Faccia a Faccia: Sharon Scolari
Nel venerdì del primo weekend di Luglio ci siamo recati presso l’Autodromo Nazionale di Monza, dove si sono tenute tappe di campionato tra categorie diverse: dalla Clio Cup Italia, al Targa Tricolore Porsche sino alle monoposto del Formula Renault 2.0 Alps. La nostra attenzione è stata però colta da un nuovo campionato che negli ultimi tempi sta riscuotendo un ottimo successo e si sta facendo conoscere al grande pubblico anche grazie ai social networks. Stiamo parlando della “Lotus Cup Italia”, che per il 2014 ha previsto un calendario di sei gare a partire da Giugno sino ad Ottobre e con all’attivo ben 14 vetture, modello Elise, della assai nota casa inglese.
Abbiamo avuto il piacere di apprendere molto di questa nuova serie dall’intervista con una dei protagonisti di questo campionato: Sharon Scolari. Classe 1994 è alla sua prima esperienza in questo trofeo, supportata dal Team ScoRace. La attendiamo mentre analizza i dati raccolti dopo le prove libere della mattinata con grande attenzione, dopodiché viene verso di noi accogliendoci con un grande sorriso ed una calorosa stretta di mano, ha così inizio la nostra intervista. Ecco cosa ci ha raccontato questa giovane promessa.
Raccontaci come hai cominciato a correre. Qualcuno ti ha trasmesso la passione per i motori?
«Ho iniziato con i kart quando avevo più o meno undici anni,è stato mio padre ad introdurmi in questo mondo. Il fattore che suscitò in me la voglia di correre in auto fu proprio lui in quanto ebbi diverse occasioni di vederlo correre con una Renault Sport Spider nel campionato GT. Non ho mai avuto un kart tutto mio per cui ho sempre preso parte a competizioni private, mai a gare ufficiali di campionato, mentre adesso quando ne ho la possibilità vi partecipo volentieri. Quando avevo quattordici anni mio padre ha ricominciato a gareggiare nel campionato Coppa Italia per farmi vedere cosa volesse dire correre a bordo di una vettura da competizione. E così a sedici anni ho cominciato a correre anche io con le Legend Cars.»
Parlaci di questo campionato a cui hai preso parte fino all’anno scorso.
«Le monoposto Legends sono tutte di importazione, arrivano dagli Stati Uniti e sono definiti come prototipi monoposto. Hanno gomme intagliate per cui è impossibile utilizzare gomme slick a causa dei problemi di varia natura che ne sarebbero sorti. Sono conosciute a livello globale ed in Europa stanno riscuotendo un buon successo ultimamente, tanto che nel 2012 sono giunte in Italia. Ho preso così parte a questo campionato sin da subito per imparare a guidare la macchina, capirne il comportamento e fare quanta più esperienza possibile in quanto queste vetture erano totalmente sconosciute qui e pertanto non vi erano punti di riferimento. L’anno scorso c’è stato un vero e proprio campionato ed alla fine di esso ho vinto la categoria Rookie (miglior esordiente, ndr.), mentre in generale sono giunta quarta. Le vetture che hanno preso parte al campionato erano ben quindici ed i piloti una ventina, poiché c’era chi si presentava con vettura propria a tutte le gare di campionato e chi con quella a noleggio solo ad alcuni round del campionato.
È stata una bella esperienza perché le macchine sono molto difficili da guidare soprattutto in piste tecniche: differenziale è al 98%, gomme intagliate,trazione posteriore, peso inferiore ai 500 kg e motore derivante dalle moto le rendono imprevedibili ed al contempo divertenti da pilotare. Sono state due stagioni molto utili ed un’ottima “palestra” d’allenamento, di fatto salendo sulla Lotus quest’anno non ho riscontrato grandi difficoltà ed ho preso subito confidenza.»
Parlaci della Lotus Cup Italia. Come trovi il format di questo nuovo campionato?
«È un po’ tutto nuovo per me devo dire, perché adesso che ho finito il periodo di apprendimento con le Legends mi trovo all’interno di un vero e proprio campionato. La Lotus Elise Cup PB-R sviluppata da P.B Racing in collaborazione con Hexathron Racing Systems mi ha messo sin da subito a mio agio, è ben equilibrata e posso dire di averla sentita sin da subito “mia”. La tenuta di strada è eccellente e trovo che impostare le curve con questa Lotus sia possibile per tutti, poiché il regolamento consente di apportare determinate regolazioni – altezze, camber e convergenza per esempio – che permettono al pilota di adattare la Lotus Elise Cup PB-R al proprio stile di guida, ma la differenza poi in pista la fa chi guida e non è merito della vettura. È stata molto determinante per me questa possibilità contrariamente alle Legends, dove il regolamento permetteva fin troppe modifiche, andando così a snaturarne il valore reale di un pilota. Altra cosa che mi ha acchiappato e portato ad iscrivermi alla Lotus Cup Italia è il monomarca perché come appena detto chi fa alla fine la differenza è proprio la persona al volante, non una differenza di potenza.»
Quali sono le emozioni che provi a bordo della tua Lotus Elise Cup PB-R durante un weekend?
«Il sabato è come di consueto giorno delle qualifiche e penso siano importanti almeno quanto la gara: riuscire a piazzarsi nelle prime file vorrà dire avere maggiori chance di giocarsi il podio. In quei momenti ho una grande tensione addosso e le emozioni provate sono fortissime quando poi mi trovo la domenica in griglia, poco prima dello spegnersi dei semafori. Poi per fortuna svanisce e riesco a concentrarmi una volta partiti!»
Ci troviamo a Monza, Tempio della Velocità. Quali le sensazioni che provi essendo qui?
«Diciamo che questa la vivo come la mia gara di casa, perché pur essendo svizzera – del Canton Ticino – mi sento molto vicina a questa splendida pista. Sin da piccola venivo qui per assistere alle gare di Formula Uno e quando finalmente questa mattina ho potuto assaggiarne l’asfalto con la mia vettura, vi dirò, il primo giro è stato davvero molto emozionante! Dentro di me ho gridato “Sì, sei proprio sul circuito di Monza!” ed inizialmente ho fatto fatica a metabolizzarlo dentro di me, perché prima vedevo altri piloti corrervi mentre adesso sono io la protagonista e la trovo una cosa eccezionale. Anche se erano soltanto delle prove libere le emozioni provate sono state tantissime e bellissime.»
Possiamo considerarlo il tuo tracciato preferito o ve ne sono altri che ti hanno colpito?
«Sto ancora imparando a conoscere i diversi circuiti per cui non saprei dire se ve ne siano altri oltre Monza. Il circuito brianzolo si ha la fortuna di conoscerlo anche grazie ai videogames ed è uno dei quali gioco anche più spesso quando posso (ride, ndr.), però è la prima volta che giro veramente su questi circuiti. Inizialmente quello di Adria, adesso qui e poi Magione e così via. Non posso adesso fare una classifica dei tracciati che più mi piacciono senza prima averli affrontati, posso dire che a Monza mi trovo bene perché è la mia gara di casa e dove ho visto moltissime gare tra cui quelle di Michael Schumacher. Una volta testati gli altri circuiti potrò dire quale mi ha colpito maggiormente dal punto di vista tecnico, ora come ora mi è impossibile dirlo.»
Ti piace correre sul bagnato? Quali sono le caratteristiche fondamentali per essere veloci in queste condizioni?
«È una bella domanda, perché non ho ancora provato la Lotus su asfalto bagnato. Sarà un in’incognita anche per me quando accadrà ed anche se qui a Monza questo venerdì il tempo pare non essere dei migliori spero non piova alla fine. Se invece dovesse accadere farei affidamento alle mie precedenti esperienze a bordo della Legend, in quanto quella l’ho guidata in condizioni avverse e ricordo come fosse difficile da gestire. Però sono sempre riuscita a tenerla in pista e con la Lotus mi aspetto di fare meglio in quanto è più stabile.»
Com’è il rapporto in pista con i colleghi dell’altro sesso? Ed invece a motori spenti?
«Ad inizio campionato si è tutto molto “amici” e devo dire che dopo due gare posso dire come tutti i concorrenti siano corretti dentro e fuori la pista, per cui il clima è ideale e disteso. Negli anni precedenti invece di problemi ce ne sono stati tanti, molti dei quali l’anno scorso: più volte mi sono trovata davanti ai miei colleghi maschi ed a loro ha dato fastidio, con dimostrazioni più o meno evidenti di ciò. È ovvio che nessuno faccia favori ai propri avversari, figuriamoci quando è una ragazza a confrontarsi con te. È capitato che essendo io una “Lady” mi sia trovata la porta sbattuta in faccia anche più duramente di quanto si farebbe. Recentemente ho letto le interviste a Michela Cerruti ed ho capito di non essere l’unica purtroppo! Sbaglia chi pensa che essendo io una ragazza faccia meno fatica, niente di più sbagliato. Per me è cento volte più difficile.»
Com’è la tua vita da pilota? Cosa fai per tenerti in allenamento?
«Dunque, la vita da pilota la vivo specialmente nei weekend di gara, perché nella vita di tutti i giorni c’è il lavoro e ora la scuola, quindi non è che ci pensi tanto. Ci penso di più la sera quando torno a casa e devo fare gli allenamenti. Mi alleno in palestra, faccio cardio, faccio muscolatura. Nei periodi fuori campionato cerco di fare più allenamento possibile, praticamente tutti i giorni; in questo periodo di inizio campionato è lo stesso in relazione q cosa la macchina mi permette, se magari devo mettere a posto qualcosa.»
Quanto conta la preparazione psicologica per un pilota?
«Si, quella è la parte più importante, se uno riesce ad arrivare rilassato alla gara, ha già fatto metà del lavoro, se inizi già ad arrivare teso con mille problemi rischi di entrare nelle prove libere e fare disastri. Sei tutto teso, non riesci ad avere una guida sciolta e allora fai errori. Tutto ciò dipende anche dalle presone che hai attorno, se hai persone che ti aiutano riesci ad arrivare rilassato, al contrario hai gente che ti mette i bastoni fra le ruote rischi di iniziare male il weekend e rimediare è difficile.»
Che ruolo ha la famiglia nella tua carriera?
«Direi che è importantissima, perché tutto il mio team è composto dalla mia famiglia e dai miei amici. Infatti io corro con mio padre, che mi aiuta molto specialmente nella messa a punto della macchina, io cerco comunque di aiutare quando posso fare qualcosa. Poi mia mamma, mia sorella, il mio ragazzo, tutti mi seguono quando possono, anche per cose semplici come prendere i tempi e per aiutarmi in pit lane.»
Tu sei di nazionalità svizzera, la Sauber è l’unico team svizzero in Formula 1, pensi che in futuro potrebbero esserci interessamenti reciproci? (Simona de Silvestro)
«Io sono stata molto felice quando ho saputo che Monisha aveva preso in mano le redini del team e ancor di più quando ho letto dell’ingaggio di Simona. Avere un team svizzero completamente al femminile mi ha fatto decisamente piacere. Mi sembra però un po’ presto per pensare ad avere dei contatti con la Sauber, anche perché la Formula 1 è la Formula 1 ed è molto in là, però sarebbe veramente una bellissima cosa, perché fare come aveva fatto la Mercedes, un team completamente tedesco, in questo caso sarebbe svizzero, sarebbe veramente il top.»
Utilizzi molto i social networks per comunicare coni tuoi fans?
«Diciamo proprio che io utilizzo al 90% quelli per comunicare, attraverso la mia pagina Facebook, inizialmente creata per gioco, alla fine si è dimostrata estremamente funzionale, poiché la maggior parte dei miei fan mi seguono lì. È molto bello poter condividere le tue esperienze in pista e tutta la fatica che fai e vedere che da una parte è ripagata. Il sostegno dei fans è veramente importante, quasi nessuno dà loro questa importanza ma secondo me è la base.»
Ci sono dei riti scaramantici che fai prima di salire in vettura? Hai dei porta fortuna?
«Ho il braccialetto che mi ha regalato una responsabile della Pirelli che devo sempre portare in gara, così come quello che ho sempre avuto da quando ero piccola. Poi ci sono le scarpe che mi hanno regalato al compleanno: prima ne avevo un altro paio e ogni volta che le indossavo succedeva qualcosa, ora metto solo quelle nuove.»
In questa categoria corre Ivan Capelli quando è libero dalle telecronache della Rai, hai già avuto modo di imparare qualcosa da lui?
«Ti dico che sono stata contentissima dai avere conosciuto Ivan Capelli, perché è veramente una persona di cuore. La prima volta che mi ha visto alle libere ad Adria, mi ha detto “ per qualsiasi cosa tu abbia bisogno chiedimi quello che vuoi”. Infatti poi gli ho chiesto un po’ di consigli sulla questione della staccata, sull’ABS, sulle partenze e lui mi ha risposto sempre in maniera utile e poi sono riuscita a riprodurre quello che mi aveva detto di fare in gara.»
Ti ispiri a qualche pilota del passato quando corri o hai comunque un mito da cui trai ispirazione?
«Il mio mito è senza dubbio Michael Schumacher. Io non sono la tifosa che segue la scuderia, ho sempre seguito Schumacher anche quando gran parte della gente gli andava contro quando era in Mercedes. Un pilota che è riuscito a trasmettermi così tanto come ha fatto lui non c’è, seguo la Formula 1 per cercare un altro Schumacher, ma per ora non lo vedo. Spero magari in una donna!Spero un giorno di ispirarmi ad una donna, e ti dirò che la Cerruti non è niente male.»
Cosa hai in programma per il tuo futuro?
«Adesso mi voglio concentrare solo sulla Lotus Cup, cercando di fare bene. Anche perché il condurre bene un campionato ti apre numerose possibilità. Ora sono concentrata solo sulla mia Lotus!»
Lancia un messaggio ai giovani piloti (ragazze in particolare!) che vorrebbero intraprendere una carriera simile alla tua!
«Non mollate, soprattutto all’inizio, perché l’inizio è la parte più difficile. Quando sei fuori e non corri dici “è tutto bellissimo” poi quando cominci vedi quanti sono gli impegni, le difficoltà e tutto il resto. L’importante è correre con la passione, perché se c’è quella è perfetto, ma se manca non vale neanche la pena iniziare.»
Matteo Bramati, Andrea Villa
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