Ne abbiamo sentite di storie sul coraggio e sull’amore per il motorsport, ma quella di Natalie McGloin è un racconto da diffondere a tutti gli appassionati e non solo, una dimostrazione di forza davanti a una paralisi che non ha di certo fermato un sogno e una passione.
Nathalie McGloin: dall’incidente al mondo dei motori
Quando aveva solamente 16 anni, la McGloin fu coinvolta in un incidente automobilistico che le frantumò il collo, lasciandola paralizzata dal petto in giù e bloccandola su una sedia a rotelle. «Non ricordo quando mi hanno detto ciò» − racconta Natalie − «Molti mi chiedono: “Come l’hai presa quando te l’hanno detto?”. Io non ricordo tale conversazione. Penso che a volte il tuo cervello abbia un meccanismo per proteggerti, ma penso che lo sapessi di non potermi muovere e di non sentire il mio corpo». La McGloin ha trascorso due mesi in terapia intensiva, ma a causa di diverse complicazioni è rimasta in ospedale per ben un anno. Tornata a scuola e conclusi gli studi, inizia una nuova avventura nella squadra di rugby in carrozzina con obiettivo le Paralimpiadi, ma un grave infortunio ha smorzato il suo entusiasmo verso questo sport. «Quando sono tornato agli allenamenti per riconquistare il mio posto in squadra, la mia passione era morta leggermente. Sapevo di aver bisogno di qualcos’altro». Quel qualcos’altro erano i motori.
Disabilità e motori: «Non conta nulla davanti al volante»
Un giorno, un suo amico l’ha sfidata ad effettuare un track day perché, con un auto simile, era più veloce. Da lì Nathalie ha iniziato ad amare il mondo dell’automobilismo sportivo. «Amo correre perché non conta nulla di una persona quando questa è al volante: sesso, disabilità, religione, etnia, niente di tutto ciò. Conta solo l’abilità di guida». Attraverso questa nuova passione, è stata coinvolta nella Dare to Be Different, l’associazione creata da Susie Wolff per incoraggiare più donne all’interno del motorsport. Oggi, la McGloin è presidente della FIA Disability and Accessibility Commission e spera che la sua storia possa incoraggiare una nuova generazione di appassionati a farsi avanti, dimostrando che le disabilità non sono una barriera.