A due settimane dall’appuntamento di Cremona, quarto round stagionale del Suzuki Trophy, abbiamo incontrato i leader della classifica Michele Tassone e Daniele Michi, per fare un bilancio di quanto vissuto finora e buttare un occhio al futuro da equipaggio selezionato dall’ACi/Csai per potersi giocare un posto nel mondiale a partire dal 2016.
Michele, sei partito dai kart per arrivare alle auto da rally. Cosa ti ha fatto capire che le ruote scoperte non erano la tua strada?
Ero molto appassionato… in fin dei conti sono cresciuto con mio padre che correva e seguirlo, tifarlo non ha fatto altro che farmi innamorare di questo sport! Per il resto dopo l’esperienza kartistica non sono mai avuto l’occasione di salire su una formula ma mi piacerebbe farlo.
Pensi che il venire dal Piemonte, notoriamente amante di questa disciplina, ti sia stato d’aiuto?
Per ora non mi ha dato particolari vantaggi, però ho tanti amici e persone che mi sostengono e che vengono dalla mia regione.
Cosa ti ha insegnato l’esperienza dolce-amara del Trofeo Renault Twingo Gordini?
Intanto mi ha permesso di partecipare a bellissime gare a livello italiano e lottare con duri avversari, poi e soprattutto mi ha fatto capire che non bisogna mai arrendersi.
Oggi stai disputando il Suzuki Trophy da più papabile per il trionfo finale. Temi qualcuno in particolare? Come ti trovi con la Swift Sport 1600 a GPL?
Nonostante non mi senta il favorito mi trovo molto bene sia con la macchina, buona nelle prestazioni e nell’affidabilità, sia con il team. I rivali invece sono davvero bravi e difatti stiamo assistendo a gare aperte fino all’ultimo e con distacchi minimi. Il mio augurio è che nella prossima manche lombarda riesca ad ottenere qualcosa di meglio di quanto raccolto alla Coppa d’Oro, ad ogni modo ciò che conta è mettercela tutta, con il massimo impegno!
Pensi che il progetto Aci Team Italia possa davvero rappresentare una mossa vincente per il nostro movimento? Com’è andato il primo incontro che si è tenuto a Vallelunga a metà giugno?
E’ un’iniziativa lodevole e spero che alla fine qualcuno ci creda in modo da poterla tramutare in realtà. Per quanto concerne il primo stage è stato molto formativo e utile per comprendere che non basta essere capaci a guidare per arrivare in alto.
Infine, tu di mestiere fai il cuoco, secondo te quali sono gli ingredienti che deve avere il pilota perfetto?
Non amo espormi penso però che il più importante sia l’umiltà. Senza questo elemento è un po’ come preparare il sugo senza il soffritto, viene buono lo stesso, ma gli manca qualcosa.
Passando alla voce che detta le note. Daniele, tu hai grande esperienza nel campo. Com’è affiancare un giovane che giustamente ha il desiderio di emergere e fare strada?
Non è la prima volta per me. Essendo parte integrante del mio lavoro fare formazione, non solo a livello tecnico ma anche psicologico, è piuttosto stimolante. La soddisfazione è notevole quando arrivano i risultati, allora ti accorgi che chi ha accanto può fare la differenza.
Nello specifico come giudichi Michele e dove pensi possa arrivare?
E’ un’ottimo pilota e sicuramente sentiremo parlare di lui. Per me si tratta di una scommessa e non ti nego che quando scommetto lo faccio solo se sono sicuro della riuscita.
Che consigli gli daresti?
Solitamente si danno e si applicano in prova speciale, c’è da dire che con lui si è creato un ottimo feeling già dalla prima corsa disputata con la Abarth Punto S2000 dove siamo arrivati secondi assoluti dietro ad una più performante wrc. Le mie sensazioni sono anche le sue e questo ci aiuta ad essere ancora più determinati.
E infine quali sono secondo te i suoi punti di forza?
Tanta tanta umiltà e voglia di imparare. Merce rara per le promesse del rallismo italiano.