Un numero particolarmente caro alla McLaren quello scelto per la seconda partecipazione di Fernando Alonso alla 500 Miglia di Indianapolis: a maggio, lo spagnolo scenderà sul catino americano con il numero 66 stampato sul musetto della Dallara motorizzata Chevrolet.
La storia del numero 66 a Indianapolis
Non una scelta casuale quella del 66: Mark Donohue vinse con una McLaren M16B di Roger Penske nel lontano 1972, oltre alle altre quattro edizioni a cui ha preso parte fin dal 1969, dove arrivò 7° e conquistato il premio come Rookie of the Year. Nel 1971, Donohue corse per la prima volta con Penske, ritirandosi solamente per un problema alla trasmissione dopo 66 giri completati e dopo essere partito dal 2° posto, di fianco al compagno di squadra Peter Revson arrivato poi proprio 2°.
Tornando al 1972, lo statunitense firmò il nuovo record di velocità media rimasto imbattuto per vent’anni e regalando la prima affermazione a Penske e a McLaren. Quaranta edizioni e più dopo, è il turno di Alonso a portare in alto l’eredità della numero 66, dopo essere rimasto in lizza a lungo due anni fa nella Indy 500.
McLaren: il gruppo di lavoro per la Indy 500
McLaren e Alonso uniranno le forze con Carlin per l’edizione 2019 e avranno un ottimo gruppo di lavoro: Gil de Ferran – vincitore a Indy nel 2003 e due volte titolato nella CART – è stato nominato direttore sportivo del programma che, a sua volta, è stato raggiunto da Anton Julian come crew chief, già capo meccanico della macchina di Josef Newgarden alla Carpenter Fisher Hartman Racing. Andy Brown sarà il capo ingegnere in gara, un colpacccio avendo firmato quattro vittorie a Indianapolis nella propria carriera, lavorando per lungo tempo con Chip Ganassi.