Al margine del Rally di Alba abbiamo incontrato alcuni protagonisti della galassia Hyundai Motorsport: dopo aver intervistato il team principal Andrea Adamo, abbiamo scambiato due parole anche con Umberto Scandola, reduce dal ritorno alle competizioni con i due appuntamenti test a luglio della Coppa Città di Lucca e del Rally di Roma Capitale.
Il veronese dalla scorsa stagione corre con Hyundai Rally Team Italia, progetto nato in collaborazione con la struttura privata del fratello Riccardo, ovvero S.A. Motorsport. A bordo della i20 R5 Scandola ha partecipato lo scorso anno al Campionato Italiano Rally Terra, oltre a qualche appuntamento nel CIWRC come Alba e dell’ERC/CIR come il Roma Capitale per migliorare il feeling con l’asfalto. Il programma di questa stagione dovrebbe contemplare appuntamenti nel WRC3, con in particolare la partecipazione al Rally di Germania ed il Rally Italia Sardegna. Ma per saperne di più, ed avere conferme o meno, abbiamo chiesto direttamente allo stesso Scandola.
“Il Customer Racing Hyundai è molto attento e cooperativo”
E’ la seconda stagione con la Hyundai i20 R5 dopo gli ultimi anni spesi in Skoda: cosa significa ricostruire un feeling con una nuova vettura e in un team che ha sposato un nuovo progetto?
«La struttura bene o male è sempre quella, e da quel punto di vista è stato un vantaggio. Il Customer Racing di Hyundai è veramente operativo e sono molto attenti alla soddisfazione e alle esigenze del cliente, e sono proiettati al successo del cliente, perché in quel caso significa il successo del marchio stesso. Da quel punto di vista c’è una grande apertura ed una grande collaborazione.
Sui discorsi da pilota, ho avuto e sto avendo ancora qualche difficoltà perché la vettura è completamente diversa rispetto alla Skoda Fabia R5. La Hyundai i20 R5 è estremamente veloce e al tempo stesso altrettanto professionale. Come tutte le vetture, quando sono così prestazionali richiedono chiaramente un set-up particolare ed una guida diversa rispetto all’auto precedente. Ci stiamo affinando, ancora lottiamo un po’, però quello che dimostrano i risultati ottenuti anche ad Alba è che l’auto è competitiva. Nella Gara 2 del Rally di Roma Capitale di quest’anno abbiamo iniziato ad avere un passo abbastanza veloce, non ancora al 100% [Scandola e il suo copilota Guido D’Amore hanno chiuso al terzo posto la seconda manche con validità per il CIR, ndr], però significa che la base è comunque ottima».
“Lavoriamo per migliorare la mia sicurezza guidando la Hyundai i20 R5”
In cosa consiste il compromesso che stai raggiungendo tra il tuo stile di guida e la vettura?
«Allora, diciamo che le auto vanno guidate ed ogni pilota ha delle sensazioni. E tu cerchi di percepire o lavori per avere quelle sensazioni che diano al pilota la sicurezza di quello che sta facendo, tipo un trasferimento di carico che ad esempio che non sia eccessivo, che potrebbe rendere la vettura più lenta, per dire. Parliamo di sensazioni come l’appoggio, la frenata e non tutte le auto, con la stessa regolazione, hanno la medesima risposta. Perciò il lavoro che si sta facendo in questo momento è proprio cercare quel feeling che serve a me per avere la sicurezza nella guida e, di conseguenza, ottenere velocità, individuando appunto quale intervento fare e in quale settore della vettura».
I programmi futuri di Umberto Scandola
Hai parlato di novità per i prossimi mesi: una anticipazione? A cosa ti stavi riferendo?
«Noi stiamo aspettando un incontro con Hyundai Italia ed il nostro sponsor WithU per capire e definire i programmi. Abbiamo iniziato quest’anno con il WRC3 [Scandola e D’Amore hanno corso al Rallye di Monte Carlo ad inizio stagione, ottenendo un ottavo posto di categoria, ndr], però poi purtroppo abbiamo dovuto interrompere, per i motivi noti a tutti. Oggi non sappiamo ancora di preciso quali saranno le prossime gare, ma confidiamo in questi giorni di definire nel dettaglio».
In generale, punti ad una stagione completa in qualche campionato, al di là della stagione 2020?
«Sì, sicuramente, fa sempre piacere partecipare ad un campionato, al di là di quest’anno: una competizione dall’inizio alla fine, che sia in Italia o all’estero».
Vorrei ora affrontare un discorso non direttamente legato a te, ma che in passato ti ha visto tuo malgrado protagonista. Il CIR 2019, dove tu non c’eri, è ancora sub judice per il caso forature. Una situazione che ha ricordato il tuo caso, analogo, al Rally San Martino 2012 che ha un po’ fatto letteratura nel CIR. Perché questo campionato ogni tot rischia il sabotaggio? Che idea ti sei fatto?
«Ti posso dire che i campionati sono sicuri e spesso succedono queste cose, ma c’è dell’allarmismo quando queste cose alla fine non succedono nemmeno, perché si tratta soltanto di semplici forature quando parliamo di chiodi sul terreno. Però, dire che sono cose che sono sempre successe non significa giustificare il tutto e non rende la questione meno importante rispetto a quello che è. Sono cose che comunque è difficile controllare, e verificare se sia successo effettivamente questo, perché tante volte si corre ai ripari parlando di chiodi senza averne le prove a garanzia delle proprie accuse.
Quindi non saprei dirti il perché ogni tanto avvengano fatti del genere, so solo che non ha niente a che fare con lo sport. Nel CIR 2019 ci sono state delle prove, ma in tanti altri casi non è stato così. Ora io non ho seguito la questione perché non interessava direttamente, e non so quali dati ci fossero per prendere delle decisioni. Ripeto, sono cose che non fanno parte dello sport ed è difficile per la Federazione intervenire. Io spero che si facciano le cose per il buonsenso di tutti, spettatori e non, giocando puliti e non andare in cerca di questa brutte cose per avere un risultato, visto che alla fine deve vincere il migliore».
Crediti Immagine di Copertina: Hyundai Motorsport