CIR | Andreucci: “Si può fare di meglio per rendere più mediatico il Campionato” [INTERVISTA]
Il dieci volte campione CIR traccia un primo bilancio di stagione
Il Campionato Italiano Rally è attualmente in pausa dopo il round di Elba, in attesa che gli equipaggi ritornino a gareggiare a fine mese per il primo dei quattro appuntamenti che chiuderanno la stagione, ovvero il Rally San Marino. A metà strada del percorso 2018 abbiamo perciò fatto il punto della situazione con il protagonista non solo di questo CIR, ma di altre dieci edizioni precedenti: Paolo Andreucci, come già accennato decacampione tricolore, quest’anno è a quota tre vittorie nei primi quattro round, ed un secondo posto al Targa Florio; guidato da Anna Andreussi (al suo fianco nell’abitacolo dal 2001 per formare uno dei binomi più vincenti nel panorama rallistico) a bordo della Peugeot 208 T16, Andreucci detiene attualmente 25 punti di distacco dal secondo classificato nella classifica piloti provvisoria del CIR, in attesa della volata finale che partirà tra qualche settimana da San Marino.
Abbiamo compiuto il giro di boa della stagione 2018 del CIR: che bilancio potresti trarre? Nonostante gli ottimi risultati resta qualcosa, a tuo parere, su cui si debba ancora lavorare in vista delle quattro gare che concluderanno il Campionato?
Chiaramente positivo. Tre vittorie ed un secondo sono un ottimo inizio. Non ci sono novità sulla macchina solo piccoli adattamenti per ogni singola gara.
C’è un avversario che potresti ritenere capace di metterti pressione più di altri e persino, per pura ipotesi, rovesciare l’attuale situazione in classifica?
Sono tutti bravi e veloci . La classifica dice che il più pericoloso è Umberto Scandola ma ci sono ancora quattro gare e tutto può cambiare.
Quest’anno il CIR è tornato al format del passato, con i vari round stagionali che sono caratterizzati da una tappa unica, così come lo è la classifica finale (e non più separate come in precedenza). Tu in passato hai polemizzato con i regolamenti che a tuo parere erano inutilmente complicati nei punteggi e non valorizzavano lo spettacolo. A metà strada del Campionato 2018 la strada intrapresa dalla Federazione è quella giusta?
Il regolamento di due gare per ogni rally iniziato due anni fa era confusionario, ed è stato fatto per favorire chi poi ne ha tratto vantaggio. A livello mediatico un casino, non ne avevamo bisogno. Mi sarei concentrato su altro. Ma almeno abbiamo rimediato, per cui bene.
A questo proposito, i continui cambi regolamentari non rischiano di dare una immagine un po’ incerta al Tricolore Rally? Pensi sia necessaria una maggiore concertazione con tutti gli attori interessati prima di stilare le regole che sostengono il CIR?
Ho sempre detto che invece di cambiare le regole dovremmo migliorare la promozione. Fare le gare in funzione dei media. Abbiamo tutto per farlo. E credo si migliorerà, c’è nuova aria e sono ottimista.
Considerando che due dei quattro round rimanenti del CIR 2018 sono su sterrato, tra cui il prossimo di San Marino, quali input hai ricevuto dalla prova su questo tipo di fondo al recente Rally dei Nuraghi e del Vermentino?
Abbiamo provato ammortizzatori e altre soluzioni.
L’anno scorso ti sei espresso a favore di una maggiore dose di spettacolo in punti specifici di speciali anche brevi, che possano essere dotate ad esempio di un tratto con un salto ed una regia ben studiata, elementi che possano catturare l’essenza del rally. Fino ad ora cosa pensi delle prove spettacolo che abbiamo visto nelle prime quattro tappe del CIR 2018?
Come detto ci sono persone che possono migliorare e lo stanno facendo da inizio anno. Diamogli tempo. Le speciali spettacolo “da parcheggio con rotoballe” sono il classico sbaglio di chi non sa scegliere tratti di PS (e ce ne sono) e mettere una buona regia fatta da Acisport in aiuto agli organizzatori. Sono convinto che si farà meglio, ma dobbiamo farlo.
Nell’Arte della Guerra si legge che l’operazione militare vincente è quando prima ci si assicura la vittoria e poi si dà la battaglia. Quanto è stato fondamentale il lavoro svolto sulla Peugeot 208 T16 per farla “maturare”dopo le difficoltà del 2016 e contribuire ai tuoi successi? E quanto invece può pesare l’abilità e l’istinto del pilota, ed il feeling che instaura con la vettura?
Nel 2016 abbiamo avuto problemi soprattutto con l’idroguida nuova e a metà campionato siamo dovuti tornare alle vecchie soluzioni con prestazioni motore inferiori. Ma come vedete è stato solo un problema risolto con la successiva omologazione ed oggi la macchina va molto forte. In Peugeot Italia abbiamo fatto un ottimo lavoro e siamo stati presi di esempio dalle altre nazioni. Pirelli è un partner molto importante e i nostri risultati sono anche merito loro.
E’ ancora viva l’intenzione di affrontare un giorno la Dakar, magari proprio a fianco di Peugeot? Ed in generale il tuo futuro sarà ancora come pilota oppure, vista la tua esperienza, potrai ritagliarti un ruolo dirigenziale in Federazione?
Fare la Dakar mi attira molto ma non è facile i costi sono altissimi. Per il futuro vedremo, sono ancora giovane!
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui