Wheels&Heels, la voce del Motorsport femminile [INTERVISTA]
Parola ad Anna Mangione, fondatrice di Wheels&Heels
I social networks, al giorno d’oggi, sono un’inestimabile fonte di incontri ed opportunità di conoscere le vite ed i progetti di chi ha una passione irrefrenabile. È il caso di Anna Mangione, nata in una famiglia che viaggiava a pane ed olio motore, che ho avuto modo di intervistare dopo una breve chiacchierata virtuale. Il suo progetto si chiama “Wheels&Heels”, ossia “Ruote&Tacchi”. Un binomio ossimorico, ma rende bene l’idea del chi e del cosa racconta: le donne e le loro carriere nel Motorsport. In questa lunga intervista abbiamo cercato di estrarre il passato, il presente ed anche un accenno di futuro sulle presenze in rosa che indossano il casco o si siedono al muretto. Con un solo scopo: vincere.
Anna, anche grazie all’avvento dei social networks hai avuto modo di far conoscere “Wheels&Heels”. Puoi spiegarci nel dettaglio di cosa tratta questo tuo progetto?
Wheels&Heels è un progetto partito prima dell’estate e nasce dall’idea, che nutrivo da un po’ di tempo, di dare voce alle storie delle donne del Motorsport mediante una breve e semplice intervista a cuore aperto. Sono moltissime e sempre in aumento le quote rosa nel mondo dei motori presenti in ogni ambito (direzione sportiva, pilota, commissari, meccanici, ingegneri) ma al di là di quello che è il loro operato in campo, non si sa molto. Trovo interessante poter conoscere il dietro le quinte, da dove nasca la loro passione e come vivono la loro attività. La mia curiosità è nata proprio dalla volontà di conoscere le altre donne che condividono con me questa passione e questo stile di vita, con l’obiettivo di creare una community rosa. Spero di poter sviluppare questo progetto sotto diversi aspetti e spero che saranno molte le donne del Motorsport a voler condividere la loro storia con tutti noi!
La tua vita del resto è sempre stata vicina al mondo del Motorsport in generale, sin da quando eri bambina. Non è così?
Sì, vivo di motori e ammetto che non riuscirei a starne senza, è una grande passione. La mia vita azzarderei. Sono nata in una famiglia che io nomino essere “racing” perché i motori sono sempre stati nell’aria di casa. Mio papà lavora nel Motorsport da 40 anni, si occupa della parte meccanica delle vetture, ha corso in kart, poi qualche gara in monoposto e la triste realtà di non poter proseguire come pilota ma di poter comunque mantenere viva la passione, sviluppando una carriera da tecnico. Le categorie e i campionati in cui ha lavorato sono davvero tanti, questa passione l’ha portato a girare il mondo. Era il suo sogno, il motivo per cui dalla Sicilia giovanissimo si era avvicinato a Monza e Milano. Tramite i suoi racconti e discorsi sono cresciuta a pane e motori, scadenzando gli impegni in base alle gare che non mi volevo perdere e preferendo il paddock a una domenica al lago.
La mia passione è sfociata in un lavoro quando mi propose l’idea di dare vita a un team, l’MG Motorsport, in cui lui era direttore tecnico ed io mi occupavo della logistica, della direzione sportiva e addetta stampa, fresca di studi in management e marketing, e mia mamma si occupava del lato amministrativo, organizzativo e del catering. Eravamo un team familiare, ma in fondo ogni famiglia è un team, solo che noi lo siamo a tema racing. Siamo partiti dalla F. Junior fino ai prototipi: sacrifici, decisioni importanti, ma quando il motore è la passione tutto si supera e le soddisfazioni arrivano. Abbiamo vinto due Campionati Italiani di F. Azzurra con Alberto Cerqui e Edoardo Liberati, un Campionato Italiano Prototipi con Marco Visconti e siamo vice-campioni italiani nel Campionato Italiano Prototipi con Davide Uboldi.
Una piccola realtà che aveva raggiunto il suo sogno e grandi obiettivi. Oggi il team non esiste più, io lavoro in ufficio mentre mio papà continua la sua attività da tecnico in GP3.
Da Direttore Sportivo, confrontandoti con i tuoi colleghi di sesso opposto – se ne hai avuta occasione – hai mai riscontrato delle differenze nel modo di operare sul campo?
Si sia nel paddock sia nei briefing e riunioni c’era modo di confrontarsi e di cogliere un po’ i comportamenti. Sul campo non ho notato grandi differenze nel modo di approcciarsi al lavoro, se non nel fatto che per le donne è necessario lavorare molto di più e essere sempre più attente e preparate, perché in un ambiente prettamente maschile si aspettano che il gentil sesso ne sappia meno. Quindi bisogna essere sempre un passo avanti e “studiare” molto di più ogni mossa e aspetto che possa essere utile. Rimango comunque del parere che la direzione sportiva, così come l’attività di addetto stampa e pubbliche relazioni, è un ruolo che ben si addice a esponenti femminili, in quanto più accurate nei dettagli e programmate nell’attività, comunicative e mediatrici. Ecco perché sempre più spesso si vedono delle donne ricoprire questa mansione.
Grazie a Wheels&Heels chi hai già avuto occasione di incontrare ed intervistare?
Preferirei che i soggetti siano scoperti man mano. Posso dire che avendo iniziato poco prima dell’estate, attualmente ne sono state pubblicate due, ma ho un a folta lista di contatti e altre interviste in pubblicazione proprio in questi giorni.
Ambisco a voler far conoscere storie di nomi che già si sentono e che ricoprono posizioni di rilievo, ma anche storie di chi, militando nell’infinito mondo del Motorsport nei diversi campionati e squadre, non ha ancora avuto la possibilità di farsi conoscere e possa cosi raccontare di sé.
Posso dirvi di seguire Wheels&Heels sui social come Facebook e scoprire man mano le donne che si racconteranno, di sicuro saranno di diversi ambiti e si andrà anche al di fuori della pista.
Al momento Tatiana Calderon è l’unica presenza femminile in una serie mondiale come la GP3. È arrivata a punti quest’anno, tu come vedi le sue prestazioni?
Penso che sia cresciuta davvero tanto e si sta meritando i risultati che sta ottenendo, seguo molto da vicino le gare di GP3 e dà del filo da torcere ai maschietti senza alcun dubbio. Lotta fino alla bandiera a scacchi con determinazione e grinta, si comporta bene in bagarre, difende e attacca, ha lavorato bene e molto e ora raccoglie i frutti di questo percorso. L’unica cosa è la tempistica, ci sta mettendo un po’ troppo tempo ad emergere, ma ha un grande potenziale che in queste ultime stagioni e ultime gare della stagione sta emergendo sempre di più. Spero di vederla a podio in una delle ultime gare della GP3 Series.
Pensi che in un futuro non troppo lontano si potrà smettere di stupirsi se sotto al casco si cela una presenza femminile, al pari degli uomini che da sempre corrono senza alcuna disparità?
Lo spero, ma questo dipende molto dalla qualità e dalla quantità, bisogna seguire fin dalla tenera età quelli che possono essere i soggetti con potenzialità e talento. Qualcosa fortunatamente si sta muovendo negli ultimi anni. Penso che fino a quando saranno poche le ragazze presenti in pista, sarà più difficile accettare che una donna possa correre e avere le stesse capacità di un uomo alla guida. Bisogna abituarsi, solo così si smetterà di avere stupore e aumenteranno coloro che, abbassando la visiera, non si cureranno di competere con un uomo o con una donna, ma con un altro pilota che lotta per la stessa posizione e per la vittoria proprio come lui.
Michelle Mouton e Lella Lombardi, due esempi di talento e grinta femminile applicata ai Rally ed alla F1. Non pensi che se ne parli troppo poco e con un approccio sbagliato, ossia ricordate “solo quando fa comodo”?
Sì, spesso gli esponenti femminili del passato vengono riesumati a convenienza, solo in occasione di ricorrenze che le riguardano o che riguardano le donne genericamente. Bisognerebbe raccontarne di più nella quotidianità, al pari degli esponenti maschili. Con l’aggiunta che sono uniche nel loro genere, raccontandone vita e meriti sportivi.
Per Michelle Mouton le possibilità di conoscerne di più ora sono maggiori, grazie alla commissione FIA “Woman In Motorsport” di cui è presidentessa, ma del suo storico nel dettaglio, si può saperne solo se si è appassionati e se ne va alla ricerca. Sarebbe molto bello che le storie di entrambe fossero più alla portata di tutti e raccontate anche come un traino, per introdurre le storie e i meriti delle nuove leve, sia in circuito sia nei rally.
Vorremmo che lanciassi un messaggio – rivolto soprattutto alle nostre lettrici – che vorrebbero iniziare una carriera nel mondo del Motorsport.
Volentieri! Indipendentemente da quello che vorreste ricoprire nel mondo del Motorsport, mi sento di dire che questo è un mondo di passione, molto difficile, in cui è necessario sempre lottare ed evolversi. È uno spaccato di vita reale in cui tutto viene vissuto a grande velocità e all’ennesima potenza. Quindi se decidete di intraprenderlo siete già delle guerriere, alla luce di questo servirà essere sempre più determinate e motivate per cercare di raggiungere il proprio obiettivo.
Non demoralizzatevi e non abbandonatelo ai primi ostacoli, anzi vedetelo come incentivo a far meglio e a superare voi stesse. Se devo parlare rivolgendomi a chi ha come suo sogno quello di vivere nell’abitacolo, ricordate di avere le stesse possibilità e capacità di tutti, con un focus: un piede pesante non fa un cervello pesante. Quindi sempre mente lucida e ragionate su ogni gesto, non lasciatevi sopraffare da chi ritiene le donne pilota una minoranza, perché non lo siete. Anzi continuate a “dare to be different”, lì si cela la vittoria!
In questi ultimi anni anche la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) sta promuovendo l’ingresso delle donne nelle quattro ruote, dai kart sino alle monoposto. Come pensi stiano operando?
Penso che sia un grande progetto che cresce sempre di più, proponendo diverse iniziative. Il fatto che nasca direttamente dalla Federazione evidenzia come ci sia l’estremo bisogno di incentivare e tutelare la presenza femminile nel mondo dei motori sotto qualsiasi forma. È importante che venga rappresentato il lato rosa ai piani alti per farsi direttamente promotore del Motorsport femminile fin dai primi passi. Veramente interessante è il progetto ”Girls on Track“ che segue le giovani promesse fin dal kart e “Women in Engineering”.
Sia la commissione “Woman in Motorsport”, nata dalla FIA, e sia “Dare to be Different” (D2BD), l’iniziativa congiunta tra Susie Wolff e la Motor Sports Association (presto in una delle interviste di Wheels&Heels una donna del Motorsport ci parlerà di D2BD), si stanno impegnando a fondo a livello internazionale. Mi spiace vedere poco coinvolta l’Italia, ma spero che ben presto sia più attiva sotto questo aspetto.
Penso ci sia molto da fare, ma quella che stanno percorrendo è la strada giusta. Dovrebbero essere create sempre più iniziative per promuovere l’avvicinamento e lo sviluppo di carriere nel Motorsport di donne e ragazze e, aspetto al pari importante, questi progetti devono essere più pubblicizzati e resi noti il più possibile, affinché tutte le interessate e curiose possano beneficiarne e parlarne.
Crediti Immagine Copertina: Paolo Lavizzari, gentile concessione di Anna Mangione
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