Formula 1, GP2, GP3, ma non solo. In vista del Gran Premio di Spagna di F1, Motorionline ha fatto una piacevole chiacchierata con il racing manager Pirelli Mario Isola che ci parla delle possibili strategie a Barcellona nel prossimo appuntamento del circus, ma anche dei progetti Pirelli, presenti e futuri.
Lo scorso anno, all’inizio dell’avventura in Formula 1, Pirelli parlava di una “sfida nei paesi emergenti” per far conoscere il marchio su altre piazze. Pensate di essere riusciti in quest’obiettivo o quantomeno di essere sulla giusta strada?
“Assolutamente si. La visibilità a livello mondiale del Campionato di F1 è indubbia, e ciò ci ha permesso di far conoscere il nostro prodotto e le sue qualità su larghissima scala ed in Paesi dove il nostro brand si sta sempre di più affermando”.
Il direttore Motorsport Paul Hembery ha dichiarato che “le scelte quest’anno sono mirate a favorire lo sviluppo della prestazione e una maggiore varietà delle strategie”. C’è però chi non è d’accordo con queste affermazioni, sostenendo che queste gomme non permettono di spingere al massimo la macchina. E’ d’accordo e alla luce dei primi quattro gran premi della stagione di Formula 1, quale bilancio può fare in merito ai nuovi pneumatici? E’ giusto affermare che mai come quest’anno le gomme saranno un fattore determinante?
“Credo che le gomme siano sempre state un fattore determinante nelle competizioni motoristiche: nel caso di campionati che ancora si svolgono in regime di competizione aperta tra diversi costruttori di pneumatici, lo sviluppo non conosce tregua, mentre per campionati monogomma è chi riesce a capire e sfruttare al massimo i pneumatici che ne trae un vantaggio nei confronti degli altri concorrenti. Questo non vale solo in F1 o in GP2 ma è una regola generale. Ci è stato chiesto di sviluppare pneumatici che rendessero le gare più interessanti, che con il loro degrado contribuissero a rendere la competizione incerta ed aperta fino agli ultimi giri, che favorissero i sorpassi, piuttosto scarsi negli ultimi anni. Le vetture sono state dotate di KERS e DRS, dispositivi anch’essi che hanno lo scopo di esaltare lo show, di tenerci incollati alla tv dal primo all’ultimo giro. Credo che nessuno voglia assistere a noiosi trenini di vetture che tagliano il traguardo nello stesso ordine in cui sono partite. Il degrado della gomma è uno dei fattori che contribuiscono al risultato finale, ed un ruolo importante lo ha il pilota che è in grado di adattare il proprio stile di guida al fine di sfruttare al 100% le potenzialità dei pneumatici a disposizione. Così come un ruolo importante lo ha la strategia studiata dalla Squadra e dai suoi ingegneri. Gli organizzatori della GP2 hanno capito l’importanza del ruolo dei pneumatici per rendere le gare sempre più avvincenti e sono stati i primi a chiederci di produrre gomme che degradassero. Ora hanno addirittura modificato il regolamento fornendo due scelte di slick ai piloti impegnati in questa categoria durante ogni gara. Non dimentichiamoci che altre categorie hanno seguito e seguono le orme della F1, come la WSR che ha adottato il DRS per favorire i sorpassi”.
Il prossimo Gran Premio sarà in Spagna. Si torna in Europa in condizioni sicuramente più agevoli rispetto a quelle “estreme” di inizio campionato. Cosa può dirci sulle gomme in quest’occasione e sulle strategie che si potrebbero adottare?
“A Barcellona abbiamo deciso di scegliere la Hard e la Soft sia per F1 che per GP2. La differenza prestazionale tra le due mescole sarà sensibile, così come le differenze di degrado e di vita utile delle due diverse scelte di mescola. Credo che questo possa favorire strategie diverse e magari anche un po’ azzardate, che sarà fondamentale per le Squadre lavorare bene al venerdì in modo da raccogliere quanti più dati utili a capire come lavorano le gomme nelle condizioni che potremo trovare in Spagna a Maggio e che saranno sicuramente diverse da quelle sperimentate durante i Test invernali di Febbraio. Probabilmente le due scelte forniranno risultati diversi utilizzate su vetture differenti e starà a piloti ed ingegneri massimizzarne le potenzialità”.
Pirelli è da sempre attenta ai giovani e alla loro formazione, lo dimostrano anche le numerose iniziative al riguardo, come il programma Pirelli Star Driver e la FIA WRC Academy nel Mondiale Rally. Tra i giovani driver emergenti che in prospettiva futura potrebbero fare bene, quali nomi può segnalarci?
“Pirelli supporta diverse categorie promozionali e qualche anno fa si è fatta promotrice di progetti importanti legati al mondo dei rally nel quale mancava un iter definito di crescita professionale del pilota. Viene ormai abbastanza naturale vedere giovani piloti che passano dalla GP3 alla GP2 e alla F1, diverso e non definito era il cammino dei giovani rallysti verso il WRC. Dal Pirelli Star Driver sono emersi piloti come Ott Tanak, Hayden Paddon, Jarkko Nikara e altri che forse, senza l’aiuto di Pirelli, non sarebbero riusciti ad affacciarsi alla ribalta del rally mondiale. E non dimentichiamoci della buona partecipazione, lo scorso anni, di Andrea Crugnola nella WRC Academy”.
Quali sono i programmi Pirelli per i prossimi anni? Tra i campionati in cui ancora non è protagonista, in quali vorrebbe mettersi alla prova?
“Siamo sempre attenti a tutto ciò che succede nel motorsport a 360° ed alle opportunità che si dovessero presentare. Quest anno siamo rientrati nel mondo del Gran Turismo fornendo il Campionato del Mondo FIA GT1 ed il Campionato Europeo FIA GT3. Il rally rimane nel nostro DNA e molteplici sono i nostri impegni in moltissime altre discipline come Ferrari Challenge, Lamborghini Trofeo, Maserati Trofeo. Da ormai 3 anni abbiamo fatto il nostro rientro sulle monoposto e la nostra attività sportiva non si limita alle 4 ruote ma è decisamente florida anche nel campo delle due ruote, dalla Superbike al Motocross. Tutto questo rimane il nostro miglior banco di prova per acquisire conoscenza e tecnologia che possiamo poi quotidianamente trasferire a tutti i nostri prodotti stradali”.