Viaggio nel Mondo dei Rally – Terza puntata

Alla scoperta dei differenti tipi di auto e di guida

Viaggio nel Mondo dei Rally – Terza puntata

Come promesso in questa puntata cercheremo di capire assieme ad Andreucci in cosa si differenziano le diverse tipologie di auto da corsa e stradali.

Innanzitutto Paolo  quali sono le peculiarità di una vettura da rally rispetto ad una da pista?

Essenzialmente gli ammortizzatori, le sospensioni e l’altezza da terra, che sulle nostre vetture può arrivare a 20 centimetri, mentre sulle altre è sempre minore di dieci, poi c’è l’aerodinamica che da noi è meno esasperata ed abbastanza restrittiva, anche se ad esempio la Peugeot 208 T16 presenta l’alettone e il cambio con finali che arrivano fino ad un massimo di 170 km/h sugli oltre 300 orari delle pistaiole. Infine cosa non meno importante è la ricerca della robustezza che sul nostro mezzo è fondamentale a discapito della leggerezza ricercata dalle turismo.

Invece se vado in un autosalone per comprare una macchina che ho visto in gara. Cosa ci trovo di diverso?

Lì non trovera la scocca rinsaldata con l’aggiunta del rollbar che serve a noi per aumentarne la rigidità e la precisione, in secondo luogo sono diversi gli ammortizzatori, i montanti, il cambio, il differenziale e il motore che nelle corse deve scaricare circa 300 cavalli. E’ bene comunque sottolineare il costante rapporto tra competizioni e sviluppo delle stradali. Un esempio sono le gomme termiche studiate e rodate prima nelle corse.

Il parco partenti di una manifestazione rallistica comprende diverse categorie.  Quale si avvicina maggiormente alla serie?

Un tempo c’era il Gruppo N che presentava davvero poche modifiche e comunque solamente a livello di assetto e rollbar, ora invece ci sono le R1 che sono le più simili alle stradali, poi le R2 a cui ad esempio si può applicare il cambio ad innesti frontali, le R3 con cilindrata maggiorata, le R4 con quattro ruote motrici a cui è permesso sostituire il cambio, il differenziale e i freni e infine le R5 completamente rivoluzionabili salvo che per la cilindrata e le dimensioni della scocca. Le componenti cambiate comunque possono non essere costruite ad hoc ma prese da derivate di gamma molto alta.

A proposito infine degli stili di guida, come noto esistono due scuole di pensiero…

Sì di solito i nordici a causa delle condizioni stradali a cui sono abituati, ossia neve e ghiaccio, prediligono un approccio sovrasterzante, dunque lasciano partire il posteriore e in seguito riprendono l’anteriore, diversamente i latini sono un po’ più simili ai pistaioli quindi riescono a gestirsi meglio in sottosterzo. Entrambe le tecniche vanno poi ad influenzare i metodi di sviluppo, per cui una macchina da asfalto affidata ad un sud europeo sarà in linea di massima meno facile da guidare ma più veloce, mentre la stessa data in mano ad un finlandese diventerà più morbida nel set-up, più semplice e redditizia su terra. Oggigiorno però queste differenze si sono assottigliate visto che i piloti hanno maggiori possibilità di confrontarsi tra loro e rubarsi le metodologie e le astuzie.

Appuntamento alla prossima settimana per un tuffo negli aspetti meno tecnici della competizione.

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