Tra due anni il WRC si aprirà ad un salto tecnologico che segnerà la sua storia, con le vetture che subiranno un cambiamento tecnico e per la prima volta monteranno una unità ibrida nel segno della traiettoria che ha preso da tempo l’automotive.
Salto che avrà anche l’obiettivo di rilanciare il campionato e far sì che dal WRC 2022 sempre più costruttori possano far parte della competizione, andando incontro alle loro nuove esigenze di mercato. Già, perché le zero emissioni sono un settore in espansione ed irrinunciabile per le case automobilistiche, perciò nonostante un po’ di dibattito nel definire i regolamenti per future auto in gara i team alla fine hanno trovato la quadra con la FIA. Il cammino verso la nuova era insomma procede senza grossi scossoni ed oseremmo dire in una atmosfera di concordia tra le squadre ufficiali impegnate nel WRC e la Federazione.
“Non c’è motivo di tardare la transizione tecnologica del WRC 2022”
Anche il WRC Promoter ha dato la propria benedizione a questo processo in atto. La compagnia che “vende” il prodotto WRC e si occupa degli aspetti commerciali del Mondiale tifa ovviamente per un campionato che possa essere sempre più sul pezzo, attraendo le case costruttrici interessate a competere anche per poter sfruttare l’occasione di schierare vetture i cui sviluppi tecnologici possano essere usati per quelle di serie (oltre alla pubblicità che la competizione iridata garantisce per i loro marchi). Oliver Ciesla, amministratore delegato del WRC Promoter sino all’altro ieri in scadenza di mandato (poi causa coronavirus ha allungato la propria reggenza di un altro mese), ha assicurato al portale DirtFish che non ci saranno infatti motivi per ritardare i lavori che porteranno all’era ibrida e alle nuove Rally1: «Non c’è motivo di aspettare un attimo in più. Più velocemente potremo avere una tecnologia diversa, e meglio sarà», spiega, aggiungendo il fatto che l’obiettivo è far diventare il campionato «una piattaforma di innovazione» per le auto e per l’industria come avveniva un tempo. «Ricorderete i tempi in qui l’Audi Quattro divenne popolare [nelle vetture di serie], e questo era dovuto all’auto schierata nel WRC», citando l’epoca a rotto di collo del Gruppo B.
“In passato non ci siamo giocato al meglio la carta dell’innovazione”
Prosegue Cielsa: «In passato non ci siamo giocati al meglio la carta dell’innovazione. Anche così, quando parli con Michelin, Pirelli, Total, capisci – e metto anche le nostre quattro case automobilistiche, inclusa Skoda – che tutti imparano molto dall’esperienza che raccolgono nell’ambiente tosto di un fine settimana di rally. Esperienza che poi riportano alle loro industrie, dove producono le vetture di serie». Per quanto riguarda i costi, per i quali si punta comunque ad un contenimento a parità di prestazioni, Cielsa conclude: «Possiamo risparmiare sui costi, ma sempre con la premessa di conservare l’obiettivo di introdurre una nuova tecnologia il prima possibile, tale che ci possa consentire di presentare il WRC come piattaforma di innovazione, di tecnologia all’avanguardia e un laboratorio per i produttori di autoveicoli affinché possano ottenere soluzioni innovative».
Ogier: “I piloti meno esperti saranno più avvantaggiati”
Sulla tecnologia delle nuove vetture inoltre potrebbe esserci un vantaggio per i piloti meno veterani. Questo è un argomento sollevato invece da Sébastien Ogier, che sempre su DirtFish spiega il suo punto di vista partendo dal precedente salto tecnico che ha vissuto il campionato. Secondo l’alfiere di Toyota Gazoo Racing quando le World Rally Car sono passate alla versione Plus – acquisendo maggiore potenza – i piloti, soprattutto quelli meno esperti, hanno dovuto lavorare per adattarsi. Le nuove Rally1 con unità ibrida invece godranno di una trasmissione a cinque velocità anziché sei, sospensioni semplificate ed assenza del differenziale centrale, cosa che potrebbe venire incontro alle esigenze dei piloti con minor pratica con la World Rally Car, spingendo invece i veterani a dover riconsiderare finanche il proprio stile di guida e di attacco. «Probabilmente fare un passo indietro questa volta in termini di velocità o, diciamo, potenza della vettura, diventerebbe più impegnativo in termini di adattamento per noi e forse darà invece l’opportunità ai giovani piloti di progredire più rapidamente», ha commentato Ogier.