Torna l’appuntamento con la rubrica Piloti in Quarantena, dove andiamo a scoprire come se la passano i protagonisti del motorsport in questo periodo di sospensione di qualunque gara per via del COVID-19. Dalla pista passiamo oggi al mondo dei rally con Rachele Somaschini, giovane talento della disciplina che quest’anno farà – sperando che il coronavirus ci dia una tregua, ovviamente – il grande salto nell’ERC.
Rachele Somaschini verso l’ERC 2020
La pilota di Cusano Milanino ha chiuso lo scorso anno con la conquista nel Campionato Italiano Rally della Coppa ACI Sport Femminile ed il primato nella R3 assieme alla navigatrice Chiara Lombardi, entrambe a bordo della Citroen DS3 R3T preparata da Sportec Engineering. L’equipaggio di RS Team aveva incominciato l’attuale stagione con la seconda partecipazione consecutiva in carriera di Rachele Somaschini al Rallye di Monte Carlo (quest’anno invece è stato il debutto per la Lombardi), seguita poi dall’allenamento su sterrato in occasione del Rally della Val d’Orcia dello scorso febbraio.
Tutto era pronto e predisposto per disputare il campionato europeo rally, già inizialmente posticipato nella sua partenza fissata a marzo con il Rally delle Azzorre, ma l’equipaggio Somaschini e Lombardi dovrà aspettare per il momento sino a fine maggio, quando dalla Lettonia dovrebbe partire l’ERC 2020 con l’appuntamento del Rally Liepāja (ma al momento non c’è nulla di scontato). Nel frattempo la pilota lombarda è costretta, come tutti, a stare in quarantena, misura quanto mai per lei fondamentale essendo affetta da fibrosi cistica sin dalla nascita.
Testimonial della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica Onlus e paladina dell’iniziativa a #CorrerePerUnRespiro proprio a sostegno della ricerca scientifica (avevamo bisogno del coronavirus per scoprire quanto possa essere vitale, in ogni campo?), Rachele Somaschini ha sempre portato avanti la campagna di sensibilizzazione in parallelo alle gare e, non appena si potrà di nuovo correre, sarà pronta per far conoscere l’iniziativa anche a livello europeo. E, al di là dello sport, parlare con lei di quarantena aiuta anche a capire cosa significhi convivere con una patologia cronica, situazione che riguarda molte persone e che non ammette sosta, neppure ai tempi delle pandemie globali.
“Ero già abituata ai comportamenti per arginare il virus”
La prima domanda è d’obbligo, ovvero come stai passando la quarantena. Tuttavia sappiamo che devi affrontare le difficoltà legate alla tua patologia, la fibrosi cistica. L’emergenza coronavirus fa passare in secondo piano le altre malattie, che di certo non vanno certo in letargo, ma sono una quotidianità con cui purtroppo molte persone devono condividere. Come stai gestendo questo periodo che per te, più di altri, è molto delicato?
«Ovviamente in casa, ma in realtà lontana da Milano. Esattamente da 50 giorni mi sono auto-esiliata in un piccolo paese di montagna dove la mia famiglia ha da sempre un piccolo appartamento. Una frazione poco abitata che mi sta dando la tranquillità necessaria. Chi ha la fibrosi cistica come me, sa quali potenziali rischi sta correndo, come tutte le categorie più fragili. L’unico, se così vogliamo chiamarlo, vantaggio della patologia che è da sempre presente nella mia vita, è quello di essere abituata a gestire una simile emergenza, infatti da sempre utilizzo mascherine, gel disinfettanti ed evito potenziali pericolosi assembramenti. La distanza sociale è da sempre nei miei pensieri per evitare anche il solo raffreddore, che potrebbe comunque degenerare in riacutizzazione polmonare, figurarsi con un virus così contagioso.
Un’ulteriore preoccupazione per me deriva dal fatto che in questo momento di emergenza in cui il sistema sanitario è così duramente messo alla prova, il COVID19 ha necessariamente monopolizzato anche il Centro di cura abituale: molti dei medici a noi dedicati sono stati chiamati in forze e quindi per il momento sono stati sospesi ricoveri, visite e day-hospital di controllo in attesa di tornare alla normalità. Spero ogni giorno di non avere urgenti necessità per evitare di creare ulteriori problemi. Così gestisco scrupolosamente le mie quotidiane terapie, più del solito, associo un allenamento funzionale pesante e respiro l’aria pulita sul balcone e… incrocio le dita!».
L’allenamento funzionale di Rachele Somaschini
Gli allenamenti a casa per uno sportivo quanto riescono a compensare una preparazione “normale”?
«Nel mio caso moltissimo, riesco ad allenarmi al 100% anche a casa. Sono abituata a queste “quarantene” perché i nostri ricoveri in ospedale per le terapie antibiotiche di routine, spesso durano anche più di 15 giorni. Non posso assolutamente permettermi di stare ferma tanto tempo, e nonostante i cocktail di farmaci spesso ti tolgano le forze, mi organizzo per avere tutti gli attrezzi indispensabili per l’allenamento: bilancieri componibili, loop band, elastici e soprattutto il supporto degli specialisti che da anni mi seguono per il mantenimento della forma fisica, per quanto concerne la funzionalità cardio con i “circuiti ad alta intensità”, la forza muscolare e l’alimentazione. Sicuramente l’attuale quarantena nelle nostre case, con tutte le comodità a disposizione, è certamente più piacevole rispetto a quelle a cui sono abituata».
“Speriamo di partire dal Roma Capitale. Stavo valutando per una nuova vettura”
L’ERC, i campionati nazionali rally: la stagione ancora non è partita per via della pandemia. Credi che si riusciranno a disputare le competizioni o temi che quest’anno sia ormai andato?
«Io spero tantissimo [in una ripresa]. Non posso assolutamente smettere di crederci e il sogno è che si riesca almeno ad iniziare dal Rally di Roma. Non voglio perdere la positività che mi contraddistingue da sempre, soprattutto in questo momento. Incrociamo tutti le dita, io continuo a prepararmi per dare il massimo».
Avevi ipotizzato un cambio di vettura a metà stagione: sarà ancora possibile? Personalmente, al di là dei discorsi legati al budget e questioni del genere, senti che è arrivato il momento di pensionare la Citroen DS3 R3T per metterti alla prova con qualcosa di ulteriormente ancora più performante?
«Non voglio utilizzare la parola “pensionare” nei confronti della mia adorata DS3 con cui mi trovo benissimo, tuttavia non nascondo che ci sono due possibili strade percorribili nel post-DS3. Ho avuto dei contatti con due principali case prima dello stop forzato, ora ovviamente tutto tace nell’attesa di capire quando si ricomincerà e, come si dice, se saranno rose fioriranno».
L’amicizia con Andrea Crugnola: “Una persona umile e disponibile”
Ti abbiamo visto sui social commentare il Rally del Messico con Andrea Crugnola e persino cucinare insieme : possiamo dire che è nato un format con i due talenti più in vista dei nostri rally?
«Con Andrea è nata una buona amicizia al Monza Rally Show, mi ha dato alcuni aiuti preziosi durante le prove libere, è una persona umile e disponibile. Le mie sporadiche incursioni su una vettura R5 non sono state semplici, su un tracciato difficile e veloce come l’Autodromo di Monza con un esercito di avversari agguerriti ed esperti. E’ sicuramente bellissimo ed emozionante quanto difficile e stressante, Andrea è stato uno dei pochi che mi ha dato una grandissima mano in quei giorni e vi assicuro che non è un gesto scontato, anzi. Ci siamo risentiti in questo periodo di inattività sportiva, perché ovviamente ci stiamo inventando qualcosa per far passare il tempo e così abbiamo pensato di dare il nostro piccolo contributo cercando di coinvolgere gli appassionati e provando a passare insieme a loro qualche ora di spensieratezza e leggerezza. Speriamo di aver fatto bene… noi ci siamo divertiti!».
#CorrerePerUnRespiro diventa #RacingForABreath
Il tuo impegno per la ricerca con la campagna #CorrerePerUnRespiro – che supporti in prima persona da molti anni – continuerà anche a livello europeo nell’ERC: come funzionerà la campagna di sensibilizzazione?
«Certamente! #CorrerePerUnRespiro diventa #RacingForABreath e, grazie al prezioso supporto degli addetti alla Comunicazione del Campionato Europeo, abbiamo già pianificato alcune strategie per promuovere la conoscenza sulla malattia e puntare sull’awareness, non mancherà la raccolta fondi e la collaborazione con le Onlus territoriali europee. Sicuramente #CPUR continuerà in Italia grazie a tutti coloro che mi invitano ad eventi e vogliono dare un supporto alla Ricerca: io sono sempre disponibile, nel limite del calendario di gare!».
Un anno (probabilmente) perso: possiamo immaginare gli effetti su tutto il comparto (organizzatori, team, costruttori, indotto vario). Cosa significa invece per un rallista?
«Sicuramente è complicato da ogni punto di vista: si rischia che si formi un po’ di ruggine e di perdere un po’ l’allenamento alla guida; è preoccupante la gestione degli sponsor, speriamo di non disattendere gli accordi presi e spesso si pensa che possano sfumare determinate opportunità che si erano concretizzate. E’ indubbio che ci saranno effetti devastanti per tutto l’indotto ed in ogni ambito, purtroppo. Nel mio caso spero di non vedere vanificati i mesi di lavoro spesi e gli sforzi fatti per trovare un totale supporto ad una stagione così impegnativa ed onerosa. Sono fiduciosa perché i miei sponsor sono prima di tutto persone con un grande cuore e che ci sono sempre state nel momento del bisogno. Sappiamo però che ora le priorità sono cambiate, che la salute viene prima di tutto e che nel rispetto di chi sta soffrendo, di chi è impegnato in prima linea per tutti, ora è necessario restare a casa e fare la nostra parte per fermare il contagio e poter ripartire il prima possibile».