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La vita da volontario ai tempi del coronavirus di Mario Isola, manager Pirelli

Il coronavirus ha sconvolto le nostre vite mettendo in discussione certezze che davamo per scontate: suona banale dirlo, ma la verità è che per quanto ci sforziamo nell’aggrapparci ad un barlume di normalità più passa il tempo e più ci stiamo, anche inconsciamente, adattando ad un’altra normalità, un diverso modo di vivere in ogni campo. E giacché siamo in guerra, proprio come in un conflitto, molte persone sono state richiamate al fronte per lottare contro il COVID-19, riprendendo magari il camice dopo aver scelto altre strade lavorative.

Mario Isola, tra Pirelli e la Croce Viola

È il caso ad esempio di Andrea Vitali, prolifico scrittore che ambienta i suoi romanzi sul lago di Como e che nella natia Bellano ha rivestito i panni del medico, suo primo mestiere. Stesso dicasi per il sindaco di Asolo, nel trevigiano, tornato a fare l’infermiere dopo aver sospeso per il tempo che sarà necessario la sua attività di primo cittadino. Nel mondo del motorsport tanti media, anche esteri, parlando anche del caso di Mario Isola, top manager per Pirelli (si occupa del’ambito Formula 1 e corse – dal 2021 saranno fornitori ufficiali per il WRC – per l’azienda lombarda) e che in questo momento ha lasciato i panni aziendali per rivestire quelli di volontario sui mezzi di soccorso.

Isola guida le ambulanze facendo tesoro del corso fatto in gioventù e del servizio prestato per la Croce Viola, soprattutto quando la stagione della F1 è ferma. Situazione che il campionato sta vivendo attualmente, e quindi il manager a titolo totalmente volontario, senza neanche un rimborso, ha vestito la tuta rossa per dare una mano assieme alle altre donne e uomini che lavorano ininterrottamente per la Croce Viola di Milano in questi tempi di pandemia.

“Qui c’è la vita reale”

«Ho iniziato questa attività alla fine degli anni ’80 – ha spiegato ai colleghi di FormulaPassion – epoca in cui venivamo chiamati in Comasina per le frequenti sparatorie tra bande di delinquenti. Quell’epoca era segnata dal dilagare della droga e numerosi erano gli interventi per giovani in condizioni da overdose, situazioni che non sono più all’ordine del giorno». Già, i tempi sono cambiati: fortunatamente sembra che i crimini siano in calo, ma non c’è molto da festeggiare vista la minaccia del coronavirus che non guarda in faccia nessuno. «Prima del coronavirus non ci vestivamo come degli extraterrestri, mentre oggi l’abbigliamento speciale è notevole se pensiamo che ad ogni chiamata dobbiamo cambiarci completamente, come, ad esempio, domenica scorsa giornata in cui abbiamo effettuato nove interventi in Lombardia con una delle nostre ambulanze. Basta moltiplicare per il numero delle ambulanze e ci si rende conto che la situazione assume contorni di portata inimmaginabile prima d’ora», ha proseguito Isola sempre ai microfoni di FormulaPassion.

Il manager ha parlato anche ai colleghi di DirtFish, ai quali ha raccontato: «Faccio questo lavoro per tenere i piedi per terra. Viviamo in questo mondo di sport motoristici, del World Rally Championship e della Formula 1 e abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno, tutto è pronto e siamo in una campana di vetro. Qui fuori invece c’è la vita reale e sta accadendo una vera tragedia. Quando è successa questa cosa, mi chiedevo se avremmo visto alcuni dei nostri volontari fermarsi. Questo non è successo. Anzi, ne abbiamo di più. C’è un muro all’entrata della nostra base, è un muro in cui le persone scrivono messaggi. Onestamente, l’emozione è davvero tanta qui». E conclude con un auspicio che, pur riferendosi alla Formula 1, è tutt’altro che frivolo ed è estremamente condivisibile per ogni ambito: «Il bombardamento mediatico sugli effetti del contagio ha un forte impatto sulla gente chiusa in casa. La televisione per prima dovrebbe trasmettere qualche programma più leggero».

Crediti Immagine di Copertina: Pirelli

 

 

Luca Santoro:
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