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Piloti In Quarantena | Simone Campedelli: “In questo periodo me la prendo comoda. Il futuro dei rally? Qualità, non quantità”

La nostra consueta rubrica sulla vita dei piloti in quarantena riprende dal mondo rally: in occasione di questo nuovo appuntamento abbiamo contattato Simone Campedelli, uno dei volti simbolo delle nostre competizioni nazionali e del movimento rallistico italiano.

L’ultima stagione competitiva di Campedelli, prima del coronavirus

Avevamo lasciato il cesenate impegnato in una stagione 2019 del Campionato Italiano Rally spinto da chiare ambizioni per il titolo, forte di un programma che vedeva lui e la copilota Tania Canton godere del supporto tecnico da parte di M-Sport e, a metà stagione, della possibilità di gareggiare con la nuova Ford Fiesta R5. Il duo Ford Racing Italia, con i colori di Orange1 Racing, dal proprio CIR 2019 ha ottenuto la vittoria alla Targa Florio, prestazioni di livello e, loro malgrado, una conclusione di stagione vessata dal famigerato caso forature di cui abbiamo ampiamente parlato e del quale aspettiamo si possa scrivere definitivamente la parola fine.

Sebbene in questa intervista non potevamo esimerci dal trattare al volo questa vexata quaestio, con Simone Campedelli abbiamo parlato principalmente della sua vita in lockdown e del suo prossimo impegno, COVID-19 permettendo, che lo dovrebbe portare nella start list del Campionato Italiano Terra 2020. Ma il pilota di Cesena ci ha anche offerto il suo punto di vista su come dovrebbero, a suo parere, cambiare i rally di casa nostra.

“Sto dando una nuova quotidianità alle mie giornate”

Partiamo dalla domanda di rito: come procede la tua quarantena? Come hai ridefinito la tua quotidianità?

«Ciao a tutti gli appassionati di Motorionline. La mia quarantena è ridefinita in questo modo: sicuramente sono cambiati anzitutto i miei orari, la sto prendendo molto comoda. Mi sveglio abbastanza tardi la mattina e sto dando una nuova quotidianità alle mie giornate. Abbiamo la fortuna di stare in campagna, con un giardino, e riusciamo comunque a passare qualche ora fuori. Per il resto cerco di pensare ad altro, sto anche parecchio al telefono: chiamo gli amici, parlo con le persone e questa cosa mi permette di rimanere in contatto con persone che non vedo da tanto tempo».

Cosa significa per un pilota dover stare fermo, suo malgrado, limitandosi giusto ad una preparazione fisica, senza poter riprendere la vettura? E a livello psicologico, quanto può pesare per uno sportivo questo momento di incertezza?

«In realtà, si sta fermi perché viviamo in una condizione di obbligo. Ti dico la verità, sono tranquillo e non mi sto dannando più di tanto. A livello fisico e mentale cerco di fare altro dando spazio a nuove idee, leggo, come ti ho detto sto al telefono con amici. Me ne sono fatto una ragione: quando si potrà uscire di nuovo tornerò ad allenarmi. Capiremo allora quali saranno le gare in calendario e troverò quindi nuovi stimoli. Al momento direi che la fase che sto vivendo è quella dell'”andare lento”. Come ti dissi me la sto prendendo con calma, non solo svegliandomi un po’ più tardi ma andando anche a letto un po’ più in là la sera. La prendo così, sennò non ti passa più».

Il ritorno nel CIRT

È ormai di dominio pubblico il fatto che, coronavirus permettendo, quest’anno dovresti metterti alla prova nel CIRT. Andreucci, Scandola, Marchioro e così via: negli ultimi tempi il Tricolore Terra ha garantito una partecipazione di piloti all’altezza dello spettacolo offerto da questo campionato. Dopo esserti giocato le tue chance per un titolo nel CIR, con quale stato d’animo ti approcci a questa nuova fase della tua carriera?

«Il progetto CIRT in realtà è un po’ un ritorno alle origini. Vinsi il Terra nel 2007, nel primo anno in cui lo disputai: in questa stagione invece Orange1 Racing ha deciso di non partecipare al CIR prima ancora che scoppiasse la pandemia, e quindi essendo io un loro pilota vado dove decidono di farmi correre. Io rispondo presente. Quindi più che una fase nuova credo sia un programma diverso dopo anni nel CIR».

“Difficile che si riprenda con le gare prima di settembre”

Considerata la situazione di quest’anno, secondo te è possibile recuperare almeno nel CIRT le gare annullate? Ed in caso, sarà un campionato sostenibile con tutte le misure sanitarie di precauzione da dover prendere?

«È difficile dire oggi quale sarà il calendario che si andrà a stilare. Io credo che fino a settembre, in maniera molto realistica, si farà fatica a riprendere. Anche perché se pensiamo ad esempio al calcio che non riparte al momento, o si parla al limite di giugno, il nostro è uno sport che arriva dopo. Quindi, lo stilare quelle che saranno anche le nuove regolamentazioni e le nuove procedure di sicurezza non sarà semplice, e soprattutto bisognerà farlo in maniera sostenibile a livello economico, non solo sanitario. Dal divano possiamo dire “facciamo i test, i tamponi, quello e quell’altro”, ma poi dopo tutte queste precauzioni vanno anche pagate, perciò è un problema di non così facile soluzione secondo me. Inoltre non dobbiamo dimenticare che molti organizzatori delle gare staranno un po’ alla finestra per capire le responsabilità anche sanitarie. Sono convinto che ci sarà un calendario molto, molto ridotto alla fine della pandemia».

Campedelli sul Rally Show: “I rally sono altro”

Ultimamente si parla del progetto del Rally Show per far ripartire la disciplina, seppur, almeno per ora, su pista. ACI Sport ha preso le distanze, considerandolo un qualcosa di “secondario” rispetto al recupero delle gare come le abbiamo sempre conosciute. Qual è il tuo punto di vista al riguardo?

«Su questo discorso ebbi già modo di esprimermi e non penso sia necessario perdere altro tempo. I rally sono altro, la Federazione ha espresso il suo parere al riguardo con una smentita, ed il resto non conta. Sia chiaro però, il mio resta solo ed esclusivamente un parere da pilota: se vogliono fare i rally su pista o vogliono andare a correre in un piazzale, vorrà dire che invece di avere 100 vetture iscritte ne avranno novantanove, perché noi non ci saremo, ma non sarà certo la fine del mondo no?».

“Questo stop è stato provvidenziale per il CIR”

Come hai vissuto in prima persona, il CIR 2019 è stato un campionato molto tormentato, soprattutto a fine stagione. Eravamo rimasti al reclamo sporto da Orange1 Racing sui risultati del Tuscan Rewind: hai fiducia che si possa arrivare ad una conclusione positiva per tutte le parti in causa e che un giorno ci possa essere un vostro rientro nel CIR?

«Da pilota il rammarico del 2019 mi pare sia evidente. Io però guardo avanti, penso al 2020: ritengo di correre nel miglior team del campionato italiano rally, e siamo nelle mani del miglior legale sportivo a livello automobilistico, ovvero l’avvocato Marco Baroncini, e spetterà a lui ed a loro fare chiarezza. Io faccio solo il pilota, mi tiro fuori, ma so che al netto delle forature avrei vinto il campionato con 12,5 punti di vantaggio. Il dolo è già stato accertato a Citroen ed ora Baroncini attuerà le sue tattiche per dimostrare che c’è stato un dolo anche nei nostri confronti. Ma ripeto, in questo momento per me quella è una coppa di carta, come ho detto più volte, e le emozioni di un campionato vinto sul campo non me le possono restituire. Io, nel mio piccolo, ho chiesto l’annullamento in toto [della classifica finale del Tuscan Rewind 2019 e quindi dei titoli assegnati, ndr], perché se anche mi venisse riassegnato quel CIR 2019, sarebbe comunque un campionato falsato. Perciò penso al 2020».

A tal proposito, questo stop forzato del CIR può essere provvidenziale, un po’ per placare quel clima insostenibile che si era creato a fine stagione (e che avrebbe potuto influenzare l’inizio di quella 2020)?

«Questo stop lo vedo necessario e provvidenziale perché innanzitutto tutto questo tempo potrà portare a galla quanto è avvenuto nel 2019, e magari si potrebbero ribaltare gli esiti visto che so per certo che Orange1 e Baroncini vorranno arrivare sino al CONI come grado di giudizio, in modo da portare avanti le loro idee. Loro non escludono perciò un ribaltamento di risultato. Questa pausa è provvidenziale anche perché purtroppo la Federazione, bisogna ammettere, aveva organizzato un campionato bellissimo nel 2019 macchiato poi fortemente da questi brutti atti. Penso che pure loro non abbiamo gestito al meglio questi problemi che son sorti. Però, come abbiamo visto in questi giorni, sono uomini di sport e hanno già ribadito che la disciplina rally si corre su strada e non dubito che anche in merito a questo prenderanno le decisioni appropriate a tutela del loro campionato. Ne abbiamo bisogno tutti.

Credo che questa pandemia, purtroppo, porterà anche ad una grande selezione naturale a livello di organizzatori, di team, di addetti ai lavori, però voglio sperare che tutto ciò possa portare ad un innalzamento della qualità, non dimenticandoci inoltre che dobbiamo ripartire oggi riformandoci, e riformando il prodotto rally. Non possiamo pensare al nostro orticello, ognun per sé, e ai propri interessi: il team che vuol fare gare che non sono gare, l’organizzatore che vuol fare delle competizioni che poi sono delle gimkane o il pilota che scende in pista o in strada perché ha fame di salire in auto… Bisogna fermar le bocce, la fretta non è stata mai buona consigliera. Bisogna fermarsi e capire che si debbono fare meno rally, si prendono gli organizzatori migliori, i rally non devono essere più solo rally ma eventi (perché gli eventi funzionano sempre: penso ai Rallylegend, o al Monza Rally, che non hanno mai subito crisi, andando avanti nel tempo). Noi dobbiamo arrivare a questo: creare qualità, in modo tale che l’organizzatore possa essere contento del proprio ruolo perché genererà introiti, i rally possano tornare ad avere appeal, le auto possano essere vendute ad un prezzo migliore senza guerre al ribasso e i piloti siano contenti perché riusciranno a trovare facilmente le aziende per esserci su un palcoscenico dove tutti vorranno esserci. Tutto questo genererà professionalità: per me questo è il nuovo concetto di rally. Smagrire il sistema, selezionarlo e pensare alla qualità anziché la quantità».

Luca Santoro:
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