Nell’incertezza di quel che resta della stagione del WRC, un punto dal quale ripartire rimane saldo: non si potrà disputare il campionato così come era stato previsto prima che il coronavirus sconvolgesse il mondo.
L’obiettivo minimo ormai acclarato è quello di disputare almeno altri quattro appuntamenti che, aggiunti ai tre per fortuna già corsi, porterebbe l’edizione 2020 del Mondiale Rally a quota sette round totali, la metà dei quattordici concepiti sulla carta ma pur sempre meglio di niente. Una stagione che probabilmente proseguirà nella sola Europa per motivi logistici ed economici, senza onerose trasferte oltreoceano fuori dalle sedi continentali dei grandi team, ma che comunque salverebbe la faccia al WRC 2020. E soprattutto darebbe dignità al titolo piloti e costruttori, perché come ha sostenuto Sébastien Ogier, non si possano laureare i vincitori di quest’anno dopo gli unici tre appuntamenti disputati.
Ogier: “Se la stagione si abbrevia il titolo comunque è meritato, ma no a tre soli round”
Questo il concetto espresso dal pilota attuale leader del campionato (con otto punti di vantaggio sul compagno di team Elfyn Evans) durante un podcast di DirtFish, in cui erano presenti altri suoi colleghi come Ott Tanak (che si è detto d’accordo con il rivale). «Tre round sono un po’ pochi», è l’opinione di Ogier, che ha parlato degli antecedenti del WRC quando ci sono state altre occasioni con meno di dieci round: nel 1995, l’anno di gloria di Colin McRae, i round furono infatti solo otto, mentre nell’edizione successiva si salì a nove round (il primato in classifica fu di Tommi Mäkinen). Solo nel 1997 si tornò ad un format con più di dieci gare. «Se guardiamo agli anni Novanta – ha spiegato l’alfiere di Toyota Gazoo Racing – ci sono state un paio di stagioni in cui il campionato fu composto solo da otto rally. Penso che in quel caso lo si possa ancora chiamare campionato e se così succede, non bisognerà parlarne del tipo “ah, è stata una stagione abbreviata e questo tipo non se l’è certo meritato [il titolo]”. Sarà lo stesso per tutti. Ovviamente a tutti noi piacerebbe fare un campionato completo, ma se ciò non accade dovremo accontentarci di quanto potremo fare».
“Questa stagione 2020 non sarà normale”
La situazione del WRC, comunque, parte già avvantaggiata rispetto ad altre serie del motorsport 2020 mai partite: il fatto che il campionato cominci a gennaio e non a primavera come altre discipline (tipo quelle su pista) ha aggirato l’esplodere della pandemia. Inevitabile comunque pensare a dei ritocchi anche profondi al format del Mondiale, come ha già sostenuto qualche giorno fa Ogier. Conclude quindi la sua riflessione il sei volte campione del WRC: «Penso che la cosa più importante sia sicuramente guardare come si sta evolvendo la situazione. Credo che se alcuni sport stanno già lavorando su un progetto, allora anche noi dovremo partire da un nuovo progetto per ricominciare e sono sicuro che il promotore e la FIA si stanno già da fare in questa direzione. Ho sentito che non sarà così semplice, senza dubbio. Gli eventi internazionali da organizzare al momento sono molto complicati. Ma dentro di me confido che avremo la possibilità di continuare e dare la parvenza di una stagione che non sarà normale, e dalla quale non dovremo aspettarci di fare più di dieci rally in calendario. Abbiamo la possibilità di averne già fatti tre, possiamo considerarci fortunati in quella prospettiva, poiché nessuno degli altri campionati lo ha fatto. Abbiamo già tre gare e, se abbiamo la possibilità di farne un paio di più, si parla di sette o otto e questo è meglio di niente».
Non è la prima volta che Ogier sostiene l’impossibilità di andare oltre un tot di gare per quest’anno: un mese fa a L’Equipe ipotizzava inoltre una ripartenza dal Rally di Finlandia, «nella migliore delle ipotesi». Probabilmente sarà così, sebbene si fa largo l’ipotesi che questo appuntamento possa slittare di qualche settimana rispetto alla collocazione originaria in agosto.