Dakar | Record di presenze femminili, ma Laia Sanz denuncia il maschilismo nel motorsport
Ecco le piloti alla Dakar 2019
La Dakar 2019 segna un altro passo fondamentale per la presenza femminile nel mondo del motorsport: saranno ben 17 le donne al via il 6 gennaio per competere lungo le dieci tappe in Perù. Tuttavia una di loro, Laia Sanz, ritiene che ci sia ancora molta strada fare per quanto riguarda la mentalità maschilista che resiste, tenace, nei motori sportivi.
Le donne alla Dakar 2019
Prima di arrivare alle parole della campionessa catalana di Trail ed Enduro, vediamo di dare uno sguardo d’insieme alla rappresentanza femminile alla Dakar 2019. Oltre alla pilota che correrà con una KTM 450 la start list prevede la presenza di Cristina Gutierrez, di cui abbiamo approfondito la partecipazione con la Mitsubishi Eclipse Cross Racer T1, mentre citiamo tra le due ruote Sara Garcia su Yamaha WR 450 F per AM Design ed Anastasiya Nifontova sulla Husqvarna 450RR (entrambe in gara senza assistenza), mentre sulla FR 450 Rally troveremo Mirjam Pol e sulla FE 450 Gabriela Novotná; inoltre ci sarà la prima peruviana a correre la Dakar nelle moto, ovvero Gianna Velarde, reduce dalla prova immane che l’ha vista lottare contro un tumore e vincerlo, grazie anche alla forza che le hanno dato le due ruote, come lei stessa ha ammesso. Ci sarà anche la connazionale Fernanda Kanno, anche lei prima donna che giocherà in casa, però in gara nelle quattro ruote con Toyota.
Per quanto riguarda la categoria quad troveremo Suany Martinez, unica donna per quanto riguarda la categoria Can-Am, e nelle Side by Side troviamo il duo formato dall’italiana Camelia Liparoti e la copilota spagnola Rosa Romero, a bordo del Yamaha YXZ1000R per C.A.T. Yamaha Racing. La Liparoti l’abbiamo conosciuta nei quad e in carriera con questo mezzo riuscì anche ad entrare nei primi dieci della Dakar. A proposito di binomi, citiamo l’altro equipaggio tutto al femminile composto dalle tedesche Annett Fischer ed Andrea Peterhansel (moglie del tredici volte campione del rally raid sudamericano, Stéphane), a bordo del buggy modello Maverick X3.
Su Toyota troveremo Andrea Lafarja, mentre citiamo ancora le presenza di Olga Rouckova ed infine Elisabert Hendrik e Florence Deronce per quanto riguarda i camion.
Il ritorno di Laia Sanz alla Dakar dopo la malattia
Ma torniamo ora a Laia Sanz, pilota con un curriculum da far girare la testa: 13 titoli mondiali nel Trial, 5 Mondiali Enduro, 10 trionfi Europei nel Trial e per sei volte trionfatrice nel Trail delle Nazioni. Un’autorità nella sua disciplina che si è tolta anche la soddisfazione di essere al via della Dakar sin dal 2011, partecipando sino ad oggi a tutte le edizioni ed ottenendo come miglior risultato il nono posto nel 2015.
La Sanz si prepara così alla sua nona partecipazione al rally raid dopo aver superato alcuni mesi molto difficili che avevano messo in discussione sia la Dakar che la propria carriera: la catalana infatti quest’anno ha contratto sia la mononucleosi che la cosiddetta Febbre Q, un morbo infettivo trasmesso dagli animali e che può provocare gravi danni al fegato nonché l’endocardite. Pur non potendo partecipare ad una gara preparatoria fondamentale per competere alla Dakar quale è il Rally del Marocco, la Sanz alla fine ha potuto confermare la sua iscrizione ed essere al via il prossimo 6 gennaio da Lima, seppur dovendo saltare anche i test con KTM. Certo, lei stessa ha ammesso che quello che ha passato è stato peggio di un infortunio, perché in quel caso – ha spiegato – c’è la riabilitazione ed il lavoro in palestra, mentre una infezione del genere l’ha costretta ad uno stop totale di tre mesi per via della neuropatia che le ha generato.
Laia Sanz contro il maschilismo nel motorsport
L’ennesimo miracolo della volontà in ambito sportivo dimostra la tempra di questa ragazza, il cui carattere schietto l’ha portata ad esprimere la propria riflessione sulla presenza delle donne nel motorsport. Nelle dichiarazioni riprese dal canale tv spagnolo La Sexta e dal quotidiano sportivo Marca, Laia Sanz ammette come la situazione sia migliorata rispetto a quando aveva iniziato nella sua carriera, ma al tempo stesso si dice convinta che i motori sportivi sia ancora troppo «machisti», un mondo ancora maschilista insomma. La cosa si nota, prosegue, anche dai dettagli come quando le chiedono com’è per una donna stare al bivacco, «ma non c’è alcuna differenza tra uomo e donna: siamo noi a porre queste differenze».
Ai microfoni de La Sexta, in particolare, la Sanz ha spiegato che a volte una donna come lei può sentirsi sopportata dai colleghi maschi, se non mal tollerata. «A qualche pilota maschio dà fastidio il fatto che una donna possa vincere: il primo anno magari potevano trovare divertente il fatto che ci fosse una pilota femmina e vedere se riusciva a terminare la gara; poi quando inizi ad ottenere dei bei risultati non si divertono più di tanto» ha rivelato amaramente la pilota che viaggerà con un bagaglio di 150 kg, materiale spedito dalla squadra sulla nave alcuni mesi prima escluso (Laia Sanz invece avrà con sé indumenti, tecnici e non, un buon asciugacapelli per evitare problemi cervicali con i capelli bagnati, un gilet con airbag che farà per la prima volta la sua comparsa nel suo equipaggiamento ed altre cose come tablet, libri, integratori alimentari e una medaglia di Sant’Antonio donatele dalla nonna).
¡Aquà podéis ver el video entero!https://t.co/a614kRiqrK
— Laia Sanz (@LaiaSanz_) 27 dicembre 2018
Tornando alla vexata quaestio della presenza femminile nel motorsport, le 17 colleghe alla Dakar 2019 sono un buon passo avanti, ma secondo la catalana non basta: «Siamo ancora in poche, il numero di iscritte è comunque basso», continua la sua disamina. La Sanz è comunque fiera di essere una paladina per l’uguaglianza: «Sono più orgogliosa [di rappresentare le donne nel motorsport e di ispirare i più giovani, ndr] che dei titoli conquistati».
Crediti Immagine di Copertina: Pagina Facebook Ufficiale Laia Sanza
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