Non c’è proprio pace per il campionato WRC 2020, alle prese con le conseguenze della pandemia. Se da un lato il Mondiale Rally è riuscito a far disputare tre appuntamenti in un anno in cui molte serie motorsportive (una su tutte, la F1) non erano neppure riuscite a partire, adesso sembra stia pagando pegno vedendosi cancellare o rinviare una gara dietro l’altra – e mentre gli altri campionati, uno su tutti la F1, ironia della sorte si apprestano invece a ripartire.
Il sito DirtFish, che aveva azzeccato il poi confermato annullamento del Rally di Nuova Zelanda (sorte che hanno subito i round precedenti del Portogallo, Safari in Kenya e Finlandia) riporta che è ormai imminente l’annuncio della quinta cancellazione nel calendario del WRC 2020. Questa volta dovrebbe toccare al Rally GB, o Rally del Galles a dir si voglia.
Rally del Galles 2020, i motivi dietro la presunta cancellazione
L’evento navigava già nell’incertezza, pur con la macchina organizzativa per mettere in piedi la gara del prossimo 29 ottobre-1 novembre a pieno regime. La Gran Bretagna ha pagato un prezzo molto elevato in termini di Covid-19, con 286.000 contagi totali ed oltre 40.000 morti, un funereo record europeo. Chi sbarca nel Regno di Sua Maestà la Regina dovrà rispettare un periodo di due settimane di quarantena, e già ci troviamo di fronte ad una misura che, a patto di deroghe, se mantenuta sino all’autunno creerebbe dei problemi al Rally GB.
Ma la mina che potrebbe far saltare l’evento è la decisione del primo ministro gallese Mark Drakeford di sigillare i confini della sua nazione nei confronti dei turisti, forse anche in autunno. Pur aprendo ad un allentamento delle restrizioni interne se continueranno a scendere i contagi, c’è il rischio che le misure intraprese per evitare una seconda ondata potrebbero riverberarsi negativamente sul Rally del Galles.
Drakeford, riportano i media nazionali ripresi anche da DirtFish, vorrebbe infatti aprire all’eventualità di “sistemazioni autonome” per i turisti, anziché rendere disponibili gli hotel. Chi entra in Galles, insomma, dovrà stare in una stanza o appartamento senza condividere parti in comune, cosa che renderebbe un inferno logistico un evento come la tappa del WRC. Nulla è ancora deciso, ma è una ipotesi allo studio: ma se si superasse questo scoglio, ci sarebbe da vincere anche la ritrosia del primo ministro a riaprire tutto quando alla finestra c’è il rischio di una seconda ondata, con il coronavirus che potrebbe avvantaggiarsi del clima autunnale (freddo, oscurità, assembramenti in luoghi chiusi) per rialzare la testa. Ne è convinto lo stesso Drakeford, che sembra perciò tra le righe poco propenso a dare l’ok ad un evento come il Rally del Galles.
Le preoccupazioni di Timo Rautianen
Insomma la situazione per il WRC 2020 si fa sempre più fosca. Anche il vice presidente della Commissione Rally della FIA, Timo Rautianen, non si è detto molto tranquillo per lo stato attuale del campionato. L’ex campione WRC nel 2000 e nel 2002 ha fatto il punto al sito finnico YLE, riportato da RallyeSport. «La cancellazione di queste gare è un duro colpo», spiega riferendosi ai forfait dell’attuale calendario. «La posizione della commissione WRC è che dovrebbe essere possibile organizzare le competizioni il più presto possibile e che gli organizzatori dei Paesi dovrebbero sforzarsi di eliminare le restrizioni. Tuttavia, questo non è nelle mani degli organizzatori. In molti paesi, come la Finlandia, le restrizioni sono decise dal governo. L’attività di lobby è inutile in questo senso».
Rautianen insomma riconosce che la Federazione ed il WRC Promoter hanno le mani legate e più di tanto non possono fare, come appunto potrebbe avvenire con il Rally del Galles: «Non è possibile garantire che le restrizioni possano essere revocate. Non è noto, ad esempio, per quanto tempo verrà imposta una quarantena di due settimane ai visitatori stranieri nel Regno Unito. L’esistenza stessa di tali misure è un evidente ostacolo». Ricordiamo inoltre che l’evento britannico si basa anche sulla vendita di biglietti, perciò a fronte di troppe incertezze – e di inviti più o meno velati da parte delle autorità governative di non recarsi in Galles – le probabilità di una cancellazione, per evitare anche questioni legate ai rimborsi, non sono basse.
Anche da noi la strada per il Rally Italia Sardegna, uno dei due appuntamenti ad essere per ora solo rinviati assieme all’Argentina, sembra un po’ in salita. Se da un lato la situazione nel nostro Paese relativa al coronavirus è in netto miglioramento, tanto da riaprire i confini, e la stessa Sardegna sta subendo tutt’ora un bassissimo impatto dal Covid-19, d’altro canto gli organizzatori di ACI Sport hanno messo in chiaro che senza un sostegno economico da parte della Regione non si potrà fare nulla per quest’anno: la crisi ha messo in difficoltà infatti anche la Federazione, già alle prese con un Gp di Monza di F1 a porte chiuse e quindi senza introiti da parte del pubblico.
WRC 2021 con dodici appuntamenti?
A proposito di problemi economici, anche i team che derivano dalle case automobilistiche devono fare i conti con budget ridotti, cosa che si ripercuoterà nella prossima stagione. A tal proposito, conclude Rautianen: «Pensiamo che anziché 14 gare, si potrebbero organizzarne solo 12. L’intenzione è di fare tutto in anticipo in modo che le squadre esistenti possano rimanere in campionato. Nessuno ha una sfera di cristallo in grado di dire con certezza come andrà, ma almeno ora stiamo lavorando per assicurarci che i costruttori abbiano le risorse per continuare». Ricordiamo infine che gli unici appuntamenti che eventualmente rimarrebbero da disputare quest’anno, se saltasse il Galles, sarebbero Turchia, Germania e Giappone, più i recuperi di Argentina ed Italia (se si faranno).