In una breve intervista su DirtFish, Craig Breen al di là delle domande di rito sul suo periodo in lockdown (tra le altre cose, si dedica al sim racing partecipando a gare virtuali di rallycross ed endurance «e mi sto davvero impegnando», andando ancora una volta controcorrente rispetto al punto di vista di altri colleghi più scettici sui simulatori), ha fatto un tuffo nel passato ma ha anche parlato del presente dei rally, di ciò che andrebbe cambiato e di quello che gli manca in questo momento di sospensione.
I ricordi Breen con il suo navigatore Gareth Roberts
Anzitutto, il suo ricordo personale più bello legato a questo sport è la vittoria nel 2011 della WRC Academy, anche perché «all’epoca guardavi le cose in maniera più naif e ritenevi che [una vittoria del genere] fosse importante. È solo con il passare del tempo che, guardando indietro, realizzi come quel risultato abbia sbloccato i successivi punti chiave della tua carriera, ed allora forse lo ritieni ancora più significativo di quanto pensassi». Fu un momento «speciale» anche perché al suo fianco c’era Gareth Roberts, per tutti Jaffa, il suo navigatore che morì in un terribile incidente durante la Targa Florio del 2012 (Breen era al suo fianco nell’abitacolo, rimasto illeso). «Ogni evento con lui ha un posto speciale nel mio cuore, ma quella vittoria nel Rally GB lo è ancora di più».
“Avrei vissuto i rally degli anni Ottanta. La mia vettura preferita è la Metro 6R4”
Rimanendo nel passato, l’irlandese confessa di aver voluto vivere l’epoca dei rally della metà degli anni Ottanta «per le vetture, i personaggi e le gare davvero lunghe». E spiega: «Alcuni di quegli eventi erano assolutamente epici, quando si pensa ai grandi Rally RAC da cinque giornate e, naturalmente, ai cinque giorni del Circuit [of Ireland, ndr]. Il Circuit era semplicemente un evento enorme visto da casa e tutte le storie che ho sentito mentre passava per Waterford sono roba da leggenda. Sono stato proprio lì, sulle spalle di mio padre a guardarli mentre passavano». Confessa inoltre che sua la vettura preferita in gara al Circuit of Ireland è la Metro 6R4 di David Llewell, vittoriosa nel 1986, l’unico successo dell’auto (utilizzata negli ultimi anni per eventi speciali anche da Breen) a livello internazionale, nonché «qualcosa di cui Andrea Adamo [team principal di Hyundai Motorsport, ndr] continua oggi a parlarmi». Tra l’altro, lo stesso pilota in questo periodo va matto per il canale Youtube VHS Rallies, che apre agli appassionati un mondo vintage di vetture e gare iconiche. «Chiunque sia [ad aver aperto il canale] e ovunque si trovino nel mondo, grazie!».
“Mi piacerebbe poter parlare con Frank Meagher”
Dalle auto ai grandi personaggi dei rally: l’irlandese ex Citroen ammette che se potesse chiacchierare con un protagonista del passato, quello sarebbe Frank Meagher. Già golfista, il connazionale di Breen si dedicò poi anima e corpo al motorsport a partire dal 1979, ottenendo poi la sua prima vittoria di peso al Wexford Rally del 1985. Campione nazionale ed anche del Circuit (era il 1992), nel 1995 Meagher firmò una annata sontuosa sula Ford Escort Cosworth, facendo il pieno di vittorie nel Campionato Nazionale Rally Asfalto, che poi vinse. Scomparve infine nel 2002 per un incidente: aveva 39 anni, e Breen all’epoca 12. «Mi piacerebbe parlargli di ciò che avrebbe potuto fare se mai avesse avuto l’opportunità con gli strumenti giusti. Scherzava spesso dicendo “Se avessi avuto i soldi …”. E sarebbe bello averlo ancora qui per poter parlare di quello che sto facendo […]. Sono abbastanza sicuro che sarebbe stato in giro nei rally anche assieme a me. Sì, vorrei parlare senz’altro con lui».
“Ci vogliono nel WRC più gare in asfalto”
Infine, un tuffo nel presente con i cambiamenti che Breen apporterebbe ai rally attuali. «Includerei più appuntamenti su asfalto nel WRC e preferibilmente tutti sugli asfalti irlandesi!», afferma, riferendosi alle rinomate strade di casa sua. «È un peccato che non abbiamo più asfalto; se ci pensi, si tratta della superficie a cui siamo maggiormente connessi, è ciò su cui tutti guidiamo per così tanto tempo. Inoltre, se si pensa alla progressione dai rally nazionali al WRC, non c’è una così grande presenza di sterrato in Irlanda o in luoghi come, ad esempio, il Belgio o la Francia. Siamo quasi tutti in competizione su asfalto e poi vai nel WRC dove non ci sono molti eventi di questo genere al livello più alto. Non fraintendetemi, adoro guidare su terra o sulla neve in Svezia, ma per me c’è sempre qualcosa di speciale nella guida su asfalto e c’è una tale varietà di gare sul cemento tra cui scegliere».
Eppure l’evento che non vede l’ora di correre quando riprenderà la normalità non è certo su asfalto, anzi. «Il Rally di Finlandia. Lo scenario migliore per me è ricevere la chiamata di Andrea [per correre in Finlandia] e tornarci di nuovo con la i20 Coupé WRC. Onestamente, c’è un non so che nel guidare quelle vetture su quelle strade. Mi piacerebbe l’opportunità. E che posto per poter ricominciare tutto, ovvero nella casa spirituale di questo sport».