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Dakar | Giorno di riposo: tiene banco la questione navigazione, “rimessa al centro” secondo Castera. Loeb: “È una gara per copiloti”

Oggi è la giornata di meritata riposo per i partecipanti in corsa alla Dakar 2021, spartiacque tra le due metà del rally raid che riprenderà domani con la settima tappa. Ogni edizione porta con sé qualche motivo di discussione, e a tenere banco quest’anno sono stati i problemi di navigazione patiti in questa prima settimana da molti piloti, inclusi quelli di primo piano, con Carlos Sainz – per fare giusto un nome – arrivato a sbottare «Questa non è la Dakar» dopo aver avuto alcuni grattacapo di peso nell’orientarsi, soprattutto nella quinta tappa.

Baumel, copilota di Al Attiyah, commenta i nuovi roadbook elettronici

Non a caso la frazione di ieri è stata accorciata dagli organizzatori di un waypoint e fatta partire un’ora dopo, anche per consentire a piloti ed equipaggi persi per strada in precedenza, ed arrivati molto tardi al traguardo, ad avere il tempo necessario per prepararsi e predisporre i loro mezzi per la tappa successiva. Ricordiamo poi che quest’anno a tutti i partecipanti vengono consegnati i roadbook la mattina stessa della prova e non il giorno prima, mentre hanno debuttato quelli in formato elettronico per gli iscritti nella categoria Auto, non senza qualche critica e malumore per un sistema un po’ macchinoso rispetto alle note cartacee. Mathieu Baumel, navigatore di Nasser Al-Attiyah sul Toyota Hilux (attualmente secondi in classifica dietro a Stéphane Peterhansel, con il qatariota che si è detto deluso anche quest’anno dalle gomme BF Goodrich, per il seconda Dakar di fila inclini alle forature, almeno per il suo mezzo), ha spiegato: «Dal momento che si tratta di un nuovo sistema [testato per la prima volta al Rally Andalusia corso a fine 2020, ndr], coloro che si adattano più velocemente hanno un vantaggio. Infatti i roadbook sono ben fatti, si tratta più che altro di interpretare le note e trasferirle al pilota. Inoltre, devi familiarizzare con il nuovo modo di lavorare sull’iPad […] Nella stessa casella si possono avere due o tre cambi di percorso. Ci sono molte informazioni nella stessa casella – spiega Baumel rispetto ai nuovi roadbook – , anche molto piccole, e talvolta non è chiaro quale indizio prendere per convalidare. La verità è che per questa prima settimana la navigazione è stata molto implacabile e un piccolo errore può costare molto tempo. Quando le note non sono chiare, bisogna rallentare. In quei casi, alzo la mano sinistra. Quando Nasser vede la mia mano allora rallenta, e poi gli do il segnale quando può riprendere. Penso sia meglio rallentare per cinque secondi anziché perdersi».

Sainz: “La Dakar non può essere un rally solo per navigatori”

Un po’ più polemico Sainz, che si è smarrito due volte in questa prima settimana assieme al navigatore Lucas Cruz, perdendo ogni volta una mezz’ora. Il campione uscente della Dakar ha così commentato: «Sono totalmente favorevole alla consegna del roadbook al mattino, ma ci sono sezioni che possono essere interpretate in modo diverso. Tuttavia, si vince e si perde insieme. A mio parere, non possiamo fare della Dakar un rally per navigatori; è necessario trovare un buon equilibrio tra la navigazione e la guida».

Loeb e le difficoltà di navigazione: “Da pilota non posso fare la differenza”

Sébastien Loeb, tornato quest’anno alla Dakar e reduce da una tappa 6 piuttosto sfortunata per un guasto meccanico al suo BRX Hunter di Prodrive (tanto da arrivare al traguardo all’una di notte), ha affermato che in questa edizione il ruolo dei copiloti è più decisivo rispetto a quello dei piloti, come riporta Motorsport.com. «È abbastanza difficile perché le tracce non sono realmente visibili. Le seguiamo ed arriviamo al punto in cui scompaiono e ci sono diverse possibili traiettorie ovunque, e non sappiamo cosa fare. Quindi vaghiamo punto per punto in molte zone rocciose e non è divertente da guidare [con il rischio forature dietro l’angolo, ndr]. Le volte in cui ci siamo persi eravamo su una traccia del percorso, quindi è piuttosto difficile capire cosa fare. Non voglio criticare il roadbook. Bisognerebbe parlarne con il copilota […], ma rispetto al Sud America la navigazione quest’anno è molto più aggressiva. La verità è che come pilota non posso fare la differenza. Faccio quello che mi viene detto di fare. È la gara del copilota, non quella del pilota».

David Castera fa il punto sulla Dakar 2021

Sempre su Motorsport.com, il direttore della Dakar David Castera ha ammesso che la volontà di questa edizione era di «rimettere al centro la navigazione». «Ma anche la scelta del percorso ha fatto la sua parte – ha proseguito -. Sono terreni più difficili e poi è piovuto molto prima dalla gara e questo ha complicato le cose. È una vera Dakar con tappe lunghe, tecniche e soprattutto varie. In ogni tappa abbiamo cercato di inserire ogni volta tutto ciò che l’Arabia Saudita potesse offrire: sabbia, rocce, piste veloci, fuoripista. Siamo contenti di questa settimana con la lotta aperta in tutte le categorie. Nelle auto abbiamo una manciata di minuti tra i primi, nelle moto la lotta è ancora più serrata. In realtà non abbiamo avuto tanti abbandoni, i piloti arrivano ogni anno sempre più preparati».

In effetti quest’anno i ritiri sono stati pochi sino ad ora, con una gara che nelle Auto sembra ormai una questione tra Peterhansel ed Al-Attiyah, con Sainz a fare da terzo incomodo ma con una distanza per ora incolmabile, mentre nelle Moto abbiamo assistito a molti cambi di leadership ed una lotta aperta per la vittoria finale, sebbene ci sia una specie di alternanza in termini di vittorie tra Joan Barreda per Honda e Toby Price per KTM. «Stiamo assistendo ad una bella gara perché ci sono 15 minuti tra il primo e il decimo in classifica – ha commentato Castera -, mentre l’anno scorso arrivati al giorno di riposo c’era un distacco di 20 minuti tra il primo e il secondo. La battaglia è interessante perché ci sono dieci piloti in lotta per la vittoria».

 

Luca Santoro:
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