2011 alla Formula Abarth Series italiana e poi europea. Dal 2012 partecipa anche alla Renault Series 2.0 Alps dove l’anno scorso è giunto secondo in campionato. Quest’anno ha cominciato la sua stagione con le World Series Reanult 3.5, per poi trovare un sedile in Gp3 con il team italiano Trident. L’abbiamo incontrato a Monza, reduce da una bella esperienza a Spa – Francorchamps.
Così giovane eppure hai già corso in due importanti campionati come World Series ed ora Gp3. Raccontaci dal tuo punto di vista le differenze tra queste due categorie.
«Da un punto di vista del chilometraggio percorso a bordo della monoposto le World Series vincono il confronto. È vero che i weekend sono uguali in entrambi i campionati, tuttavia lì si hanno due qualifiche e due gare, quindi un’ora in più per poter girare e conoscere meglio tracciato e vettura. Facendo un raffronto tra le due monoposto direi che le WS sono paragonabili alle Gp2: freni in carbonio, più di 500 cavalli e così via. La Gp3 è invece una serie propedeutica alla Gp2 e per tale motivo non si può fare paragone. La vettura che ho provato a Spa – Francorchamps con il Team Trident mi ha sorpreso per il buon feeling che mi ha saputo dare, il poco drag e le alte velocità di punta, mentre in curva serve una buona dose di esperienza e braccio duro per non uscire fuori.»
Prima apparizione in Gp3 e subito un importante pole position. Possiamo dire tu abbia trovato subito un gran feeling con la macchina?
«Direi di sì. Forse ciò è dovuto proprio al fatto che arrivo da una categoria superiore a questa, dove le monoposto sono più performanti. Inoltre la pista di Spa – Francorchamps mi è sempre stata “amica” e lì ho vinto in qualunque categoria io sia andato. Trovare delle traiettorie ideali con la Gp3 è stato pertanto abbastanza semplice e ne è scaturita una bella pole position, non certamente facile in quanto ho dovuto sopperire alla mancanza di esperienza con tale monoposto a differenza di tutti gli altri piloti.»
Come ti trovi all’interno del Team Trident?
«Sono molto contento di far parte di questo team tutto italiano. Mi trovo bene e sono stato seguito subito dagli ingegneri, che hanno creduto in me e li ho ripagati con una pole. Era il miglior regalo che potessi fare a loro ed a tutto il Team che ha creduto in me.»
L’anno prossimo debutterà un diciassettenne in Formula Uno, Verstappen Jr, un ragazzo addirittura più giovane di te. Molte sono le voci riguardo questo “baby driver” all’interno del paddock. Tu cosa ne pensi?
«Mi trovo d’accordo con chi dice che sia troppo giovane per prendere parte alla massima serie. Certamente non gli mancheranno le doti velocistiche, dono di natura, che lo potrebbero portare ad una buona qualifica o quantomeno ad un buon tempo nelle prove libere, ma in gara sarebbe tutta un’altra cosa. Lì serve avere cuore caldo e mente fredda, esperta e calcolatrice per non commettere errori, anche i più banali che però potrebbero risultare fatali per un buon esito. Correrà per oltre metà stagione essendo ancora minorenne e ciò un po’ mi preoccupa, più che altro pensando al fatto che potrebbe essere solo per riscattare l’immagine della Formula Uno agli occhi del pubblico, anche se ovviamente spero di sbagliarmi in quest’ultimo caso.»
Dal punto di vista fisico, quanto è impegnativa la carriera di un pilota?
«Beh, ovviamente è uno degli aspetti più importanti e complicati del nostro lavoro. Guidare una monoposto non è solo passione ma anche dedizione ed impegno, senza un’adeguata preparazione fisica non si più pretendere di scendere in pista e guidare al 100% durante un intero weekend, o anche una sola manche. Sicuramente non è molto divertente andare ogni giorno in palestra e sollevare pesi, ma è necessario ed ogni pilota lo deve imporre a se stesso perché ha come stimolo quello di migliorarsi sempre, prima muscolarmente e poi una volta sceso in pista a bordo della propria vettura. Pensare poi che si passa dalla mezz’ora delle Gp3 alle due ore della Formula Uno implica anche un carico di lavoro immenso ma che i piloti svolgono proprio per passione.»
Sappiamo che è fondamentale anche la preparazione mentale prima di ogni weekend di gara.
«Ci sono molti modi per concentrarsi: ascoltare musica, schiacciare un sonnellino, rimanere nel proprio motorhome da soli. Io opto per dei mini-break di mezz’ora per distendere i nervi e riprendere le energie, inoltre essendo di breve durata non mi deconcentrano dall’obiettivo. Una volta in piedi poi svolgo degli esercizi di attivazione per esempio saltando la corda. Poi prima di salire a bordo della vettura faccio un po’ di stretching. Una volta partiti occorre aver riflessi sempre pronti e grazie agli esercizi che faccio sono sicuramente più avvantaggiato rispetto a chi non attiva tutti i sensi che ha a sua disposizione.»
Ci troviamo a Monza quindi la domanda è d’obbligo: come trovi il tracciato?
«Al di fuori del fatto che è un onore in quanto italiano potere dire che è il tracciato di casa, qui mi sono sempre trovato bene e divertito. Ho sempre portato a casa dei buoni risultati ed anche grazie a quella spinta in più che il pubblico sa dare si è portati ad andare oltre i propri limiti.
Quale parte del circuito prediligi?
«A partire dall’Ascari fino al rettilineo è la parte che mi piace di più del circuito brianzolo.»
A tal proposito potrai dirci cosa ne pensi riguardo la nuova configurazione della Parabolica, asfaltata per buona parte lungo l’esterno e privata di quella dose di adrenalina che sapeva regalare a chi si spingeva al limite di essa.
«Arrivando da Spa – Francorchamps dove la configurazione è ancora “vecchio stampo”, devo dire che mi dispiace vedere questa curva cambiata perché adesso chi sbaglia è in qualche modo perdonato e può rientrare in pista senza troppi patemi. Inoltre ogni pilota sfrutterà l’asfalto in più per provare ad entrare più forte ed ognuno creerà così una propria linea, generando confusione in gara. Era molto meglio prima.»
Uno dei problemi sorti negli ultimi anni è quello di ridare popolarità all’intero Circus del Motorsport. Cosa bisognerebbe fare a parer tuo per dare nuova linfa a questo sport?
«Sono ancora un rookie di questo campionato per cui posso dire ben poco. Le Gp2 non le ho ancora guidate ma per quanto riguarda le Gp3 il campionato è bello, giovane e divertente. Insomma, lo spettacolo non manca e le basi sono buone, bisogna far capire anche a chi non è esperto e segue solo la Formula Uno che ci siamo anche noi e che sappiamo regalare sane emozioni. Veicolare maggiormente la figura delle Gp2 e Gp3 magari con qualche giro in pista in più durante i weekend piacerebbe sicuramente sia a noi che al pubblico. Dopotutto noi corriamo anche presto ed un normale spettatore pagante non è obbligato a venire a vederci in un orario che per lui è di riposo, specie se è di domenica dopo una lunga settimana lavorativa. Cambiare gli orari adattandoci anche alle esigenze del nostro pubblico sarebbe una bella opzione.»
Siamo arrivati all’ultima domanda ed è quella che facciamo sempre ai piloti che intervistiamo: hai qualche portafortuna o qualche rito scaramantico che fai prima di salire in vettura?
«Se una sessione di prove, qualifiche o una gara va bene cerco di ripetere le stesse cose la volta dopo e nella stessa sequenza, questa è l’unica cosa che faccio.»
Matteo Bramati, Andrea Villa
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