Un celebre aforisma attribuito a Niccolò Macchiavelli recita: «Dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà»: questa frase si può attribuire senza tema di smentita al carattere di Stefano Comini, il pilota elvetico che corre attualmente nel TCR Europe su Honda Civic Type R FK7 TCR per Autodis Racing by THX. Il bicampione nel serie International nel biennio 2015-2016 ha affrontato con spirito pugnace, come è suo solito e come è stato forgiato da una carriera ventennale nel motorsport, il quarto round del TCR Europe di scena nella pista dell’Hungaroring lo scorso weekend, dove hanno trionfato le Hyundai di Dušan Borković in Gara 1 e di Francisco Mora in Gara 2 (oltre alla doppietta del team di casa M1RA nella manche di domenica).
L’arduo weekend di Stefano Comini nell’Hungaroring
Comini ha affrontato il weekend schivando una difficoltà dietro l’altra, a partire dall’infortunio che alla vigilia della prova in Ungheria lo ho fatto ripiombare nello stesso problema che ebbe nel 2015 (ma non gli impedì di laurearsi campione), ovvero la rottura dei legamenti del ginocchio. Nella intervista pregara che ci concesse ci rivelò di poter gestire il problema, anche se con qualche fatica dovuta alla pressione del ginocchio sul freno e al dolore che poteva provare a fine corsa. Tant’è, l’elvetico scende comunque in pista per le sessioni pregara, e qui un’altra pietra di inciampo: nelle prove libere viene richiamato dai commissari per aver infranto più volte i track limits, cavandosela comunque con una reprimenda per Gara 1 e nulla più (il rischio poteva essere una retrocessione di quattro posizioni). Successivamente, nel secondo turno di qualifiche Stefano Comini ha dovuto dare forfait per un problema alla pressione del cambio della sua Honda Civic.
Le cose sembravano invece andare per il meglio in Gara 1 con la pista resa umida e scivolosa dalle piogge della mattinata: il pilota seguito da Race Republic è sì partito dalla penultima fila in griglia ma è riuscito a salire, giro dopo giro, sino al quinto posto prima dell’intervento della safety car e della neutralizzazione. Alla ripresa la bagarre in pista, con l’impatto tra le vetture di Dániel Nagy e Reece Barr, dove ci va di mezzo anche Comini, centrato dall’irlandese che stava cercando di recuperare posizioni (incidente di cui l’elvetico ha parlato in un’altra intervista che ci ha concesso, dove ha fatto il bilancio del weekend all’Hungaroring). Nuovamente penalizzato in una fase finale di gara come avvenne nel round di Spa-Francorchamps, al pilota restavano così due giri per cercare di salvare il salvabile, così lo svizzero fa leva sulla sua determinazione e tenta una nuova fuga dalle retrovie, risalendo all’ottavo posto ed entrando in zona punti dopo una Gara 1 definita dello stesso Comini come una «una guerra, ma questo è il motorsport, sono le competizioni touring, e io mi ci ritrovo in queste situazioni», spiega.
Nella successiva manche altra ventiduesima posizione in griglia e altra conclusione all’ottavo posto, questa volta finalmente senza drammi. Ma non solo: Stefano Comini all’ultimo ottiene il primo posto nel TCR Benelux, piazzamento che ripaga lui e il team dopo un weekend magiaro di tregenda. Si tratta del primo trofeo di stagione per l’elvetico e Race Republic, oltre ad aver raccolto degli ulteriori preziosi punti per la lotta nelle prime posizioni in classifica.
Costruitosi la carriera praticamente da solo e recentemente approdato in un porto sicuro con Autodis Racing THX e la cura di Race Republic, Stefano Comini ha dimostrato in questo weekend quanto la volontà possa mettere alle corde le difficoltà. Un cagnaccio, come si direbbe in gergo ciclistico (absit iniuria verbis), dallo spirito vintage forse non al passo delle ultime evoluzioni delle discipline a quattro ruote. Ma come direbbero gli anglossassoni, no pain no gain, e questa è una massima che ben si adatta a Comini, pilota che quando cala il caso in testa rende onore allo spirito delle corse sportive.