Giovedì partirà il programma del Rally del Portogallo 2019 (qui la nostra guida completa), giro di boa del WRC e ritorno sugli sterrati europei per la compagnia dei rallisti mondiali reduci dalla parentesi sudamericana. Una gara che ben conosce Sébastien Ogier, già al via dieci volte nella prova lusitana e vittorioso in cinque edizioni.
Il francese portabandiera di Citroen proprio in Portogallo ottenne la sua prima vittoria nel Mondiale Rally: correva la stagione 2010, e la vettura era una C4 WRC. Seguirono poi altri successi, sia con la casa francese che con Volkswagen prima ed M-Sport poi, team ultimo della serie con la vittoria nel 2017 a bordo della Ford Fiesta WRC. Poi l’anno successivo c’è stato un ritiro, ed arriviamo così ai giorni nostri in cui il sei volte campione del mondo rally potrebbe chiudere il cerchio ritornando al trionfo con Citroen. Potrebbe, perché la concorrenza è spietata, ed inoltre Ogier partirà per primo nella giornata di venerdì in virtù del suo attuale primo posto nella classifica piloti, e sappiamo che negli eventi su sterrato essere i battistrada non è che sia proprio il massimo.
Ogier ripercorre i precedenti Rally Portogallo: la prima vittoria nel 2010
Tramite i canali ufficiali Citroen, il francese ha svelato qualche retroscena della sua esperienza lusitana e della gara in sé: nel 2009 Ogier debuttò in questa prova ai confini occidentali dell’Europa, a bordo sempre di una C4 WRC per il Junior Team della casa transalpina. Sesto nel primo giorno, in quello successivo il pilota capì male una nota e sbagliò strada: peccati veniali di un rallista esordiente che fece il suo esordio nelle competizioni l’anno prima. All’epoca si correva in Algarve, più a sud rispetto all’attuale scenario collocato invece a nord, ed Ogier stesso, che rivela di amare in generale le strade del Portogallo, ammette comunque di aver apprezzato di più i tracciati meridionali, «molto più costanti».
Nell’anno del primo successo per Ogier e Julien Ingrassia, il 2010, l’equipaggio aveva comunque dato una prima avvisaglia nell’appuntamento precedente, ovvero l’allora Rally della Nuova Zelanda. In quella occasione il solido duo si fermò a 2,4 secondi dalla vittoria, andata poi a Jari-Matti Latvala. In Portogallo approfittarono delle linee tracciate e dalla strada pulita dall’equipaggio Loeb-Elena, piazzando così un vantaggio notevole per un giovane equipaggio (e ai danni del pluricampione rally, ancora sulla cresta dell’onda) di 44,8 secondi. Il regolamento dell’epoca però imponeva ai primi di aprire le strade nei due giorni successivi: nonostante ciò, Ogier ed Ingrassia hanno dato prova di essere gli eredi di Loeb ed Elena, vincendo il Portogallo con un vantaggio di 7,9 secondi, il dominio tra la PS4 e la PS18 e sei prove speciali conquistate con i migliori tempi.
«Eravamo sicuramente giunti al punto più prossimo alla vittoria», sostiene Ogier riferendosi al Rally della Nuova Zelanda del 2010, «perciò speravo ovviamente che avremmo potuto conquistare l’obiettivo il più rapidamente possibile. Tuttavia, non è mai così facile fare il passo decisivo. Chiaramente, assicurarsi la vittoria in questo rally è stata una tappa abbastanza importante della mia carriera. Successivamente, abbiamo continuato a migliorare e fare progressi. Vincere il tuo primo rally ti toglie sicuramente un po’ di pressione. Ti senti come se un peso ti fosse stato tolto dalle spalle. Quindi ho ricordi molto piacevoli del modo in cui siamo riusciti a ottenere la nostra prima vittoria», Pur avendo ottenuto in carriera tante vittorie memorabili, quella in Portogallo nel 2010 «sarà sempre un po’ speciale in quanto è stata la nostra prima vittoria e indubbiamente una delle più importanti, perché ci ha permesso di sentirci più rilassati nel mirare più in alto».
L’affetto del pubblico e le novità del Rally Portogallo 2019 secondo Ogier
Un salto avanti nel tempo: «Nel 2015 l’evento si spostò nella zona di Porto – racconta Ogier – dove le condizioni del fondo era sfortunatamente più aspre e difficili nei secondi passaggi». Ma il pilota sottolinea comunque una caratteristica che rende la gara unica, ovvero l’affetto incredibile dei tifosi, a volte pure troppo, come quando negli anni Ottanta la folla si accalcava sulla strada, letteralmente, scansandosi all’ultimo secondo. Pur dichiarando di seguire da ragazzino giusto il Monte Carlo come evento rally, il francese dice al riguardo: «Quando guardo le immagini del passato, la situazione era senza dubbio impressionante, ma alla fine sono molto felice di non averla vissuta. Sono contento del fatto che tutti noi, fan ed equipaggi, godiamo ora di una maggiore sicurezza grazie a tutti gli sforzi fatti da allora».
Per quanto riguarda invece le novità di quest’anno, con il ritorno dell’Arganil, il francese afferma: «Con il cambiamento di quest’anno nella tappa di apertura, che in precedenza era la più difficile delle tre giornate per le vetture, mi auguro che le strade siano più agevoli e più veloci». In ogni caso, la prova favorita di Ogier, quest’anno, è la classica Fafe, che si correrà l’ultimo giorno e varrà anche come Power Stage, che si distingue per il «[…] suo status iconico e per la grande folla che si raccoglie attorno al salto: è una speciale magnifica anche in termini di guida». Ma Ogier fa notare anche una cosa: «Oggigiorno questa PS la conosciamo tutti a memoria, quindi tende a risultare sempre di più simile ad una prova su pista anziché da rally».
Crediti Immagine di Copertina: © Citroën Racing