Il 33esimo Rally Lana che si è chiuso questo weekend non ha rappresentato soltanto il debutto della stagione delle Coppe Rally di Zona, ma ha segnato un altro esordio e in questo caso parliamo di una vettura in linea con la direzione tecnologica che sta prendendo l’automotive, ovvero la Suzuki Swift Sport Hybrid R1.
Goldoni ed il ruolo di sviluppatore per la Suzuki Swift Sport Hybrid R1
Con a bordo l’equipaggio composto da Simone Goldoni e Eric Macori, la nuova creatura rally della casa di Hamamatsu ha segnato la prima partecipazione dell’ibrida (iscritta nella nuova classe Sport Hybrid) in una competizione della disciplina nel nostro Paese. La gara nel biellese rappresentava un test in vista del Rally di Roma Capitale, atto d’esordio del Campionato Italiano Rally che vedrà la partecipazione dello stesso Goldoni. Il valdostano oltre a mettersi in gioco nel nostro Tricolore porterà avanti, parallelamente, lo sviluppo della Suzuki Hybrid in modo da perfezionarne i set-up nelle varie condizioni, migliorarne ove possibile l’aspetto prestazionale e tracciare il solco su cui si innesteranno i futuri Trofei Suzuki e gli allestimenti delle vetture su cui si baseranno, ovviamente per quanto riguarda le ibride della casa giapponese che sceglieranno i partecipanti.
Abbiamo chiesto al pilota della scuderia EfferreMotorsport, nonché già vincitore della Suzuki Rally Cup 2019 nel girone Campionato Italiano WRC, un commento sul weekend dell’11-12 luglio con l’Hybrid, con la quale ha ottenuto il primo posto nella classe R1 nazionale, il primato tra le Swift e l’ingresso nella top 45 assoluta del Rally Lana 2020, su 123 iscritti.
“La Suzuki Swift Sport Hybrid ha del potenziale, ma dobbiamo fare molti chilometri”
«Grazie per avermi contattato. La vettura ha un gran potenziale, al momento non abbiamo accusato nessuna problematica, chiaramente è da sviluppare e avremo bisogno di fare parecchi chilometri», ha esordito Goldoni. Poi il già vincitore della Coppa ACI Sport R1 2019 ha spiegato nel dettaglio: «Il Rally della Lana l’abbiamo corso in configurazione stradale, nel senso che l’elettronica è ancora quella di serie. Ci siamo concentrati su altri aspetti, come l’assetto, raggiungendo un discreto compromesso per presentarci a Roma con una buona base di partenza su cui continuare a lavorare. In quell’occasione dovremmo essere più competitivi con l’elettronica modificata».
“L’ibrido è il futuro anche dei rally”
A livello prestazionale, ci sono differenze con la Swift R1 senza unità ibrida? «La guida non è affatto cambiata, l’R1 ha sempre bisogno di una guida pulita e scorrevole quanto più possibile, per quanto riguarda l’erogazione dell’elettrico si sente dai bassi regimi ma non è invasivo.
A mio modesto parere credo che questo sia il futuro, vedi il WRC che a breve dovrà adottare il sistema elettrico nei trasferimenti. Qui parliamo di ibrido, non di elettrico, il motore è termico e recuperando energia in fase di decelerazione e frenata ricarica la batteria che viene utilizzata dal motore a bassi regimi».
Suzuki Swift Sport Hybrid R1, panoramica sulle caratteristiche
La Suzuki Swift Sport Hybrid R1, preparata da Gliese Engineering, monta un motore 1.4 Boosterjet K14D da 129 cv con coppia massima da 235 Nm a 2.000-3.000 giri, a cui si accompagna l’unità ibrida composta dall’Integrated Starter Generator con tensione pari a 48V, il quale svolge le funzioni di alternatore, motore elettrico e motorino di avviamento, da batterie agli ioni di litio sempre da 48V e che trovano allocazione sotto il sedile anteriore ed un convertitore che porta i 48V a 12v in modo tale che venga data energia ai servizi di bordo. Le batterie, inoltre, si ricaricano quando l’auto rallenta, in maniera automatica. Il pregio del’unità di propulsione elettrica da 13,6 cv è che la vettura è molto più reattiva in caso di accelerazione rispetto ai tradizionali motori termici. La Suzuki Swift Sport Hybrid R1 monta inoltre un differenziale autobloccante Quaife e freno a mano idraulico Tecno 2, ammortizzatore Scalenghe, pneumatici 888RT Toyo Tyres, mentre il peso tocca 1.025 kg in ordine di marcia. In pratica, la vettura giapponese cerca di mettere assieme agilità, precisione di guida e un buon livello prestazionale.