Faccia a Faccia: Giacomo Ricci

Intervista esclusiva al giovane TM di casa Trident

Faccia a Faccia: Giacomo Ricci

Durante il Gran Premio di Monza, che ha avuto luogo ad inizio settembre, abbiamo avuto modo di conoscere ed intervistare non un pilota, bensì un Team Manager molto giovane che ha preso le redini della scuderia italiana Trident (Gp2 e Gp3), riuscendo a cogliere importanti risultati durante l’arco della stagione grazie ad un connubio di esperienza e carattere, trasmessi sin da subito a tutto il reparto corse, piloti inclusi.
Stiamo parlando di Giacomo Ricci, che a soli 29 anni svolge un ruolo importante, delicato e che richiede molto del proprio tempo, soprattutto durante i weekend di corsa. Tuttavia con grande spontaneità e gentilezza ha trovato del tempo anche per noi ed ha risposto ai nostri quesiti, che vi riportiamo in questa intervista.

Da pilota a Team Manager in poco tempo ed essendo ancora giovane. Come si sta trovando nei panni di chi sta al muretto e non più al volante?

«È vero, mi reputo una persona piuttosto giovane, però devo dire che sento molte meno pressioni adesso di quando correvo. Sono un rookie di questo settore ma posso dire che da quando sono qui il Team Trident ha compiuto un buon salto qualitativo, sebbene non vi siano stati cambiamenti tali da stravolgere la squadra a livello tecnico e di personale: quando sono arrivato qui le basi erano già solide. L’input che ho dato è stato quello di collaborare quanto più possibile con tutto il personale, dialogando e motivando anche quando ci si trova di fronte a periodi difficili, cercando di tirare fuori il 100% da ogni persona all’interno del Team, piloti in primis. Per fare un esempio abbiamo Johnny Cecotto Jr., un pilota con moltissimo talento, il quale durante questa stagione ha trovato il giusto “pacchetto” attorno a sé per ottenere delle performance di rilievo.

Tornando invece a me devo dire che da pilota ho avuto dei periodi bui, l’ultimo dei quali durante il 2013. Vincendo la selezione Peugeot mi ero trovato un posto da pilota ufficiale, venendo ripagato di tutti i miei sforzi. Abbiamo centrato un obiettivo importante come quello della 24 Ore del Nürburgring Nordschleife, dove per me era la prima esperienza su di un tracciato impegnativo come l’Inferno Verde, a differenza di tutti gli altri e dove avevo dato dimostrazione di grande abilità alla guida. Purtroppo dopo non c’è stato un proseguo e sono stato abbandonato a me stesso, fin quando Trident non mi ha dato questa possibilità alla quale ho subito accettato. E vi dirò che dopo alcuni mesi da tale scelta sono felice di ciò che sto facendo, mi trovo bene, anche se da pilota non posso negare quanto mi manchi gareggiare. In un certo senso ho avuto delle esperienze da Team Manager già cinque anni fa, quando seguivo dei giovani piloti durante l’arco della stagione aiutandoli in pista, tra cui l’americano Michael Lewis. Durante parte della stagione 2013 poi ho avuto modo di farne un’esperienza ancor più grande grazie al Team MLR71 iscritto all’Auto GP.

Quest’anno Maurizio Salvadori mi ha dato una splendida possibilità ed al tempo stesso una grande responsabilità: a 29 anni gestire un intero team sia in GP2 che in GP3 non è semplice, soprattutto in un periodo non roseo per l’economia mondiale – che a sua volta si riflette sul mondo delle corse – ma sono tuttora contentissimo del lavoro fatto soprattutto nella minore delle due serie, dove al volante abbiamo l’italiano Luca Ghiotto (poleman a Spa – Francorchamps alla sua prima apparizione, ndr) e Mitch Gilbert, un altro molto veloce. Quando vi sono delle scelte errate non cerco mai scusanti, so il ruolo che ricopro e pertanto mi assumo ogni responsabilità in caso di insuccesso dovuto ad un’errata preparazione della vettura, in cui il pilota non ha la minima colpa. Nel complesso il Team Trident è formato da persone unite, che non demordono mai e che cercano sempre di creare il giusto supporto dietro al pilota, il quale deve fidarsi di noi.»

L’esperienza maturata negli anni  in moltissime serie la sta aiutando nel ruolo che ricopre?

«Da un lato sento e capisco che ho da imparare ancora tanto, dall’altro ho la fortuna di essere stato pilota e quindi essere in vantaggio su altri Team Manager capendo di cosa ha realmente bisogno un pilota: quando ha bisogno concentrazione cerco di lasciarlo da solo, quando è troppo teso sto con lui cercando di strappargli una risata; potrebbero sembrare cose banali a prima vista, ma in tal modo un pilota si sente più sicuro, protetto e “coccolato” riuscendo a dare il massimo poi in pista. Per cui ho sicuramente i miei svantaggi, che potrò colmare col tempo data la mia giovane età, ma anche dei vantaggi unici per il ruolo che ho.»

Ai neofiti del motorsport come spiegherebbe il ruolo del Team Manager?

«Riassumendo il tutto in una frase: “Sai quando cominci la mattina, non sai mai quando finisci la sera!”. Ho capito subito come funzionava il ruolo e mi sono pertanto adattato alle necessità. Vi farò un esempio: un pilota deve tenere la concentrazione ai massimi livelli per una o due ore, il Team Manager la deve tenere sempre, durante i weekend di gara e non. Deve essere sempre con lo sguardo avanti per preparare la gara successiva, capire dove il Team ha sbagliato quando non vince ed ancor di più quando lo fa, perché non accade mai nulla per caso in questo sport. Durante le pause deve gestire gli sponsor, i meccanici e gli ingegneri, i piloti: è il motivatore di tutto e tutti.»

Quali valori cerca di trasmettere all’interno del Team Trident?

«La prima cosa che voglio da chi lavora con me è che quando si svegli la mattina abbia la passione di fare il proprio lavoro: meccanici, ingegneri e piloti, nessuno escluso. Il secondo aspetto riguarda il clima lavorativo, poiché tutti devono essere ascoltati ed ascoltare a loro volta, nessuno viene messo da parte e questo io lo definisco un vero team. Io non posso pretendere di mettermi ad un piano superiore agli altri solo perché ricopro un incarico più importante, anzi! Qualora vi fosse anche solo un problema il mio ruolo prevede che mi attivi il prima possibile per impedire che questi si ingigantisca. Avere delle persone felici di lavorare in un team dove il clima è disteso e compatto permette di avere delle performance migliori poi.»

Come deve essere il rapporto con meccanici ed ingegneri dal punto si vista di un TM: prettamente professionale, distaccato ed oggettivo oppure è importante installare un dialogo che consenta di individuare problemi e soluzioni con tempistiche relativamente brevi?

«Come detto poco fa, è importante che ognuno rispetti la figura altrui all’interno di un team e certamente io non voglio mettermi sul trono e comandare. Sono una persona come tutti, lavoro con dedizione e passione in ciò che faccio, rispetto il lavoro altrui e cerco sempre di imparare da ogni campo del motorsport, non solo come Team Manager. Non mi stancherò mai di dirlo ma avere il clima ideale con la motivazione al massimo è ciò che serve.»

Vale lo stesso con i piloti?

«Con loro il rapporto è più incentrato sull’aspetto psicologico. Io cerco di creare attorno a loro tutto ciò di cui hanno bisogno, il cosiddetto “pacchetto”. Non sempre si riesce a tirare fuori il 100% ma io provo comunque ad entrare nella mentalità dei nostri piloti per analizzare i loro problemi, anche i più banali, perché non se ne preoccupino quando entrano in pista e devono essere al top per agguantare risultati importanti. Tutte le loro frustrazioni diventano anche le mie ed in cambio voglio che non commettano poi errori banali.»

Cosa può dirci a proposito del Team Trident, una scuderia tutta italiana che porta alto il nome del nostro paese nel motorsport?

«Io sono italiano e per me è un grande onore e anche una responsabilità rappresentare il Team Trident. Ovvio, gli obiettivi che abbiamo per questa stagione e anche per l’anno prossimo sono quelli di avere una continua crescita. Anche in Gp3 stiamo cercando dei risultati che per adesso, purtroppo, non sono arrivati. Io soffro personalmente nel vedere che siamo al momento l’ultimo team in classifica e spero che in queste ultime gare riusciremo a risalire la china molto velocemente con un colpo di reni. Anche grazie senz’altro ai piloti forti che abbiamo adesso e a tecnici importanti che sono entrati a far parte del Team Trident quest’anno. Io veramente sono contento del tifo che vedo, e di tutto il supporto che riceviamo su Twitter e su Facebook, e ringrazio tutte queste persone che hanno questa stima nei nostri confronti. Siamo molto vicini ai fans, e quando possiamo cerchiamo di farli venire alle gare. Questi sono valori che non vanno dimenticati nel Motorsport, perché questo sport esiste perché c’è la gente che viene a vedere le gare, voi che scrivete ecc. Quindi mi sembra anche un messaggio diretto al mondo della Formula 1, di tenersi vicino i fans e le persone che seguono questo sport.»

Ci troviamo a Monza, Tempio della Velocità. Lei ha già avuto modo di correre su questo circuito, riverserà la sua esperienza dando consigli ai piloti e cercando gli assetti migliori con gli ingegneri di pista?

«Io non mi permetto né in Gp2 né in Gp3 di essere il coach di nessun mio pilota. Adesso in entrambe le categorie abbiamo dei piloti molto forti: è ovvio che fa piacere poi avere un confronto con il pilota, avere un dialogo molto aperto senza pretendere di imporre regole a nessuno. Una cosa che senz’altro farò durante le libere e la gara è quella di gestire il traffico andando a vedere i piloti direttamente sul tracciato, quest’anno mi metterò in ascari, dando la possibilità ai piloti di avere aria fresca e avere il loro spazio per il giro veloce. Noi crediamo al 100% nel pilota, ma l’importante dall’altra parte è che anche lui creda in noi.»

Abbiamo avuto modo di testare circa un anno fa il vostro simulatore. Da allora sono stati apportati dei miglioramenti che hanno consentito di arrivare maggiormente preparati nei weekend di gara? Ritiene sia necessario, per scuderie di GP2 e GP3, averne uno di loro proprietà in modo tale da essere sempre a disposizione durante l’anno?

«Io non sono mai stato un gran fan dei simulatori e della realtà virtuale in generale, ho sempre pensato che fossero un grande videogioco. Tuttavia ho dovuto ricredermi, perché sia il simulatore Trident che quello di Dallara, sul quale facciamo provare i piloti Gp2, aiutano a correggere sia i problemi di guida, evidenziando gli errori più frequenti del pilota, sia problemi del set up, andando a regolare la vettura. La tecnologia sotto questo punto di vista è arrivata a livelli strabilianti. Il simulatore della Trident è in continuo sviluppo, non si ferma mai, abbiamo in programma di investire su questa tecnologia specialmente nel periodo invernale, che è considerato un “periodo morto”.»

La stagione in corso è stata al di sopra o al di sotto delle vostre aspettative?

«La stagione diciamo che è in linea con le aspettative. L’obiettivo con Johnny (Cecotto Jr., ndr) era quello di vincere e lottare per il campionato stando almeno nella top five. In Gp3 invece se nelle ultime tre gare riusciamo a raggiungere gli obiettivi prefissati potremo essere al di sopra delle aspettative.»

State già guardando alla prossima stagione con qualche novità o siete concentrati sul finire questa?

«Siamo ancora molto concentrati su questa stagione. In Gp2 abbiamo dimostrato di essere una delle squadre più forti e di poter lottare per la vittoria dando il giusto supporto al pilota. In Gp3 nonostante i giri veloci in gara, non abbiamo ancora concretizzato. Siamo alla ricerca di punti importanti in Gp3.»

Senza dubbio la vostra fama è cresciuta, oltreché con i risultati, anche grazie all’uso dei social networks. Ritiene saranno sempre più utili per tenere in costante aggiornamento i fans e renderli più partecipi alle vostre attività? Possono contribuire nella ricerca di sponsor?

«La situazione attuale degli sponsor in Italia è un po’ critica ora come ora, comunque cercare un main sponsor aiuta sicuramente oltre che ad avere una buona struttura, anche ad avere dei piloti forti. Solitamente infatti i piloti più forti sono quelli con meno budget, ed avere un main sponsor che copra anche solo in parte quella che è la cifra richiesta ai piloti ci può sicuramente aiutare a trovare dei piloti talentuosi.»

Che cosa si sentirebbe di dire ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nel motorsport?

«Questa è una domanda abbastanza complicata. Al di là della passione, per intraprendere una carriera nel mondo del motorsport, al momento i budget sono proibitivi, anche nel mondo del karting. Quando sento dire che una gara di kart ti costa 12.000 euro o giù di lì sono veramente cifre spaventose. Il kart, poi, dovrebbe essere una cosa approcciabile a tutti, di base. Adesso qualche caso eccezionale ce la fa ancora, ad esempio Kubica, Alonso, personaggi che con il proprio talento riescono a dimostrare di meritarsi un posto, altrimenti se una stagione di kart costa 150.000 euro c’è poco da fare. Bisognerebbe rivedere un po’ tutto. Qui adesso stiamo assistendo ad una “Battle of Millionaire” purtroppo. Nel calcio arriva il migliore, nel ciclismo anche, nel tennis anche. Sarebbe più bello avere più Hamilton, più Alonso e più Kubica, con tutto il rispetto per la gente che popola il paddock al giorno d’oggi. Poi io stesso sono il primo ad aver vissuto questa esperienza in prima persona. Nel mio piccolo, quando andavo coi  minikart 60 cc. c’erano ragazzini che andavano più forte di me, poi quando passavo alla categoria superiore perché mio padre aveva le possibilità economiche, e vedere i ragazzini che prima mi battevano attaccati alle recinzioni a guardarmi, era un po’ triste come cosa.»

Lanci un saluto a tutti i fan del Team Trident!

«Ragazzi, continuate a seguirci, tifate il muso arancione blu e bianco!»

Andrea Villa, Matteo Bramati

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